ascoltato per voi
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Abbazia di Rosazzo, 14 Settembre 2002

Concerto del Coro Polifonico di Ruda
Musiche sacre per soli organo e coro. 

Cantate Domino di Vincent D’Indy e brani per organo,
De profundis di Arvo Part, 
Te Deum di Orlando Dipiazza.

Solisti: Livio Gallet, Felice Illume e Young-Ki Kwon
All’organo Manuel Tomadin. 
Direttore: M° Giandaniele Zanettovic

IL PROGRAMMA

01 - Girolamo Frescobaldi (1583-1643)
Capriccio I sopra Ut, Re, Mi, Fa, Sol, La (Organo solo)

02 - Vincent d'Indy (1851-1931)
Cantate Domino (Soli, coro e organo)

03 - Baldassarre Galuppi (1706-1785) 
Sonata in Re - Andante, allegro, largo, allegro (Organo solo)

04 - Arvo Part (1935)
De Profundis (Coro, organo e percussioni)

05 - Georg Muffat (1653-1704) 
Toccata VIII (Organo solo)


Orlando Dipiazza (1929) : Te Deum (Soli, coro e organo)

06 – TE DEUM LAUDAMUS
Te Deum laudamus, te Dominum confitemur. Te aeternum Patrem omnis terra veneratur
Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore. O etemo Padre, tutta la terra ti adori

07 - TIBI OMNES
Tibi omnes angeli, libi caeli et universae potestates. Tibi cherubini et seraphim incessabili voce proclamant: Sanctus, Santus, Sanctus Dominus Deus Sabaoth. Pieni sunt caeli et terra maiestatis gloriae tuae
A te cantano gli angeli e tutte le potenze dei cieli. A te cantano i cherubini e i serafini con voce incessante; Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell' universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria

08 - TE GLORIOSUS
Te gloriosus apostolorum chorus; te prophetarum laudabilis numerus, te martyrum candidatus laudai exercitus. Te per orbem terrarum sancta confitetur Ecclesia. Patrem immensae maiestatis; venerandum tuum verum et unicum filium; Sanctum quoque Paraclitum Spiritum
Ti acclama il coro degli apostoli, le voci dei profeti si uniscono nella tua lode, ti loda la candida corona dei martiri. Sulla terra la Santa Chiesa proclama la tua gloria. Padre d'immensa maestà, adora il tuo unico figlio e lo Spirito Santo paraclito

09 - TU REX GLORIAE
Tu rex gloriae, Christe. Tu Patris sempiternus es Filius. Tu ad liberandum suscepturus hominem, non horruisti Virginis uterum. Tu, devicto mortis aculeo, aperuisti credentibus regna caelorum
O Cristo, re della gloria. Eterno Figlio del Padre. Ti nascesti dalla vergine madre per la salvezza dell' uomo. Vincitore della morte, hai aperto ai credenti il regno dei cieli

10 - TU AD DEXTERAM DEI SEDES
Tu ad dexteram Dei sedes, in gloria Patris, ludex credersi esse venturus
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi

11 – TE ERGO QUAESUMUS
Te ergo quaesumus, tuis famulis subveni, quod pretioso sanguine redemisti. Aeterna fac cum sanctis tuis in gloria numerari
Soccorri i tuoi figli. Signore, che hai redento col tuo sangue prezioso. Accoglici nella tua gloria, nell' assemblea dei Santi.

12 - SALVUM FAC POPULUM TUUM
Salvum fac populum tuum. Domine, et benedic ereditati tuae. Et rege eos, et extolle illos usque in aeternum. Per singulos dies benedicamus te. Et laudamus nomen tuum in saeculum, et in saeculum saeculi.
Salva il tuo popolo, Signore, e benedicilo. Guida e proteggi i tuoi figli per sempre. Ogni giorno ti benediciamo. E lodiamo il tuo nome in eterno

13 – DIGNARE, DOMINE
Dignare, Domine, die isto sine peccato nos custodire. Miserere nostri Domine, miserere nostri
Degnati oggi Signore, di custodirci senza peccato. Pietà di noi, Signore, pietà di noi.

14 - FIAT MISERICORDIA TUA
Fiat misericordia tua, Domine, super nos, quemadmodum speravimus in te. In te, Domine, speravi: non confundar in aeternum
Sia sempre con noi la tua misericordia; in te abbiamo sperato. Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno

TE DEUM

          Splendido esempio di innodia cristiana, il Te Deum Laudamus si affermò già agli inizi del V secolo come canto in onore della SS. Trinità. Benché sia tradizionalmente chiamato Hymnus ambrosianus, la sua paternità rimane ancora molto incerta tanto che viene attribuito ora a S. Ambrogio, ora a S. Agostino oppure a S. Nicetas. La sua collocazione abituale è nella Liturgia delle Ore di ogni festività (espressamente durante il Mattutino), ma fin dal XVI secolo è stato impiegato come brano a sé stante, in particolare come di inno di ringraziamento e lode a Dio. Del Tardo Rinascimento si ricordano, ad esempio, le versioni polifoniche di Palestrina e Lasso, mentre dall'epoca barocca il Te Deum è abitualmente connesso con la celebrazione di avvenimenti di carattere politico, diventando così lo sfavillante simbolo religioso e musicale della supremazia dei potenti. Nascite regali, incoronazioni, anniversari e ancor più vittorie militari hanno avuto come colonna sonora le stupende architetture costruite su questo testo da Luily, Purcell, Charpentier o Haendel (che ne scrisse ben cinque) e da molti altri. Oltre che negli esempi del secondo Settecento (Haydn e Mozart), II Te Deum mantenne il suo carattere solenne e magniloquente anche nei capolavori ottocenteschi di Berlioz e Bruckner e poi di Verdi. Un più meditato rapporto con i testi sacri ha suggerito a diversi compositori del Novecento di realizzare in termini musicali meno esteriori questo canto di ringraziamento, ora scelto piuttosto secondo necessità spirituali che sulla base di committenze celebrative.
          Il Te Deum di Orlando Dipiazza è un lavoro di recente creazione (luglio 2001). Vi possiamo percepire, per prima cosa, un particolare atteggiamento espressivo che permea l'intera composizione e che è il riflesso di una interpretazione fortemente interiorizzata della parola sacra, qui intesa, oltre che come veicolo di lode, anche e soprattutto come invocazione e preghiera. Da queste pagine è bandita qualunque solennità che non sia unita ad un senso di profonda partecipazione; ce lo fanno sentire le frasi incisive, il ripiegarsi mesto di molte melodie o anche certe dissonanze insistite, quasi il concretizzarsi sonoro di un continuo dolore.
          Dall'analisi poi emerge quanto il compositore abbia impiegato in modo veramente essenziale i mezzi espressivi a sua disposizione. L'impianto in tonalità minore e una voluta staticità armonica, ma ancora di più la costruzione delle linee melodiche rievocano spesso atmosfere arcaizzanti; nel tessuto sonoro si disegnano frasi che ricordano il canto gregoriano sostenute da lunghi suoni di pedale o da accordi vuoti, o si dispiegano andamenti a due voci come negli antichi discanti. Anche nelle sezioni per voci sole l'essenzialità espressiva è un tratto distintivo. Questo insieme di elementi conferisce all'opera intera una severità non scevra però di dolcezze: si noti, ad esempio, la sesta sezione Te ergo quaesumus, dove le voci ritrovano la compattezza del coro a cappella. Un'aura di serentità emana dal Safvum fac populum tuum per la tonalità maggiore e il suo disteso andamento, mentre più dense e tortuose si fanno le pagine finali, a sottolineare descrittiva- mente i turbamenti dell'animo che invoca l'aiuto divino: in te Domine speravi: non conrundar in aeternum. - Roberto Frisano

Quaderni del Coro Polifonico di Ruda

ORGANI E TRADIZIONI ORGANARIE
DEL FRIULI VENEZIA GIULIA

          ORGANI DEL FRIULI VENEZIA GIULIA - Giungere ad una catalogazione la più sistematica possibile di tutti gli organi esistenti nel Friuli Venezia Giulia; dotare gli strumentisti di un agile quanto completo supporto didattico; restituire ad una giusta dimensione storica un patrimonio che forse non ha eguali in Italia: questi gli obiettivi che la nostra Associazione Culturale intende perseguire con la pubblicazione della collana "Organi e tradizioni organarie nel Friuli Venezia Giulia" che comincia la sua avventura partendo dagli organi della diocesi di Trieste. Nella nostra attività ci è capitato spesso di doverci informare sulle caratteristiche di questo o di quell'organo che poi avremmo dovuto utilizzare nel corso del concerto. Non sempre però - fatto salva qualche rara eccezione - le risposte alle nostre domande erano precise e puntuali. Con maggiore frequenza ci veniva risposto che poco o nulla si sapeva delle caratteristiche e della storia dello strumento. Così è maturata in noi la convinzione che a questo stato di cose bisognasse porre termine.
         Ci sono stati in questi anni molti studi e pubblicazioni sugli organi - basterà qui ricordare quelli di Giuseppe Vale sulla storia dell'organo in Friuli (1927), il volume di Iris Caruana sugli organi dell' Arcidiocesi di Gorizia (1973), quello di Igino Paroni e Onorio Barbina sugli organi dell'Arcidiocesi di Udine (1973), il quaderno del Centro di catalogazione di Villa Manin sugli organi restaurati in Friuli Venezia Giulia dal 1976 al 1993, la guida agli organi della diocesi di Concordia-Pordenone di Andrea Tomasi (2000) -; ma poiché dopo il terremoto del 1976, soprattutto in Friuli, le cose da questo punto di vista sono radicalmente cambiate, ci è sembrato doveroso, giusto ed opportuno impegnarci in questo campo. Con l'obiettivo di giungere alla catalogazione e alla pubblicazione di una collana comprendente tutti gli organi della Regione in modo da venire incontro alle attese dei parroci, degli organisti e del variegato mondo concertistico locale, nazionale e internazionale.
               Abbiamo così istituito un Comitato scientifico al quale il problema è stato sottoposto. È stato quindi coinvolto il Conservatorio "Jacopo Tomadini" di Udine, per la realizzazione di un corso specifico per la preparazione dei catalogatori, e la Soprintendenza ai Beni storici, architettonici, artistici e culturali del Friuli Venezia Giulia che hanno accettato di buon grado la collaborazione e il programma di lavoro. Si è così pensato di suddividere la ricerca – che si configura come work in progress con tempi medio-lunghi di realizzazione - in otto volumi che vedranno la luce nei prossimi anni. Gli organi sono stati suddivisi per diocesi, con tre volumi per la sola Arcidiocesi di Udine dalle dimensioni molto più vaste di quelle di Trieste, Concordia-Pordenone e Gorizia. L'opera parte dalla diocesi di Trieste con la pubblicazione dello studio, integrato e aggiornato, di don Giuseppe Radole, frutto di appassionate ricerche negli scorsi decenni, ma ormai esaurito. Seguiranno i volumi dedicati agli organi delle diocesi di Gorizia, Pordenone e Udine. Gli ultimi due tomi saranno dedicati, rispettivamente, al Dizionario degli organari e all'Arte figurativa negli organi. Al termine del progetto il Friuli Venezia Giulia sarà, assieme alla Toscana e alle Marche, tra le prime regioni d'Italia a poter vantare una simile catalogazione.
          Con l'aiuto di tanti validi collaboratori sono sicuro che riusciremo a portare a termine quest'opera immane, di ricerca storica e di ricostruzione tecnica, che non potrà non avere positive ricadute per l'intero mondo culturale del Friuli Venezia Giulia.

COMITATO SCIENTIFICO
Paolo Casadio - Paolo Goi - Fabio Metz, Lorenzo Nassimbeni - Marco Sofianopulo - Loris Stella

 Pier Paolo Gratton
Presidente del Coro Polifonico di Ruda

Il Coro Polifonico di Ruda
http://www.coropolifonicoruda.it

Le origini - A Ruda - piccolo paese della Bassa pianura friulana in provincia di Udine, a cinquanta chilometri da Trieste e a poco più di un centinaio da Venezia - si è sempre cantato. Notizie tratte dalle visite pastorali del vescovo di Gorizia Carlo Michele d'Attems nella seconda metà; del XVIII secolo testimoniano della capacità dei rudesi di attrarre l'attenzione del prelato con soavissimi canti.  Queste doti innate furono ulteriormente sviluppate nel corso del XIX secolo, in particolare grazie alla lungimirante politica scolastica dell'impero asburgico (il Friuli orientale rimase sotto la dominazione di Vienna fino alla guerra del 1915-1918). La musica era insegnata nelle scuole elementari e questo favoriva l'aggregazione giovanile e il formarsi di gruppi di cantori.  Dopo la prima guerra, giunta l'Italia anche in riva all'Isonzo, queste caratteristiche locali non andarono disperse. Anzi, esse trovarono negli anni e nei decenni successivi ulteriori proseliti. Personaggi come Vito Lipizer, Riccardo Zumini, Ezio Stabile, Onorio Novelli, Alberto Andloviz e soprattutto Alfonso Mosettig ebbero il merito di continuare su questa strada e di diffondere ulteriormente nella gioventù, attraverso filarmoniche, bande e piccoli cori, la cultura musicale che trovò a Ruda terreno fertile sul quale svilupparsi.  Il primo documento scritto di un concerto vocale-strumentale nel quale si cita il Coro di Ruda è del 1926. Il concerto, come risulta da un invito custodito nell'archivio del coro, si svolse nella Sala sociale. Il programma prevedeva musiche di Verdi, Mascagni, Gounod, Fètras e Stabile. Baritono solista: Giovanni Gobbo; violino: Olimpio Gratton.

Gli anni 60 - I primi anni del coro furono anni caratterizzati da una intensa attività concertistica, prevalentemente dedicata al canto folcloristico. Nell'Italia della Ricostruzione e poi dello Sviluppo economico, il collegamento con le proprie radici e il cantare la propria condizione sociale divennero quasi un obbligo. I maestri che diressero il gruppo nei primi lustri pescarono a piene mani nel patrimonio folcloristico friulano e regionale. Oltre ai classici, Arturo Zardini, Cesare Augusto Seghizzi, Rodolfo Kubik, Albino Torre e Tita Marzuttini, trovarono spazio nel repertorio del coro anche autori triestini quali Piero Pezzè, Mario Macchi, Antonio Illersberg e altri.  I primi concerti non potevano non svolgersi in Friuli: in quegli anni le rassegne e le sagre paesane erano il pane quotidiano nella vita del coro. Parallelamente, e soprattutto grazie all'arrivo del maestro Tullio Pinat, anche la polifonia, cioè il canto a più voci, contrappuntato, incominciò ad entrare nel repertorio del coro. Anche per esigenze di carattere estetico e musicale, nel 1966 il coro decise di cambiare nome: divenne Coro Polifonico di Ruda. Ai successi regionali seguirono ben presto le performance nazionali: Arezzo e Roma furono le prime tappe di un certo peso, affrontate, raccontano i vecchi coristi, grazie anche alle collette che periodicamente i responsabili organizzativi del gruppo allestivano in paese

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 Il Direttore: M° Giandaniele Zanettovic 

I giorni nostri - Il lavoro di perfezionamento sempre voluto dai direttori che via via si sono alternati alla guida artistica del coro, ha ben presto portato la notorietà del gruppo oltre i confini regionali e nazionali. A partire dagli anni Settanta, infatti, quasi come in un crescendo rossiniano, il Coro Polifonico di Ruda è presente sui principali palcoscenici d' Europa, sia su invito di importanti enti artistici, sia su invito di cori europei. L'intenso studio e soprattutto il passare inesorabile del tempo hanno scandito anche i vari rinnovamenti del coro nel corso dei decenni.  Una prima fase può essere fatta coincidere con gli anni a cavallo tra i Sessanta e i Settanta. I pionieri, coloro che magari avevano fatto parte del coro ancora prima della guerra, lasciarono il posto a coristi più giovani,  esiderosi di continuarne l'esaltante opera.  Una seconda fase di rinnovamento può essere individuata alla fine degli anni ottanta, fase caratterizzata da un più puntuale lavoro culturale coincidente con la collaborazione con l'Orchestra Filarmonica di Udine e altre orchestre regionali. La forza di attrazione del Coro Polifonico di Ruda si è fatta via via più stringente proprio a partire dagli anni settanta. Mentre all'origini quasi tutti i componenti il gruppo erano di Ruda o delle frazioni, nel corso degli anni nel Coro sono entrati coristi di vari paesi. Oggi il Coro Polifonico di Ruda può con orgoglio definirsi un complesso internazionale, anche per la sua composizione. Vi aderiscono, infatti, non solo coristi dell'intera regione, ma anche del Veneto e studenti esteri che nel lavoro quotidiano con il Polifonico di Ruda trovano sia motivo di soddisfazione personale, sia occasione per accrescere e perfezionare il proprio bagaglio culturale e professionale.

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