ascoltato per voi

Udine (UD), 27 Marzo 2010
Duomo metropolitano

REQUIEM K 626 di W. A. MOZART
Con l'
Orchestra Accademia Musicale Dodekachordon
e Coro Marc’Antonio Ingegneri di Verona
direttore Giovanni Petterlini

Il Requiem di Mozart ci coinvolge in un dramma, ma pieno di speranza e di conforto: è il dramma della morte, che racchiude in sé il dramma del male che intesse la vita di ognuno di noi e la struttura della nostra società ma anche il dramma del giudizio. Soprattutto da questo mi sembra che rifuggiamo oggi: dal riconoscere che c’è veramente in noi e negli altri tanto il bene quanto il male, e che su questo possiamo giudicare e venire giudicati. E mi sembra che rifuggiamo da questo perché abbiamo paura: paura di non poter sapere veramente cosa è bene e cosa è male, di non poter seguire fino in fondo quello che è bene, soprattutto di non poterci salvare nel momento in cui sbagliamo. E qui è la grandezza drammatica di quest’opera di Mozart: non ha paura di stare di fronte alla morte e al giudizio, e di dirne tutta la lacerante drammaticità; non ha paura perché nel Giudice terribile insieme vede il Salvatore, il compagno pieno di misericordia, di compassione per ciascuno di noi poveracci. Così vicino a ognuno di noi da soffrire atrocemente e morire, per poi risorgere salvando così ogni derelitto frammento della nostra vita. E’ questo il genio cattolico di Mozart e la ragione per cui quest’opera può introdurci nel modo più vero, più umana- mente corrispondente al nostro cuore, alla Settimana Santa che quel giorno si apre. (Giorgio Lorenzon www.ilvillaggio.org/)

Pasqua con Mozart
(FLAVIO ZEN - LA VITA CATTOLICA del 27 MARZO 2010)

          SINTESI DI «POTENZA e bellezza musicale, il Requiem di Mozart riesce a smuovere le persone, le provoca ad una riflessione sul senso della vita, perché è impossibile ascoltare quest’opera senza esser scossi dalle parole e dalla musica. Ogni esecuzione è un’esperienza di grande coralità, di un grande insieme che si esprime su testo e musica di altissimo livello.»
          A parlare così è il maestro Giovanni Petterlini, che sabato 27 marzo 2010, alle ore 20.45, vigilia della domenica delle Palme, nel Duomo di Udine dirigerà nell’esecuzione del Requiem di Mozart i trentacinque orchestrali dell’Accademia musicale Dodekachordon e i quarantacinque componenti del Coro Marc’Antonio Ingegneri di Verona, tra i quali la solista Daniela Plos di Gemona. L’iniziativa, ad ingresso gratuito, è dei Centri culturali Il Villaggio, Enzo Piccinini, Antonio Rosmini e dell’Associazione volontari per il servizio internazionale, l’Avsi, che è impegnata in 130 progetti di solidarietà internazionale ed è presente da oltre 10 anni ad Haiti, l’isola caraibica colpita dal drammatico terremoto del 13 gennaio scorso. E proprio agli haitiani sono destinate le offerte libere che saranno raccolte al termine del concerto.
          «È un’opera sulla morte, realizzata da un uomo che si avvicina alla morte – riprende il maestro Petterlini nell’intervista a la Vita Cattolica – e da essa traspare un profondo atto di fiducia nei confronti di un divino che, dopo aver giudicato l’uomo, non gli nega il perdono. È opera nella quale si compie tutta l’humanitas mozartiana, intesa come attenzione all’altro e aspirazione ad una fratellanza universale che renda l’uomo capace di "compassione", di "sentire con" gli altri e di condividerne la gioia o la sofferenza, raccolta e trasfigurata nelle pagine della partitura; il Requiem di Mozart può essere sempre proposto al pubblico come momento di condivisione e di aggregazione estremamente importante».

Maestro Petterlini, può rappresentare un aiuto a vivere la settimana santa?
«Si, perché la persona è un tutt’uno e ha bisogno di affrontare un avvenimento partecipando con tutta se stessa, con tutte le proprie dimensioni. La musica permette di partecipare ad un avvenimento con la mente e con il cuore, tutto l’umano può venir fuori. Per misurarsi con un messaggio, quello di Mozart in questo caso, che affronta le domande che ogni uomo porta dentro di sé. Si tratta di domande che hanno bisogno di confrontarsi con le grandi proposte della settimana santa e che l’artista salisburghese è stato capace di illuminare in modo autentico e grandioso».

Ma qualche critico pone ancora in discussione l’autenticità dell’opera.
«Se le indagini filologiche hanno dimostrato che i manoscritti di Mozart, in buona parte sprovvisti di orchestrazione, si fermano al "Lacrimosa", è pur vero che il seguito della Messa è stato concepito sulla scorta di appunti rinvenuti tra le carte del compositore, riproponendo fedelmente, per giunta, dal "Lux aeterna" in poi, la mozartiana parte iniziale su altro testo. I contributi successivi non inficiano, dunque, l’idea compositiva di fondo dell’opera, che riluce per la sapienza con cui Mozart mette il suo talento e la sua straordinaria perizia tecnica a servizio del testo liturgico».

Cosa le sembra dell’associazione di quest’opera ad una manifestazione di solidarietà?
«Il Requiem rappresenta la condizione di sofferenza dell’uomo in un momento di particolare prova e attraverso il concerto è offerta la possibilità di partecipare con grande intensità al dramma delle popolazioni colpite dal terremoto».

Che cosa rappresenta il Requiem per orchestrali e coristi?
«Ogni volta abbiamo la possibilità di fare un’esperienza di cambiamento, perché quest’opera avvicina alla genialità che l’ha ispirata e, nel contempo, all’umanità del compositore. Non si tratta solamente di una partitura di particolare valenza, ma, trattando della morte e di Dio, fa percepire la drammaticità della vita, la severità del giudizio di Dio sull’opera dell’uomo e, nel contempo, la compassione e la misericordia che Dio ha per il peccatore. Tutte queste percezioni traspaiono e si vivono nell’esecuzione del concerto».

 
...il pubblico presente nel Duomo di Udine...