curiosità di ieri e di oggi

Polenta e baccalà
(14 gennaio 2000)

Un visitatore del nostro sito, Giorgio Tosolini, originario dalle parti di Cassacco ma residente in Francia, ha voluto che brindassi per l'arrivo del 2000 con una bottiglia di vino che si produce a Blois, vicino alla Loira. La bottiglia non è arrivata in tempo per salutare il nuovo anno, non ho dovuto aspettare molto perché si presentasse una buona occasione per brindare in allegra compagnia. Quando, nei giorni scorsi mi hanno invitato ad una cena a base di polenta e baccalà, ho accettato con grande entusiasmo …!

Un gruppo di giovanotti di Oleis (molti dei quali con i capelli grigi), con la complicità di don Dino, avevano organizzato un "incontro", da tenersi entro le mura dell'Abbazia, ma pensando al luogo dove si sarebbe svolto ed ai personaggi che vi avrebbero partecipato, mi è sorta qualche perplessità … conoscendo i miei amici e conoscendo me stesso, non c'era il pericolo che nella foga dei discorsi, resi "spumeggianti" dal vino francese (che sicuramente sarebbe stato in buona compagnia con alcuni tipi di vini friulani), scappasse qualche … crostul ?

Alcuni giorni prima della cena, avevo espresso i miei timori direttamente a don Dino, il quale mi aveva subito tranquillizzato, spiegandomi che simili incontri si erano già svolti più di una volta e che tutti gli invitati erano stati informati sulla … modalità di partecipazione …!

Le regole sono: se un titolo dispregiativo viene abbinato alla parola "dio", la penalità è di Lit. 10.000 pari a €uro 5,165. Se invece viene abbinato alla parola "madonna", la penalità è doppia. A questo punto io mi son detto … boh !… vedremo un po’ …

Ormai è mia abitudine arrivare sul luogo dei festeggiamenti almeno un'ora prima e così ho potuto seguire gli arrivi dei partecipanti alla spicciolata, tutti carichi di vassoi, terrine, pacchi e pacchettini, bottiglie e bottiglioni. Quando è arrivato Bramante con il grande padellone di baccalà, ci siamo trasferiti tutti nell'ampio salone dell'ala sud, chiamato "sala della vite e dell'uva". Anche se l'ambiente era sufficientemente riscaldato,mi sembrava che quell'intenso odore di baccalà che si diffondeva nell'aria, fosse in contrasto con l'austerità di quelle mura che mostravano scampoli di affreschi del 1200. Ma poi ho pensato che forse anche i benedettini fondatori dell'Abbazia, in quelle stanze avevano mangiato polenta e baccalà …!

Mentre ero assorto in questi pensieri, tutti si davano da fare, predisponendo sul grande tavolone piatti, posate, bicchieri, bottiglie e tutte le pietanze di contorno, con al centro il taulîr con l'enorme polenta e la capiente padella, che conteneva baccalà per sfamare un battaglione di alpini …! Mentre gli altri lavoravano, io mi divertivo ad azionare il flash della mia Olympus digitale. Quando in tutti i piatti era stata distribuita un'abbondante razione di baccalà, con una grossa ed informe porzione di polenta, don Dino ha preso la parola per spiegare il motivo di quell'incontro a base di polenta e baccalà, e non trovando una scusa migliore ha affermato che era stato organizzato in mio onore. Non ho voluto contestare, ma avrei voluto sapere a chi avevano dato "la colpa" nei precedenti "incontri" …!

Nelle foto sopra e sotto, la bottiglia di vino francese inviata da Giorgio Tosolini.
Pochi minuti dopo, abbiamo brindato alla sua salute.

Poco dopo le prime forchettate di squisito baccalà, intervallate da bocconi di polenta di farina bianca, cotta a fuoco lento e mescolata per oltre 70 minuti, è arrivato il momento di assaggiare il vino francese. La bottiglia ha fatto il giro della tavolata per dare a tutti la possibilità di fare un confronto "in tempo reale" con i vini friulani. Gli esperti, o quelli che si ritengono tali, dopo le solite manovre di assaggio, intervallate da annusamenti e sfregamenti di qualche goccia di vino sul dorso della mano, hanno dichiarato che il vino era decisamente di buona qualità e si poteva paragonare al nostro merlot, anche se di colore leggermente più chiaro. Insomma, tra una prova e l'altra, la bottiglia è stata velocemente prosciugata. Anche i livelli dei liquidi nei numerosi "contenitori" sparsi sulla tavolata, si abbassavano sempre più velocemente. Essendo anche dei piccoli produttori, qualche partecipante alla cena aveva portato bottiglie e bottiglioni con specialità da assaggiare.
Purtroppo, in quel giorno i miei "bioritmi" erano a livelli piuttosto bassi e sebbene abbia replicato la razione di baccalà, con il vino volevo andarci piano. Inoltre, mi era stato assegnato l'ingrato compito di "monitorare" l'ambiente per cogliere eventuali infrazioni al regolamento …! Per fortuna l'improvvisato "arbitro" non ha avuto motivo per intervenire … soltanto verso la fine della "partita", una "nota stonata" uscita dalla bocca di "milio barbîr", poteva sembrare un "fallo". Ma il "giocatore" si è difeso giurando che l'esatta parola da lui pronunciata era "zio" e d'altra parte non era possibile contestarlo dato che non avevo disposizione un "moviola audio". Insomma, quella sera la "cassa pegni" è rimasta completamente vuota.

Verso la fine della serata, si è cominciato a parlare del più e del meno, scivolando sempre di più su argomenti seri. In questa occasione don Dino ha dimostrato ancora una volta di "saperci fare" e di mettere a proprio agio anche persone di modesta cultura come noi. Non ha approfittato dell'occasione per "montare sul pulpito" e propinarci un lungo discorso sul giubileo, ma ha dato semplici e chiare risposte alle domande che gli venivano poste. Tra una considerazione e l'altra, è stata affrontata la storia della chiesa ed i gravi errori del passato. Abbiamo parlato della miseria dei nostri nonni e bisnonni, che varcavano il confine per recarsi in Austria o in Germania per "fare la stagione", ritornavano per passare l'inverno e quando in primavera ripartivano, sapevano che al loro ritorno ci sarebbe stata un'altra bocca da sfamare. Un pensiero per i numerosi emigranti che hanno lasciato la loro terra d'origine per andare in paesi lontani, molti dei quali non erano riusciti neanche a risparmiare la somma necessaria per farci ritorno.

Don Dino ci ha divertito raccontandoci la storia di suo nonno materno, uno tra i tanti pendolari stagionali, un irriducibile "mangiapreti" che, giunto alla fine dei suoi giorni, aveva incaricato il nipote già sacerdote, di fare buona guardia affinché nessun prete lo accompagnasse nel tragitto casa-cimitero, naturalmente senza passare per la chiesa. Don Dino ha rispettato le ultime volontà del nonno, accompagnando lui stesso la salma nel cimitero, dato che per lui, Dino era solo suo nipote.

Alla fine, saranno state le 22:00, dopo aver messo ordine nella stanza, liberando il tavolo da piatti, bicchieri e tutto il resto, è seguito un rapido conteggio delle spese e si è diviso il totale in parti eguali, come si usa solitamente fare. Ci siamo poi trasferiti nel salone principale dell'Abbazia, mettendo a dura prova le capacità operative della macchinetta "sforna caffè".
Dopo il caffè più o meno "allungato" con grappa, tutti si apprestavano ad attraversare la sacrestia per entrare in chiesa ad ammirare la mostra dei presepi, ma a questo punto ho chiesto il permesso di ritirarmi. Salutando tutti sono uscito dal chiostro e salito in auto mi sono diretto verso casa. Giunto a Leproso ed imboccata via Pasubio, ho scorto la sagoma di "briciola" scodinzolante, che aveva riconosciuto il rumore della mia automobile e mi stava aspettando nel freddo sul terrazzo.

 

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