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Abbazia di Rosazzo, 5 Ottobre 2007

I colloqui dell'Abbazia 2007 

UNA CHIESA CHIAMATA A FARE I CONTI
CON I MILLE VOLTI DELL’UOMO CONTEMPORANEO

La fisionomia e l’agenda dei problemi che vanno affrontati per dare
piena attuazione al Concilio Vaticano II o nella prospettiva di un nuovo Concilio

PERCHÉ - Riflettere sulla chiesa significa leggere ciò che agita il vasto mondo cristiano e la chiesa cattolica in questo tempo. Emergono così frammenti di una realtà complessa a monte della quale stanno le decisioni prese e mancate al Vaticano II e nel cui futuro si colloca il concilio “sognato” dal cardinal Martini.
     In un cristianesimo per cui è inutile parlare di crisi o di trionfi si manifestano cambiamenti che ne stanno ridisegnando le fisionomia, l’agenda e i problemi, ma che alla fine consegnano alle singole chiese le domande essenziali.

I colloqui dell'Abbazia 2007 

UNA CHIESA CHIAMATA A FARE I CONTI
CON I MILLE VOLTI DELL’UOMO CONTEMPORANEO

 

NE HANNO DISCUSSO:

Prof. Alberto Melloni - Editorialista del “Corriere della Sera”, Docente di Storia Contemporanea all’Università di Modena e Reggio Emilia

Dott. Mons. Marino Qualizza - Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Udine

È seguito un dibattito...

I «COLLOQUI DELL’ABBAZIA DI ROSAZZO»
HANNO OSPITATO, VENERDÌ 5 OTTOBRE,
UNA INTERESSANTE CONFERENZA DEL PROF. ALBERTO MELLONI

Appassionata e impietosa fotografia dei problemi del cattolicesimo:
non basta «misurare» l’eticità della società, ma bisogna tornare ad essere lievito
 

  (A CURA DI ROBERTO PENSA - La Vita Cattolica di SABATO 13 OTTOBRE 2007)

IL CLIMA in cui si svolge oggi la riflessione sulla Chiesa non è affatto neutrale e indifferente. Questa la premessa fondamentale con la quale il prof. Alberto Melloni ha aperto il suo intervento sul tema «Una Chiesa chiamata a fare i conti con i mille volti dell’uomo contemporaneo. La fisionomia e l’agenda dei problemi che vanno affrontati per dare piena attuazione al Concilio Vaticano II o nella prospettiva di un nuovo Concilio». 

Clima di putrefazione culturale - «Sarebbe molto grave se dimenticassimo che riflettere oggi sulla Chiesa in Italia vuol dire farlo in un contesto in cui ci sono fenomenti di "putrefazione culturale" particolarmente gravi – ha premesso Melloni –. Rischieremmo di cadere in quello che Papa Ratzinger ha giustamente definito, con una parola marcante e tagliente, relativismo. Per ragioni biografiche, quando Benedetto XVI parla di relativismo, ha in mente un mondo che oggi non c’è più, quello del ’68. Era un relativismo rispetto ad una spinta rivoluzionaria, progressista, legata alla prospettiva di un cambiamento sociale molto radicale. Oggi invece siamo tutti immersi in un vento culturale reazionario, conservatore, davanti al quale è ben possibile avere una indulgenza relativistica di segno opposto rispetto a quello che normalmente ci si aspetta. È un relativismo di destra, che trova ad esempio i cristiani molto anestetizzati rispetto al crescente odio per i poveri, assai poco disponibili ad indignarsi, non perché non sia chiara la dottrina cattolica, ma perché questo è il contesto in cui ci troviamo». C’è infatti, secondo Melloni, una «sorta di fastidio, di insofferenza sempre più pronunciata versol’esistenza dei miserabili. La loro prima grande colpa è di essere miserabili; la seconda di essere troppo visibili all’interno della nostra città. La legittimazione dell’odio verso i poveri oggi è un dato culturale molto diffuso e che, anche se qualche volta lo si chiama sicurezza, rimane semplicemente odio verso i poveri». 

La Chiesa: lievito o autovelox? - Ci si può spiegare l’atteggiamento della Chiesa davanti ai grandi cambiamenti della storia in tre modi diversi. Il primo modo è «di pensare che la Chiesa è una spettatrice inascoltata di processi degenerativi che non hanno fine, ai quali la comunità cristiana è più o meno arcignamente rassegnata – ha spiegato Melloni –. Per qualche tempo nel passato questo è stato il modo con cui il papato ha inteso la modernità. Un modo un po’ più attivo, è immaginare la Chiesa come l’autovelox della morale: sta nascosta dietro l’angolo, non si fa tanto notare, e quando sui temi morali la cultura contemporanea sfreccia, violandoli con eccessiva velocità, in stato di ubriachezza o su macchine rubate, scatta e manda la multa. Sanzioni che poi nessuno paga, inesigibili, che alla fine hanno solo l’effetto di proiettare sulla Chiesa questo suo modo di autorappresentarsi». Un terzo modo di stare dentro i processi e le svolte della società, presente dentro il magistero, come ad esempio nell’enciclica «Pacem in terris » e in altre di Paolo VI, è che «la Chiesa sta dentro i processi che caratterizzano l’umanità come una causa. Non è nè uno spettatore né una macchinetta, né un profeta inascoltato», ma è interpellata dal Vangelo a divenire «la causa delle evoluzioni dell’umanità, quando riesce ad innescare dei processi nei quali aumenta nel mondo l’eguaglianza, la giustizia, la vivibilità e soprattutto la pace». 

Cristianesimo=Occidente? - Quali sono, allora, i sintomi da affrontare, a soli 40 anni da quella straordinaria «terapia» che fu il Vaticano II? Melloni ne individua tre. «C’è un deperimento del senso della cattolicità – ha evidenziato lo storico –. Il cristianesimo tende a rintanarsi sempre di più nel mondo occidentale, come fosse la sua nicchia decisiva, l’unica “casetta” in cui può abitare. L’identificazione con l’Occidente è molto grave. Ero abituato a capire che c’era una grave crisi nel mondo dalla colletta della domenica a Messa: il colpo di stato in Brasile, la carestia del Biafra ecc...Oggi c’é qualche diocesi che ha fatto qualcosa di sistematico e di grande per l’Iraq, dove c’è la guerra, la gente muore come mosche? Dov’è il calore di carità, che per il cristiano più che una virtù dovrebbe essere un istinto? 

Oscurata dalla logica mediatica - «Per una forma di subalternità a quella che è la logica mediatica – ha aggiunto Melloni –, il cattolicesimo tende poi a rappresentarsi attraverso una lottizzazione degli spazi televisivi concessi ai movimenti anziché attraverso la sua forza vera di territorio e di popolo. Mi colpisce che i 30 mila che per 4 giorni danno vita al Meeting di Rimini sembrano contare molto di più dei 7 milioni che vanno a Messa tutte le domeniche. È una forma di deficit dell’autocomprensione della Chiesa di se stessa». 

Visione distorta dell’unità -  terzo punto che incide oggi sulla qualità della vita cristiana, secondo Melloni, è il modo in cui viene percepita l’unità: «Nel discorso di apertura del Concilio Papa Giovanni XXIII si augurava l’unità dei cattolici tra di loro, dei cristiani, dei credenti, del genere umano. Ormai ci siamo assuefatti all’esistenza di uomini che sono più umani di altri; l’unità dei cattolici è ormai di tipo federativo; la passione per l’unità dei cristiani è passata nel dimenticatoio per la maggioranza e ci si limita a periodici incontri tra i capi delle Chiese». Su quali scelte concentrarsi, allora, per tornare ad un efficace annuncio e testimonianza del Vangelo? Melloni ne individua alcuni. 

Il «bivio del giovanilismo» - «Trovo che ci sia una insensata elefantiasi del giovanilismo nella Chiesa – ha spiegato Melloni –: il grosso dello sforzo catechistico è rivolto ai bambini, molta retorica è giocata sulla generazione di domani. Ma il problema del cattolicesimo italiano è una questione di adulti. Se nelle chiese mancano due generazioni, non dipende da queste ultime ma dalle generazioni che la chiesa la frequentano». 

Eclissi della speranza - Il secondo bivio è la mancata percezione della gravità di una eclissi della speranza. «Nessuno spera più niente – osserva Melloni –, né per sé né per gli altri. Si guarda a quello che si ha, si possiede, sia in termini materiali che spirituali. E si rinuncia completamente all’idea di annunciare la speranza, qualcosa di meglio a tutti i livelli, nella vita terrena e ultraterrena, per la comunione, per la partecipazione alla vita della comunità. Se la Chiesa perde la sua funzione di promotrice di speranza, diventerà solo una agenzia di imballaggio di valori». 

La questione del potere politico - È un problema eminentemente italiano. «C’è una tendenza a credere che il credito della Chiesa si misuri in Parlamento – ha denunciato Melloni –. Non è vero, perché in Parlamento qualsiasi cosa ha credito, basta che possa restituire qualcosa al potere o rappresenti un segmento decisivo per gli equilibri del governo». 

«Rileggere» il Vaticano II - «La fedeltà al Concilio Vaticano II non è solo una questione di piena attuazione e di esecuzione di una serie di norme, ma la convinzione che dentro ad una dinamica di comunione c’è la risposta ai più gravi problemi della Chiesa». 

Cristo torni al centro - Talvolta si ha la sensazione che la rilevanza di Gesù nella Chiesa sia molto modesta – ha argomentato Melloni –. Gesù molto spesso è semplicemente la premessa di una serie di cose che vengono dopo. I teologi moralisti che parlano di bioetica, ad esempio, si affannano a dire che le loro conclusioni non hanno niente a che fare con la fede. Sono tutte cose inerenti al "diritto naturale" e non c’entrano col Vangelo. Ma ci sarà pur qualcosa da dire che discende direttamente dal Vangelo? La differenza tra il Messale di Pio V e di Paolo VI è la presenza della Parola di Dio. Se serve solo a predicare, a fare il discorsetto domenicale, allora è naturale che qualcuno chieda di tornare indietro al vecchio messale». 

A chi servono i sacramenti? - L’ultimo «nodo» denunciato da Melloni, è «una progressiva inerzia rispetto alla ricerca delle capacità ecclesiologicamente generative del sacramento », con particolare riferimento al Battesimo, all’Eucaristia e alla Penitenza. Quest’ultima, ad esempio, è «una dimensione della vita cristiana che dovrebbe accompagnare le persone concrete in un cammino di conversione. Ma l’abbandono della pratica penitenziale, o la sua riduzione, fa sì che ci siano della categorie notorie (divorziati, risposati, omosessuali...) e molte altre condizioni più nascoste per le quali non c’è nella Chiesa un cammino di conversione sacramentale. Ci si riduce a forme di burocratizzazione della vita pastorale perché si è consapevoli che dopo, nella quotidianità non ci sarà nessuno che accompagna nessuno. Al di là delle grandi morali del divieto, si scarica tutto sul confessionale sperando che basti. Ma lì si può dare solo l’assoluzione, non più di questo. Invece occorre una esperienza vera dell’essere riconciliati con Dio». Tutte domande importanti, ha concluso Melloni, che «non è inutile farsi per evitare di dar credito ad un sentimento di amarezza e delusione molto diffuso. Una forma di “pettegolezzo” per cui essere cattolici significa essere cittadini un po’ più disgustati di altri da certe cose, ma che alla fine le accettano perché tanto anche loro non sperano più niente».


Ecco le sfide

     Riflettere sulla Chiesa significa leggere ciò che agita il vasto mondo cristiano e la comunità cattolica in questo tempo. Questo il compito affidato, dal più recente dei «Colloqui dell’Abbazia », al prof. Alberto Melloni, editorialista del «Corriere della Sera» e docente di Storia contemporanea dell’Università di Modena e di Reggio Emilia, che venerdì 5 ottobreha svolto nella sala della Palma dell’Abbazia di Rosazzo un’ampio esame delle sfide e dei nodi cruciali che attendono la Chiesa cattolica.
     Una analisi «costruttiva» – «mi sento felicemente parte di questa Chiesa», ha sottolineato Melloni – e non portata avanti con gli occhi di chi, da un punto di vista estremo,guarda con le lenti della critica corrosiva al «gregge»: «Non voglio sostenere l’esigenza di una sorta di "chiesuolina dei perfettini" – ha chiarito Melloni –, ovvero che il problema della Chiesa è scoprirsi un po’ grassottella, e quindi bisognosa di dimagrire un po’ tornando chiesa adolescente. È un’idea che nel cattolicesimo esiste, quella delle minoranze creative. Ma il popolo di Dio non è questo. Le anoressiche non fanno figli».
     Si è trattato comunque di una critica dura, realistica, a tratti impietosa. Di quelle scosse che servono capire che è urgente ripartire. «In tante età storiche si potevano dire cose altrettanto preoccupanti della Chiesa – ha ammesso Melloni –. Le differenze con oggi però sono due. In primo luogo che in questo tempo ci siamo noi, il che rende la cosa un po’ più grave dal punto di vista delle nostre responsabilità individuali.
     E in secondo luogo la decisività del passaggio storico in cui siamo, che non ha molti paragoni. In altre epoche a grandi passaggi storici hanno corrisposto grandi passaggi della Chiesa, nel senso di rinnovata capacità di ridire il Vangelo a quelle generazioni ». Ed è quello che serve anche oggi, ripartendo dalla istanza più alta della Chiesa, il Concilio Vaticano II. «Pur vivendo in un periodo determinato da questa eclissi della speranza – ha concluso mons. Marino Qualizza –, aprendoci al dono dello Spirito per mezzo di Cristo, c’è la possibilità di andare avanti nella barca della Chiesa di oggi, pur agitata da diversi marosi.
     Ricordiamo quello che i Padri della Chiesa dicevano: la barca della Chiesa “fluctuat sed non mergitur” (fluttua ma non affonda), non perché siamo bravi e sappiamo nuotare, ma perché Qualcuno la tiene a galla».

La registrazione dell'incontro è disponibile su CD...

Abbazia di Rosazzo, 5 Ottobre 2007

I colloqui dell'Abbazia 2007

UNA CHIESA CHIAMATA A FARE I CONTI
CON I MILLE VOLTI DELL’UOMO CONTEMPORANEO


NE HANNO DISCUSSO
Prof. Alberto Melloni - Dott. Mons. Marino Qualizza
 

1 06.10 Apertura lavori ed introduzione di
Mons. Marino Qualizza

CD1

2 58.04 Relazione del Prof. Alberto Melloni
1 07.45 Commenti di Mons. Marino Qualizza
ed invito ad interventi del pubblico...

CD2

2 15.16 Risposte del Prof. Alberto Melloni
3 12.25 Altre precisazioni del relatore e
chiusura lavori

I COLLOQUI DELL’ABBAZIA - Fanno parte de ‘I colloqui dell’Abbazia’ una serie di incontri fortemente voluti e ideati dalla Fondazione Abbazia di Rosazzo con il preciso scopo di trattare argomenti di attualità e interesse generale che abbiano ricadute specifiche nel territorio di competenza. Il programma si inquadra in un progetto più ampio e definito di azioni concrete che hanno come fine la valorizzazione del territorio e il potenziamento delle sue intrinseche peculiarità, con l’impegno sempre maggiore rivolto alle problematiche contingenti e alla proposizione di soluzioni innovative.