vini & vigneti

 

  

FRIZZANTI RIFLESSIONI
BOLLICINE FRIULANE?... SI, GRAZIE!

          Senza nulla togliere alla storia ed alla primogenitura, in fatto di bollicine, dello Champagne, non è difficile dar torto alla signora che, davanti allo scaffale invitante, quest’anno si è fermata a riflettere un po’ di più che in passato prima di acquistare per le feste.
          Per due motivi: innanzitutto perché i costi di una bottiglia di marca sono proibitivi e se, per contro, sono troppo bassi puzzano di bruciato.
          Bollicine taroccate, per farla breve. Inoltre lo spumante metodo classico italiano, cioè quello ottenuto con fermentazione in bottiglia, ha fatto passi da gigante in quanto a qualità ed è competitivo con il più blasonato cugino francese.
          Con quello che, di buono, passa il nostro convento, vediamo di ipotizzare tempi e modalità di quella che è stata la presenza , sulle nostre tavole, di bollicine nostrane. Per un menù tutto a base di pesce la scelta può essere caduta su un FRANCIACORTA o un CLASSICO TRENTINO (ricco di “Talento”) ma probabilmente di più sull’ l’ottimo CLASSICO FRIULANO di tre–cinque anni, che una decina di cantine produce con un mix di Pinot nero e Chardonnay (nonché, nel COLLIO, Ribolla gialla).
          Caratterizzati da bollicine molto fini e persistenti, sinonimo di qualità, sono quasi tutti BRUT, ovvero secchi, e con il pesce ovvero a tutto pasto, dall’aperitivo al botto di San Silvestro, non hanno problemi. 
          Meno impegnativo, sia al palato che al portafoglio, può essere stato un Prosecco 2008 metodo CHARMAT, ovvero fermentato in vasca inox, che dai Colli di Valdobbiadene è scivolato nella pianura friulana, più disponibile ad adottarlo di quanto lo siano i vignaioli del Carso triestino.
          Ha avuto di certo un concorrente nella Ribolla gialla , molto duttile , in gran spolvero per il bel nome che ha e che vorremmo più in alternativa “ferma“ alla Malvasia istriana che, se “mossa“, allo Chardonnay. Ma, si sa, le leggi di mercato hanno ritmi impensabili per chi ama la tradizione.


L’enologo Stefano Trinco alle pupitres dello spumante classico,
nelle Cantine Vigneti Pittaro di Codroipo

          Diverso è il discorso dello spumante aromatico oppure dolce, da abbinare a dessert e torte varie. Nel primo caso il MOSCATO d’ASTI 2009, a 6 gradi d’alcol e molto ricco di zuccheri e profumi di viola e di rosa è piaciuto molto alle signore nonché ai marit , che - etilometro alla mano- hanno pensato più a difendere la patente che la glicemia.
Ma, si dice, non sono stati in pochi a rivalutare, a fine pasto anche un buon Verduzzo friulano spumante amabile e lievemente tannico ma non stucchevole, di prezzo corretto e dai piacevoli sentori di fiore d’acacia.
          RAMANDOLO e PICOLIT DOCG, da uve appassite su graticci, sono usciti elegantemente da questa competizione in quanto sono tipologie superiori e meritevoli d’essere degustati in meditazione, senza subire intrusioni aromatiche di dolci vari.
          Chi per sua fortuna ha frequentato i Corsi AIS, Slow Food, Enologi e ONAV, imparando molto sia sui vini che sui corretti comportamenti a tavola e nelle degustazioni, ha seguito la regola che segue.


Paolo Rizzi, “artigiano delle bollicine”,
stappa il PIEdiMONT classico brut con il cosiddetto
colpo di fucile

          Quando si stappa lo si faccia “con botto a colpo di fucile “ (e non gesticolando quale pilota da “Formula uno” eccitato dal podio e dalle “veline”) con un’avvertenza: mano sul tappo, non lavare le pareti e non mirare né all’occhio dell’ospite né al “ velenoso” neon del soffitto. Rovinerebbe la festa, l’amicizia e, come già successo, anche la fedina penale!

claudiofabbro@tin.it - febbraio 2010