nuove dal friuli e dal mondo

Visinale, Solarie e Caporetto, 5 Novembre 2008
Onore ai Caduti ...90 anni dopo...

     L'indomani del posa della corona d'alloro a Sacrario di Redipuglia da parte del Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, e quando i giornali continuano a riempire le pagine con articoli e foto riguardanti episodi accaduti durante i tragici anni della Guerra 1915-18 nelle zone aldiquà e aldilà del confine, con questa pagina voglio onorare mio padre ex Cavaliere di Vittorio Veneto e le migliaia di soldati di entrambi gli schieramenti che hanno sacrificato la loro gioventù, ma che il loro sacrificio non è stato sufficiente per far capire alle generazioni seguenti quanto siano assurde e insensate le guerre...
     Lo spunto per una vista nei luoghi importanti riguardanti il conflitto 15-18 è stato anche un messaggio ricevuto nei giorni scorsi, che mi segnalava un errore in una pagina del nostro sito:

From: Damiano De Lazzari To: aldo@natisone.it Sent: Sunday, November 02, 2008 2:43 PM
Salve. In occasione della ricorrenza della Vittoria nella Grande Guerrra navigavo su internet per ricercare immagini di luoghi simbolo dell'evento. Mi  sono imbattuto per caso nel vostro sito digitando su Google immagini "Visinale 1915"; quindi è comparsa la pagina:
http://www.natisone.it/natisone/corno.htm
Scrivo per segnalare un errore da voi riportato sulla suddetta pagina. Premetto che sono un militare appartenente alla Guardia di Finanza che si interessa anche di storia militare... La stele di Visinale è stata posata non per ricordare il primo colpo di fucile della Grande Guerra sparata AD un finanziere, come da voi riportato, bensì per commemorare il primo colpo di fucile sparato DA militari italiani (appunto due Guardie di Finanza). Nei fatti i due militari, alle ore 23.40 del 23 maggio 1915, impedirono ad un gruppo di guastatori austriaci di minare il vecchio ponte di legno della dogana; l'indomani, su quel ponte, sarebbero transitati i fanti della Brigata "RE". Ricordo bene che un giorno, sfogliando un libro sulla storia della Guardia di Finanza edito dallo stesso Comando Generale, vidi la fotografia dei due finanzieri in questione ormai anziani e congedati (non vittime dunque... ma superstiti) davanti alla stele di Visinale. Di lì a poco andai personalmente a visitare il monumento e mi interessai dei fatti in maniera più approfondita... Spero in un vostro cenno di interessamento e rimango a disposizione per eventuali vostre richieste di chiarimento ed approfondimento dei fatti riportati. Vi prego... Riportate le dovute modifiche al testo perché, per me, è anche motivo di orgoglio... Distinti saluti F.to De Lazzari Damiano
     Egregio signor Damiano, La ringrazio per la segnalazione che ho provveduto a correggere, anche se nel mio subconscio (non sapendo o sperando che in quel frangente non ci siano state delle vittime), avrei preferito che "il primo colpo di fucile" lo avesse sparato l'allora "nemico"... Mandi.

     Documentazione fotografiche delle località che avevo programmato di visitare sono già presenti nel mio ampio archivio fotografico digitale, ma in occasione di festeggiamenti per i 90 anni dalla Grande Guerra, speravo che i soggetti da immortalare fossero un pochino più presentabili, ma non è stato così... e di questo me ne rammarico...
     La prima tappa à stata Visinale del Judrio, dove sorge la Stele che ricorda "Il primo colpo di fucile". Qui ho voluto fare le operazioni con la massima calma, per cui estratto da bagagliaio il mio supporto a rotelle ho attraversato la provinciale 356 per avvicinarmi al monumento, munito di ben due fotocamere digitali... queste le immagini...

Il cartello informativo posto nei pressi del Sacello scrive:

Le linee difensive del Regio Esercito Italiano (1915-1917)
Dopo l’inizio delle ostilità con l’impero austro-ungarico, l’avanzata delle truppe italiane portò la linea del fronte nel settore del medio Isonzo sulla sinistra del fiume, da Tolmino a Gorizia. Il comando supremo italiano nell’inverno 1915-1916 progettò un sistema difensivo, articolato su linee parallele, che dalle testate delle valli del Torre, del Natisone e dello Judrio, scendeva fino alla pianura, dove continuava proteggendo i passaggi sui fiumi. Il territorio di Corno di Rosazzo era attraversato dalla seconda linea difensiva principale che scendeva dai monti della valle dello Judrio terminando col caposaldo del monte San Biagio e delle trincee avanzate della sesta linea difensiva che da Vencò seguivano la riva destra del Natisone. Un piccolo monumento a Visinale ricorda i primi colpi di fucile della Grande Guerra sparati per impedire la distruzione del ponte stradale in legno. Lo sfondamento delle linone dell’alto Isonzo a Plezzo e a Tolmino causò la rotta di Caporetto e costrinse il Regio Esercito Italiano alla ritirata sulla linea del Piave. Di conseguenza le linee difensive vennero abbandonate senza essere state mai presidiate e difese. Oltre alle trincee, durante la Prima Guerra Mondiale sul territorio friulano sorsero tutte le strutture necessarie alle esigenze dell’esercito impegnato al fronte: magazzini, depositi campi d’aviazione, ospedali, accampamenti per i militari a riposo e per i prigionieri. Il tempo, le coltivazioni e gli insediamenti dell’uomo hanno cancellato ormai ogni traccia della Grande Guerra, di cui sopravvive solo il ricordo.

La Stele di Visinale, ricorda il colpo di fucile sparato da un finanziere, posto a guardia del vecchio ponte di legno della dogana, contro gli austriaci nella notte tra il 23 e il 24 maggio 1915, che segnò l’inizio della Prima Guerra Mondiale.

     Alle 09.50 mi sono incamminato verso le Valli del Natisone per raggiungere Passo Solarie, e il monumento a Riccardo Di Giusto, il primo soldato italiano colpito a morte nella Prima Guerra Mondiale, ho voluto riprendere anche questo storico luogo (anch'esso in quel di Corno di Rosazzo), sebbene si riferisca ad altra epoca...
     L’antica Osteria all’Armistizio, ricorda la fine del dominio austriaco. E' celebre per il piatto, custodito in essa, nel quale la tradizione popolare vuole che, il 26 luglio 1866, le delegazioni italiana ed austriaca, impegnate nella stesura dell’Armistizio di Cormons, abbiano consumato un frugale pasto.

     Grazie all'inaspettata giornata di sole che dava risalto ai caldi colori autunnali,  la salita lungo le vallale dei torrenti Alberoe, Cosizza ed Erbezzo, è stata particolarmente piacevole tanto che senza accorgermi avevo già "bruciato" i chilometri che il navigatore satellitare mi aveva preventivato, decidendo di sostare brevemente per fare qualche fotografia alla cartellonistica stradale per avere traccia del percorso, strade peraltro che conosco molto bene.

     Ancora una volta la cartellonistica della Provincia di Udine ha dislocato nei punti più importanti del nostro territorio è risultata di grande ausilio, anche se le informazioni in qualche caso avrebbero bisogno di un  aggiornamento... operazione peraltro già iniziata... Peccato che i nuovi cartelli trilingue (italiano, inglese e friulano), alla fine non accontenti nessuno...

Monte Colovrat - All’estremo confine orientale delle valli del Natisone si elevano una serie di rilievi orientati in direzione nord-ovest/sud-est, culminanti verso nord-ovest con il monte Cucco di Luico (quota m 1242 s.l.m), posto in territorio sloveno. Si tratta delle dorsale del Colovrat che sovrasta di circa 1000 metri la valle dell’Isonzo ed ospita sul suo versante meridionale fra le quote di m 700 ed 800 s.l.m gli abitati di Drenchia, Trinco, Zuodar e Crai. La dorsale, estesa per circa quattro chilometri, è limitata veso sud-esta dal monte Podclabuz (quota m 1114 s.l.m), ai piedi del quale è posto il passo Solarie, comunicazione stradale con la vallata isontina. Il confine tra Italia a Slovenia passa in corrispondenza delle cime, secondo una direttrice rettilinea. La facile salita dal versante italiano consente di raggiungere uno dei punti panoramici più gratificanti e suggestivi di tutti i rilievi delle valli del Natisone, per il fatto che la porzione sommistale dell’intera dorsale è priva di copertura forestale ed ospita estesi prati e pascoli a molinia. Verso settentrione lo sguardo è attirato dal massiccio del monte Nero (Krn) che si eleva per ben m 2275 s.l.m, in direzione ovest si staglia il Matajur, a sud le vallate boscose degli affluenti del Natisone e verso est la conca di Tolmino. Accessibilità: da Crai si sale lungo la strada asfaltata fino al passo Solarie, da dove si procede per una pista forestale interdetta al traffico che si snoda lungo tutto il versante meridionale sino al confine si Stato.

     Alle 10.51 mi trovavo davanti al monumento del primo caduto della Grande Guerra, illuminato in modo quasi accecante dai raggi del sole...

Di Giusto, il primo caduto di una carneficina
(Messaggero Veneto del 4 Novembre 2008)

     Da lassù, quando il ciclo è terso, si vede anche il mare. In questa stagione il paesaggio è spettacolare in quell’angolo delle valli del Natisone e, grazie ai lavori di recupero avviati da alcuni anni (anche con finanziamenti comunitari), è ancora possibile entrare in quelle trincee, in quei camminamenti che videro le truppe italiane contrapposte agli austriaci. Lassù, all'ombra del Kolovrat, qualche centinaio di metri dal Passo Solane, iniziò la triste conta delle vittime italiane nel primo conflitto mondiale. Accadde nelle prime ore del 24 maggio 1915. Nessuno - né tra i generali, né tra i soldati, né tra i politici favorevoli alla guerra nel giro di pochi mesi, dopo che in maggioranza si erano prima dichiarati neutralisti per diversi mesi - avrebbe potuto immaginare che le ostilità si sarebbero concluse solamente quattro anni dopo e che la guerra l'Italia l'avrebbe vinta con la battaglia di Vittorio Veneto, oltre cento chilometri dal confine con l'Impero Austriaco.
     La Grande Guerra fu un conflitto molto "friulano". Si combattè in Friuli dal maggio del 1915 fino all'inizio di novembre di due anni dopo con la disfatta di Caporetto; il Friuli fu poi investito in pieno dall'occupazione austro-tedesca e, soprattutto, il Friuli pagò un prezzo altissimo in termini di vite umane, sia militari che civili. Migliaia di morti, il primo fu un ferroviere nato vicino a Udine il 15 novembre 1895: Riccardo Di Giusto.
     Udine l'ha ricordato intitolandogli un quartiere di periferia. A Drenchia, in sua memoria, non lontano dal Passo Solarie, un cippo ricorda quel sacrificio, il primo di tanti.
     Subito orfano di padre, Di Giusto trovò impiego in ferrovia fino alla fine del 1914 quando venne chiamato alle armi negli alpini, un corpo che proprio da quella guerra si legherà a filo doppio con la storia del Friuli.
     All'inizio del 1915 l'esercito italiano cominciò ad avvicinarsi al confine. L'obiettivo era quello di tenersi pronti all'entrata in guerra, un conflitto che l'ex alleato austro-ungarico stava già combattendo da un anno contro le potenze dell'Intesa al fianco della Germania. A maggio arrivò quindi il turno della sedicesima compagnia dell'8° Battaglione Alpini in cui era stato inquadrato il soldato Di Giusto. Lassù, all'ombra del Kolovrat, tra Clodig e Peternel, da dove quando il cielo è terso si può vedere anche il mare, il soldato Di Giusto con i suoi compagni d'armi il 24 maggio 1915 passò il confine inoltrandosi in territorio austro-ungarico. Poche centinaia di metri e cadde sotto i colpi del nemico. Il suo corpo fu prima tumulato nel piccolo cimitero del vicino borgo di San Volfango e poi, nel luglio 1923, traslato a Udine nel cimitero monumentale.
     Un impiegato milanese, Carlo Gallar di Rivolta, dopo scrupolose e complesse ricerche, riuscì a provare che Di Giusto fu effettivamente il primo italiano a cadere sotto i colpi del nemico quel 24 maggio. Lo stesso impiegato indisse una sottoscrizione pubblica per onorare la memoria dell'alpino. A Casoni Solarie un cippo ricorda così quei primi attimi d'una guerra che tutti pensavano breve, ma che invece continuò per oltre quattro anni fino al 4 novembre di novant'anni fa «Qui - c'è scritto - gli alpini del Cividale caricate le armi balzavano incontro alla morte e alla gloria offrendo sull'are della Patria il primo caduto nella Grande Guerra, Riccardo Di Giusto 24 maggio 1915». Ed ecco che, novant'anni dopo la fine della guerra, una visita a quel cippo, su quel passo da dove, quando il cielo è limpido, e si può vedere anche il mare, è ancora d'obbligo. (a.s.)

     Dopo un momento di raccoglimento davanti al monumento a Riccardo Di Giusto, che è posto al centro dello spiazzo terra di nessuno che separava le due postazioni munite di sbarre (recentemente smantellate), ho indugiato volgendo lo sguardo (ed una delle mie digitali) verso ovest in direzione della casermetta italiana e verso est, scegliendo poi quella direzione per proseguire nel mio viaggio... volevo raggiungere il Sacrario Militare Italiano di Caporetto...

     Alle 10.57 ho varcato il confine e fatti poche decine di metri mi sono trovato davanti ad un bivio che a sinistra indicava una strada che avevo già percorsa molti anni prima e che allora era molto accidentata. A complicare le cose era il fatto che appena oltrepassato il confine lo schermo del satellitare era desolatamente nero... Imboccata la strada di destra, poco dopo mi sono trovato su una carreggiata sterrata ma perfettamente percorribile e con una segnaletica molto completa. Quando però ho scoperto che avrei dovuto percorrerla per 10 chilometri, ho cercato il primo spiazzo disponibile per fare inversione di marcia e tornare al bivio di partenza per imboccare la strada per Luico. Mi sono però subito ritrovato davanti ad un nuovo bivio scegliendo di nuovo di svoltare... Questa volta avevo scelto bene perchè mi sono trovato a percorrere una nuovissima "panoramica" (nella mappa indicata approssimativamente in blu) che scendeva dolcemente verso valle, che offriva panorami incredibili ma che non potevo fermarmi a fotografare.

   Raggiunta la strada segnalata con il numero 102 poco prima della località di Kamno, mi sono incamminato sulla strada costeggia l'Isonzo per risalire verso Caporetto, ma avevo perso il senso dell'orientamento ed avevo l'impressione che i raggi del sole non arrivassero dalla direzione giusta. Mi sono tranquillizzato solo dopo aver controllato la direzione delle verdissime acque del fiume... 
   Alle 11.34 ero sulla piazza di Caporetto, alla base della salita verso il colle dove sorge il Sacrario Militare

Il Sacrario di Caporetto

    Il Sacrario di Caporetto (Kobarid) sorge sul colle Gradic. Vi si accede attraverso una strada ai margini della quale sono disposte le stazioni della Via Crucis. La costruzione dell'ossario richiese tre anni, terminato nel settembre del 1938, fu inaugurato da Mussolini. I progetti sono dello scultore Giannino Castiglioni e dell'architetto Giovanni Grappi. Ha forma ottagonale ed è costituito da tre gradoni concentrici degradanti verso l'alto. Al culmine si trova la chiesa di S. Antonio consacrata nel 1696. Nell'ossario furono trasportate le salme di 7014 soldati italiani, noti ed ignoti, caduti durante la prima guerra mondiale, prelevate dai cimiteri di guerra dei dintorni . I loro nomi sono incisi in lastre di serpentina verde. Ai fianchi della scalinata centrale sono disposti i loculi contenenti i resti di 1748 militi ignoti.


Sul piazzale del Sacrario ho incontrato una gentilissima signora,
che mi ha pregato di scattare qualche foto con la sua digitale
e che ha poi posato volentieri per me...


...mancava un quarto a mezzogiorno quando scendevo dal colle...

     Poco dopo, oltrepassando di nuovo il confine al valico di Stupizza completamente deserto, ho avuto ancora una volta avuto conferma di quanto assurde siano state tutte le lotte per contendersi queste martoriate terre, pensando con rabbia e quanti siano stati costretti a sacrificare la loro vita per spostare avanti e indietro la linea di un confine, che ora non esiste più...

 

il servizio è proseguito nel pomeriggio>>>