nuove dal friuli e dal mondo

Pantianicco di Mereto di Tomba, 1 Ottobre 2008


Convegno sull'emigrazione
organizzato dalla Pro Loco di Pantianicco con la collaborazione del
DIPARTIMENTO DI STORIA E STORIA DELL'ARTE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE E UDINE
CLUB UNESCO UDINE - ASSOCIAZIONE CULTURALE UMANITARIA GIOIA TUROLDO MALNIS


www.prolocopantianicco.it

Più forte dell'oceano: Pantianicco a Buenos Aires
Percorsi di vita, fratture affettive e permanenze identitarie
di una Comunità migrante


Il tavolo dei relatori


         
Benvenuto del Presidente della Pro Loco di Pantianicco
e del Sindaco dei Mereto di Tomba

Introduzione di Marcella Cisillino


 ESTRATTO

I RELATORI


Di qua e di là dell'Atlantico: confronto fra le due Pantianicco
Dott. Francesco Micelli


"Mia madre ci ha lasciati noi quattro, figli-bambini":
Donne-infermiere pantianicchesi in Argentina
Dott. Javier Grossutti


Destini in transito. Rischi psicologici nelle transizioni culturali:
Riflessioni di clinica transculturale
Dott.ssa Elisabetta Mauro

Ideazione, realizzazione e cura
Ins. Marcella Cisilino

Francesco Micelli  - Insegna da decenni geografia alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Trieste. Si occupa di emigrazione friulana e specialmente di comunità friulane all'estero. Ha dedicato la sua attenzione ai grandi geografi friulani e a quanti hanno continuato la loro opera in Italia. È direttore di "In Alto", rivista già diretta dai Marinelli padre e figlio, redattore di "Metodi e Ricerche". Predilige gli studi sul Friuli, ma non trascura descrizioni di regioni contermini o storie della geografia di ampio respiro europeo.

Javier P. Grossutti - Nato in Argentina è laureato nel 1991 in Scienze Politiche all'Università di Buenos Aires. Nello stesso anno "rientra" in Friuli, frequenta un corso di specializzazione in Scienze internazionali e diplomatiche di Gorizia. Ottiene il dottorato in Geografia Politica all'Università di Trieste. Si occupa di emigrazione friulana, di emigrazione di ritorno e delle problematiche legate alle comunità friulane e italiane all'estero, presso le quali ha realizzato numerose indagini. Ha di recente trascorso un anno accademico presso la Columbia University di New York invitato come Associate Research Scholar dalla Italian Academy for Advanced Studies in America. È ricercatore a contratto presso l'Università degli Studi di Udine.

Elisabetta Mauro - Nata a Milano e Laureata all'Università di Padova nel 1993 in psicologia con specializzazione in psicoterapia transculturale, risiede a Mereto di Tomba. È referente in Friuli per l'Ufficio di rappresentanza della Fondazione Cecchini Pace-Istituto Transculturale per la salute di Milano. Opera nel territorio con progetti di formazione e ricerca in collaborazione con le Aziende Sanitarie ed i Servizi Sociali. È docente ed ha al suo attivo numerose pubblicazioni di carattere formativo-informativo e scientifico.

Marcella Cisilino - Studiosa, divulgatrice di scienze umanistiche e docente di educazione all'ascolto della musica. Opera in diverse associazioni e realtà socio-culturali e partecipa a convegni e seminari in qualità di relatrice. È cofondatrice del Club UNESCO di Udine e collabora alla pubblicazione di testi scientifici, artistici e letterari. Cura e presiede il premio biennale di poesia e narrativa "Gioia Turoldo Malnis".

Il libro presentato recentemente

Il caso del borgo friulano di Pantianicco e delle sue migrazioni in Argentina offre straordinarie possibilità di riflessione. Da un lato consente di esplorare condizioni strutturali e fattori contingenti dell'emigrazione spostando la prospettiva dalla Pantianicco friulana a quella argentina, dall'altro di esaminare un'esperienza migratoria i cui caratteri raramente ricorrono in forme così definite ed esemplari. Di fatto gli abitanti di Pantianicco, che per decenni continuano a scegliere come meta migratoria gli ospedali di Buenos Aires, continuano a sentirsi parte di una sola comunità pur coscienti dei cambiamenti politici-economici che Italia e Argentina hanno attraversato e attraversano. Si può affermare infatti che Pantianicco abbia avuto e in parte abbia una unica storia anche se migliaia di chilometri hanno diviso l'insediamento friulano e gli ospedali della capitale argentina.

   Abbiamo sempre saputo che "a esistin doi Pantianins, un di cà e un di là dal poç " e per "poç" s'intende l'oceano Atlantico. (...)
     Per secoli la popolazione ha lottato contro la natura avara per ottenere il pane necessario alle sempre crescenti braccia. La lotta era impari; la terra non poteva dare di più, altre occupazioni nella zona non esistevano, rimaneva un'unica via di uscita: l'emigrazione. A frotte, dunque, gli uomini s'imbarcarono sui piroscafi che li portarono nell'America del Sud. (...)
     Si dice appunto che Pantianicco attualmente vive la sua vita su due continenti: presso la sponda del Corno e presso quella del Rio de la Plata. (...)
     A Buenos Aires Javier ed io abbiamo interrogato l'altra parte di Pantianicco continuando il lavoro già svolto da Corinna Mestroni a Mereto stessa. Sono state le donne a colpire la nostra attenzione, a suggerire i modelli di emigrazione più convincenti. Le figure erano le più diverse. La contadina che abbandona le fatiche dei campi e diventa inserviente in ospedale senza nessuna intenzione di ritornare, si opponeva all'infermiera che all'Ospedale italiano si era diplomata tra molti sacrifici e manifestava apertamente l'orgoglio della sua professione e crescita sociale. (...)
     Le due parti di Pantianicco restano da questa angolatura in confronto continuo. I ritorni e i rientri dopo i ritorni dimostrano nuovamente l'importanza della scelta individuale e misurano i ritmi di crescita delle due società nelle quali si è iscritti. (...)
     Solo ascoltando e ragionando con l'altra parte del mondo, solo comprendendo in un unico quadro i movimenti migranti e la costanza dei luoghi si può raccontare un capitolo fondamentale della storia di Pantianicco e del Friuli, si possono trovare gli strumenti per comprendere i nuovi movimenti che interessano questa regione e il resto del mondo. (Francesco Micelli)

     In Friuli, le prime partenze verso l'estero, nella seconda metà dell'Ottocento, vanno inquadrate in una situazione in cui il lavoro in campagna non soddisfa neppure i bisogni alimentari delle famiglie. (...)
     Le destinazioni migratorie di questo primo gruppo di pantianicchesi in Argentina variano a seconda che a partire siano singoli o famiglie. Tra i primi, il tessitore Osualdo Majano e i muratori Luigi Cjsilino Mazzorin e Luigi Dalla Picca Scanio che lasciano Pantianicco nel febbraio del 1878 e si stabiliscono a Buenos Aires. Frequenti ritorni in paese e successive partenze oltreoceano contraddistinguono l'esperienza migratoria di Luigi Dalla Picca, che diventa punto di riferimento e modello per i numerosi compaesani che raggiungeranno Buenos Aires. La maggior parte di essi, infatti, troverà lavoro nell'Ospedale italiano della capitale argentina, tutti, inizialmente, come inservienti e molti, successivamente, come infermieri o, comunque, di personale subalterno. (...)
     Luigi Dalla Picca fu una personalità notevole nella sua epoca: chi cercava un lavoro in Argentina trovava in lui un appoggio sicuro; viene ricordato ancora per la sua rettitudine, fedeltà e fermezza. (...)
     Oltre all'Ospedale italiano, il luogo d'incontro degli emigranti di Pantianicco è l'osteria "Bella Venezia" che i pantianicchesi Giovanni Cisilino Ucel e Dacio Rossi aprono nel quartiere di Barracas nel 1911. Qualche anno dopo, presso l'osteria, viene costituita l'Unione Operaia Friulana, la prima e unica Società friulana schiettamente operaia e antifascista presieduta da Giovanni Grosso e dal fabbro pantianicchese Silvio Manazzone. (...)
     Obiettivi e modalità migratorie degli infermieri di Pantianicco ricalcano puntualmente quelli dei friulani che raggiungono il Canada. Prima della grande guerra, infatti, nell'immaginario paesano, l'emigrazione verso i paesi europei è stagionale, pluriennale per quelli di oltre oceano; Argentina e Canada in specie. (Javier Grossutti)

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In chiusura è intervenuto il Presidente dell'Associazione Culturale Umanitaria "Gioia Turoldo Malnis", che ha letto degli appunti scritti da Padre David Maria Turoldo sugli emigranti friulani e una poesia di Gioia Turoldo.

     Padre David, in un breve 'tratto di penna' così descriveva l'emigrante friulano "Fuori dalla sua terra il friulano è taciturno, isolato, quasi timido, come uno che domandi scusa di esistere, amico di tutti e straniero ovunque, perché sempre esule e lontano e solo. Rispettoso ma diffidente, socievole e individualista, generoso e avaro, perché di cuore buono e di vita dura... E sempre desideroso di tornare".

E poi, ancora un brano tratto dal libro
6 Maggio 1976 Terremoto in Friuli - (Edizioni Biblioteca dell'Immagine)

    (...) E poi un emigrante a Mels, che incontro per caso; Mels è sempre in quel di Buia: un inferno!
     L'emigrante viene da Basilea, io ero appena stato a Basilea a parlare proprio agli emigranti friulani presso la missione cattolica di quella città; e lui, arrivato allora, con la porta della sua Volkswagen aperta, spinge la finestra sbarrata di una casa tutta crepe, e guarda, guarda: nessuno! Io mi fermo e gli dico: «Ma tu sei di Basilea». «Sì, appena giunto, ma non trovo nessuno! Solo la casa, in questo modo!». «E allora?». E mi risponde: «Ventiquattro anni di valigia, padre!» e si volta dall'altra parte. Perché non è che i friulani non piangano, piangono anche loro, ma non vogliono farsi vedere.
    E' così: tutti fanno finta di parlare di altro, quasi non fosse successo niente; seppelliscono i morti come se fosse da piantare una nuova semina nella terra. Noi siamo fatti così. Io sono di costoro.
     E tu, amico, mi chiedi di parlare di loro: è come scavare nella propria carne. Come giocare con un bastone nelle proprie ferite. Potrei parlare all'infinito: per esempio, oltre che del silenzio dei paesi, dell'ordine delle strade, della solidarietà di tutti. E quanti i morti? Ancora nessuno lo può dire, e se tu sei fortunato e io no, sono certo che tu piangi per la mia sorte come se fosse la tua. Questo è di tutti i poveri, ma è specialmente di noi friulani. Perché ne abbiamo provate troppe, troppe ce ne ha mandate il Cielo nella nostra umile storia, nota solo a noi e ignota al resto dell'Italia, ignota persine alla Chiesa

EMIGRANTI
(da "Sarò con voi" di Gioia Turoldo)

Ho conosciuto
un giovane iracheno,
aveva già l'amore,
cercava lavoro e pace;
fuggito dalle armi
ora vive, lavora, ama.

Ho conosciuto
un giovane argentino,
figlio di emigranti,
malato di nostalgia
per una terra che
non gli aveva dato niente;
nel suo peregrinare
cercava lavoro, amore
e un pò di pace.

Ho conosciuto
giovani friulani,
partiti per ogni angolo
di mondo, con in mente
il chiodo fisso di tornare
alla loro terra avara.

Tutti i giovani, infondo,
sono uguali:
cercano lavoro, amore e pace;
sognano i loro figli
andare liberi nel mondo
e, ovunque in pace,
trovar lavoro e amore
senza essere emigranti.

ASSOCIAZIONE CULTURALE UMANITARIA "GIOIA TUROLDO MALNIS"
FINALITÀ E ATTIVITÀ

     L'Associazione, intitolata a Gioia Turoldo in Malnis, è sorta il 27 Gennaio 1994 con lo scopo di divulgarne più ampiamente l'opera poetica a testimonianza della sua particolare vicenda umana, artistica e spirituale; attraverso la diffusione delle pubblicazioni, si propone inoltre di continuare l'impegno di socialità, cultura e solidarietà che Gioia aveva già intrapreso e concretizzato in vita con le sue iniziative.
     Tali progetti sono, di preferenza, finalizzati alle realtà dove i disagi di ogni tipo (economico, sociale, culturale, relazionale ecc.) producono sofferenza, emarginazione e sottosviluppo in modo particolare nei giovani e nei bambini.
     Per la realizzazione delle sue iniziative, l'Associazione - che è apartitica, aconfessionale e non ha finalità di lucro - conta sull'adesione di singole persone, di Gruppi e di altre Associazioni private che operano in sintonia con il carattere e le finalità del proprio statuto.
     Tutte le attività realizzate sono il frutto dell'appoggio economico dei soci, dei simpatizzanti e dell'impegno concreto di chi offre gratuitamente la propria opera per la buona riuscita delle iniziative e delle attività programmate.
     L'Associazione, custode dell'eredità spirituale, morale e poetica di Gioia, s'impegna e si propone di portare la voce di lei a tutti coloro che la vorranno udire ed accogliere.

ASSOCIAZIONE CULTURALE UMANITARIA "GIOIA TUROLDO MALNIS"
Via Partistagno, 27 - 33100 Udine - Tel. 0432480202  Cel. 3487202093