EVENTI

A TEATRO CON VETREN 

     Sono ormai passati due anni dall’inaugurazione dell’orfanotrofio di Vetren, un progetto che ha coinvolto e appassionato il manzanese  in una gara di solidarietà per cento bambini orfani  in Bulgaria.
     L’impegno  preso dal gruppo di continuare a garantire l’efficienza e la manutenzione della struttura non è venuto meno: nello scorso mese di agosto un gruppo di volontari ha collaborato con una ditta locale alla sistemazione e messa in uso di tre stanze nel sottotetto dell’orfanotrofio, che serviranno per ospitare bambini con particolari diagnosi infettive. L’intervento è stato sostenuto con  le offerte che continuano a pervenire alla ONLUS “Per Vetren”  con generosità e fiducia.
     In Bulgaria, ormai prossima all’entrata in Europa, le condizioni di vita, perlomeno in città, stanno migliorando velocemente. Negli orfanotrofi si registra un minor numero di presenze, forse dovuto anche all’aumento delle adozioni internazionali. In settembre, l’orfanotrofio di Vetren è stato riconosciuto dalla Commissione del Ministero della Sanità il migliore della Bulgaria, e come tale continua ad avere un numero di  presenze al massimo della sua ricettività.
     Chi ha seguito in questi anni la realizzazione del progetto sa che, oltre all’intervento di ristrutturazione dell’orfanotrofio, la ONLUS “Per Vetren” ha organizzato diversi scambi e attività culturali, sportive  e religiose con la Bulgaria. L’iniziativa svoltasi lo scorso 29 e 30 settembre è sicuramente la più singolare e simpatica di tutte. In tale occasione, prima a Castions di Strada e la sera dopo a San Giovanni al Natisone, la Compagnia Teatrale ARCOBALENO di Vetren, costituita da giovani dilettanti del paese, ha presentato in lingua italiana una commedia bulgara intitolata “Il regno delle donne”, con la regia di Ivan Zambasov.
     Grande volontà e  tenacia trasparivano dal gruppo teatrale, che in meno di sei mesi ha messo in scena la commedia in italiano. Gli attori, supportando con buona mimica ed efficace gestualità le difficoltà linguistiche, sono riusciti a coinvolgere e divertire il pubblico, che ha manifestato grande apprezzamento e  simpatia. Le rappresentazioni sono state introdotte da alcuni brani eseguiti dal cantante lirico Roslan Dimchev Vassilev,  accompagnato al pianoforte dal maestro Gianluca Micheloni, e dalla giovane cantante di musica popolare bulgara Gergana Tomova Donova.
     Il gruppo, nei giorni di permanenza a Manzano, è stato accompagnato da una delegazione formata dalla Direttrice e assistenti dell’orfanotrofio, e da altre persone vicine al progetto; per molti questa è stata la prima opportunità di visita in Italia. I volontari dell’associazione “Per Vetren” si sono prodigati per l’ospitalità, inserendo nel soggiorno anche visite a Venezia e Udine.
     L’evento, come sottolineato durante la serata, qualifica ancora una volta l’ampiezza dell’operato dell’associazione, consolida la vocazione mitteleuropea della nostra zona e contribuisce ad avvicinare due paesi che presto faranno parte comune dell’Unione Europea.

il servizio>>>
 

Abbazia di Rosazzo, Dicembre 2005

     Conclusa la Mostra di scultura di Novello Finotti l’11 dicembre, gli Amici di Vetren hanno allestito nella Sala degli Affreschi dell’Abbazia una Mostra fotografica dal titolo “Uno sguardo oltre…”, dedicata all’opera umanitaria realizzata dai nostri volontari in cinque anni di lavoro in Bulgaria.
      E’ a cura di Barbara Andriolo di Osoppo, un’artista volontaria che ha operato a Vetren e che ha documentato, con splendide foto, la vita nuova che tanti nostri amici hanno reso possibile ai cento piccoli bulgari.
      La Mostra, analoga a quella svoltasi lo scorso anno presso il Castello di Udine, Sala della Contadinanza, si inaugura oggi, domenica, alle 19.00. Rimarrà aperta fino al 31 gennaio, visitabile nell’orario di apertura dell’Abbazia (9-12, 15-18).

Inaugurazione della mostra



 Gastone Piasentin, Barbara Andriolo, don Dino Pezzetta ed Ezio Cleri

     Una Nota natalizia - Tra quei bambini riportati sulle gigantografie, c’è anche Sasho (Alessandro), un piccolo nato con una gravissima malformazione al piede e che le nostre signore hanno voluto a tutti i costi venisse operato. I dottori del Gervasutta di Udine (Di Benedetto e D’Osualdo) si sono recati, con i dirigenti della nostra Associazione, in Bulgaria ed hanno visitato il bambino e preparato le condizioni dell’intervento. Una ditta specializzata del Pordenonese ha realizzato la protesi. Tutti sono intervenuti gratuitamente. Nei prossimi giorni anche Sasho potrà correre, vivere ed aprirsi al futuro come tanti suoi amici nati più fortunati. Grazie, amici.

Per offerte alla ONLUS "PER VETREN":
Banca di Credito Cooperativo di Manzano c/c 10000 ABI 8631 CAB 63930

Uno sguardo oltre...

     Quasi un centinaio di bambini ospiti dell'orfanotrofio di Vetren, dai più piccoli con pochi giorni di vita ai più grandi di tre anni, attendono con ansia di vedere entrare nelle loro stanze le donne del gruppo dei volontari o le infermiere assunte dall'istituto per accudirli.
    I piccoli ospiti che fino a poco tempo fa dormivano in lettini con le sponde in ferro, dove spesso la vernice bianca era scrostata dal tempo e dall'usura, ora possono godere di lettini in legno molto confortevoli, grazie alle donazioni raccolte dalia Associazione "Onlus per Vetren".
     E sempre grazie ai lavori di ristrutturazione dell'edificio ogni anno è assicurata loro una vita in ambienti sempre più accoglienti e confortevoli, con pavimenti nuovi, serramenti rifatti che non lasciano più entrare spifferi durante i rigidi inverni, ampi corridoi, stanze per i giochi, un'infermeria attrezzatissima, cucine nuovissime da far invidia ai nostri ristoranti, una lavanderia con macchinari moderni che sono sempre in funzione per lavare montagne di tutine e vestitini che ogni giorno si ammucchiano nei cestoni.
     Sicuramente le condizioni di vita dei bambini sono migliorate nettamente grazie alle opere di ristrutturazione. Malgrado ciò colgo sguardi tristi, piccoli occhi che piangono, che chiedono amore, un biberon da succhiare, occhi che sperano un abbraccio, un sonno ristoratore e sogni tranquilli... e forse una famiglia dove essere accolti. Ma anche sguardi dolci e carichi di gioia e gratitudine per aver ricevuto anche solo per un attimo una piccolissima attenzione.
     Sento anche adesso una stretta al cuore quando ripenso a quei bambini e a come ti si avvinghiano e ti stringono forte con le braccio e le gambine quando li tiri su dal lettino o da questi grandi box dove condividono lo spazio con altri 10-12 coetanei.
     Abituati a trascorrere la maggior parte delle giornate nei lettini e a guardare il mondo tra le sbarre delle sponde, aspettando l'ora della pappa, quando un'infermiera entra con un vassoio enorme dove sopra ci sono tutti i biberon, in riga come tanti soldatini, e in un batter d'occhio i bimbi finiscono il proprio e cercano di prendere quello del loro amico vicino.
     Per i più grandini vengono distribuite delle ciotole in alluminio con una pappa che sicuramente i nostri bambini italiani, abituati ad ogni ben di Dio, non troverebbero affatto invitante.
     Ma per questi piccoli ospiti dell'orfanotrofio ogni giorno trascorre uguale, e quando le donne italiane giungono al loro istituto è per loro una gran festa perché c'è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, una nuova canzone da ascoltare, un girotondo nel parco nelle giornate estive, una scatola piena di bandone colorate, un telefono rotto che si trasforma per loro in un gioco nuovo. E le piccole vasche di plastica che abbiamo riempito d'acqua e portato in giardino, per far trovare loro un po' di refrigerio, nei caldi pomeriggi estivi, si trasformano in catini dove Mimi gioca a togliere i vestiti suoi e quelli del fratellino e a metterli in ammollo per lavarli.
     Ogni cosa per loro è una novità, come le pere dell'albero vicino al parco giochi che erano maturate da poco ed erano cadute e qualche bambino si è riempito le tasche e il berretto per portarle in camera, Nenca distribuiva ai suoi amici, Sonia invece ne ha mangiate così tante da farsi venire un gran mal di pancia. Ma ciò che più di ogni altra cosa mi ha riempita di stupore è stato cogliere lo spirito solidale di questi bambini e il loro forte senso di condivisione di ogni cosa.

     Abituata a vedere i bambini del nostro mondo, di sfrenata materialità, bambini viziati dalla quantità di giochi, vestitini alla moda, regali di ogni sorta, pronti ad affermare su tutto il loro possesso e la loro proprietà (non vuoi essere un giudizio ma una semplice constatazione) mi ha certamente commossa vedere i bambini dell'orfanotrofio scambiarsi le scarpine, i vestiti, i giochi. Ed ogni cosa era di tutti.
     Una scena è particolarmente impressa nella mia memoria: il pianto di una bambina consolato da una carezza fatta dalle dolcissime mani di una sua compagna di stanza appena più grande. Sono rimasta incantata a guardare queste due piccole anime schiudersi in un sorriso per l'amorevole gesto fraterno scambiato.
     O come quel pomeriggio nel parco, quando spingevo sul grande dondolo alcuni bambini cantando loro una canzone in italiano che da due giorni mi tornava in mente, sempre la stessa, dopo averla ripetuta una decina di volte mi sono distratta a guardare altrove, e dopo alcuni minuti mi sono sentita tirare per la maglia, ho abbassato la testa e Jackson, appena ha incrociato il mio sguardo, ha continuato la canzone esattamente da dove un momento prima io avevo smesso.
     Tanti sono i momenti che mi hanno commossa ma sia per la loro sacralità e la loro bellezza, sia per riuscire a viverli fino in fondo, non li ho ripresi con la macchina fotografica ma sono ben impressi nella mia memoria e nel mio cuore.
     In questo momento ripenso a tutte le immagini custodite nella mente e riguardando le fotografie dei bambini mi piacerebbe tanto potessero per un attimo prendere vita e gli occhi tristi dei nostri piccoli amici potessero liberare le lacrime che trattengono, narrando così la storia di ognuno di loro. Una storia che per i più fortunati è "solo" triste, per tanti, invece, è davvero drammatica.
     Come la storia di Anelia e di suo fratello, entrambi ospiti dell'istituto, non come orfani ma lì parcheggiati dai genitori naturali (mi si conceda questo termine).
     E come loro tanti altri che pur avendo una famiglia vivono nell'orfanotrofio perché provengono da realtà ancora più povere o con grosse problematiche.
     Di tanto in tanto qualche genitore si presenta a fare visita ma purtroppo non sono mai momenti piacevoli perché i bambini si sentono ancora più. confusi e smarriti e non riconoscono certo il ruolo di queste persone che hanno fatto da genitori solo per pochi giorni della loro vita.
     Il dramma di molti è che i genitori veri non concedono i loro figli in adozione, togliendo loro la possibilità di una condizione di vita migliore. Ciò significa che raggiunta l'età di 3-4 anni per questi bambini esistono solo 2 alternative: quella di essere accolti in un altro istituto, in quanto rientrano in un'altra fascia d'età, o quella di rientrare in famiglia. Sinceramente non saprei quale delle due possibilità sia la peggiore.
     Il dramma vissuto dalla coppia di fratelli di cui parlavo prima mi è stato raccontato da Diana e da Nada, due donne volontarie partite lo scorso ottobre.
     Un bel giorno i genitori naturali dei due bambini sono venuti all'istituto per riprenderli in famiglia ma la gioia di questa unione è durata ben poco. Così dopo poco tempo il padre si ripresenta all'orfanotrofio con l'intenzione di riportarli indietro ma lì vi lascia solo la bambina mentre il fratello lo porta in un altro istituto. Cosa la piccola Anelia abbia visto e vissuto in seno alla sua famiglia non verrà forse mai raccontato dalle sue parole, ma i suoi occhi ancora più tristi, il suo sguardo fisso nel vuoto, la sua mancanza di reazione a qualunque stimolo, parlano da soli. I vestitini nascondono dei segni neri lungo il suo corpo e il suo viso presenta delle cicatrici, che per la loro forma fanno pensare a bruciature di sigaretta. La bambina vive i suoi primi giorni, dopo il rientro, in una stanza in isolamento e passa le ore seduta sul davanzale delle grandi vetrate che danno sulla camerata dei bebé. Il suo sguardo è fisso, duro, la sua espressione altera. Anche quando qualcuno entra nella sua stanza per portarle il pranzo lei rimane immobile, non si lascia avvicinare, non abbassa mai la testa, resta chiusa nella più totale diffidenza. Ogni persona adulta percepisce il suo sguardo come una condanna. Solo gli infiniti tentativi di Diana per riconquistare la fiducia della bambina avranno alla fine un esito positivo. Solo lei riuscirà ad attirare la sua attenzione trascorrendo interminabili ore dietro al vetro, con la mano aperta in un saluto o nel tentativo di inviarle un bacio, poi là mano si posa sul vetro e la piccola con molta titubanza allunga la sua. E' una grande conquista ma il suo sguardo è ancora duro e immobile. Passeranno ancora molti giorni ma alla fine, pur accettando solo la compagnia e le amorevoli attenzioni della nostra volontaria, il suo viso si rallegra e sulle sue labbra nasce un nuovo sorriso.
     Al rientro dal suo viaggio, sarà proprio Diana, che per 15 giorni è diventata la mamma italiana di una bambina che non si sa con precisione quali violenze fisiche e mentali abbia vissuti, a raccontare, con la voce rotta dall'emozione, che il dono più grande l'ha ricevuto proprio lei. L'esperienza con Anelia è stata la chiave che ha aperto una grande porta ed un nuovo modo di sentire e di vivere la vita. Un modo per andare oltre... Sarà proprio la fotografia di Anelia avvolta in un asciugamano colorato ad ispirare il titolo della mostra fotografica.
     C'è anche la storia di un bambino, Sasho, molto allegro e vivace, nato con una malformazione alla gamba, lieve alla nascita ma che crescendo è diventato un vero e proprio handicap fisico. Solo una serie di operazioni chirurgiche potrebbero risolvere il suo problema. Solo nella capitale, a Sofia, esiste una struttura e un equipe medica in grado di fare il primo intervento ma i costi sono molto elevati e l'orfanotrofio non è in grado di sostenerli. Oltre al problema economico c'è quello dell'assistenza in ospedale. Essendo distante un centinaio di chilometri nessuna delle donne assunte dall'orfanotrofio, per accudire i bambini, può recarsi a Sofia e dedicarsi totalmente a lui, peraltro il personale è già scarso nell'istituto.
     Per ovviare e questo problema Nada considera la possibilità di recarsi personalmente all'ospedale nell'eventualità che divenga fattibile l'intervento in Bulgaria. Si pensa anche a portare il piccolo in Italia e far eseguire l'operazione in un ospedale della nostra zona (in Italia questo intervento è più comune).
     Purtroppo l'unica possibilità di espatrio per il bambino consiste nell'avviamento delle pratiche per l'adozione internazionale. Ma per quanto numerose possano essere le coppie che scelgono di adottare un figlio, molto rare sono quelle che in adozione scelgono un bambino portatore di handicap.
     Con l'intento di rendere omaggio ai bambini dell'orfanotrofio ho scelto proprio loro quali protagonisti della mostra fotografica, riservando anche una parte alla documentazione di alcuni momenti di vita della gente del posto con una cultura e tradizioni diverse dalle nostre.
     Il mio GRAZIE va in modo particolare ai bambini dell'orfanotrofio di Vetren per tutte le emozioni che mi hanno regalato, con le loro lacrime e i loro sorrisi. Ma soprattutto per avermi permesso di far ordine dentro me stessa, aiutandomi a vedere i veri valori della vita e facendomi sentire davvero fortunata per avere la possibilità di cambiare ogni giorno il mio presente e il mio futuro mentre la loro unica speranza di cambiamento di vita è racchiusa nell'ADOZIONE.
    "Uno sguardo oltre..." è il titolo scelto per la mostra e tante sono le parole che potremmo aggiungere a completare questa frase. Una parola in particolare mi viene alla mente: INDIFFERENZA.
    "Uno sguardo oltre l'indifferenza" perché siamo tutti fratelli e non è necessario conoscere la lingua del luogo per conoscere una persona di terra straniera poiché il cuore sa quello che la lingua non potrà mai pronunciare ne l'orecchio udire.

Barbara Andriolo

Festa danzante a Vetren 

     A Vetren era stato annunziato l’arrivo di quattro persone importanti: il presidente della “ONLUS per Vetren” Ezio Cleri, il geometra Gastone Piasentin, il presentatore e poeta Enzo Driussi e il nostro grande amico e benefattore Daniele Decorte. (Al gruppo si erano unite due signore...!).  Arrivati a Sofia venerdì in tarda serata abbiamo preferito fermarsi in quella città per trascorrervi la notte. Il mattino seguente, accompagnati dal signor Kusman, siamo partiti alla volta di Pazardjik  per partecipare alla festa della di quella città. Eravamo stati invitati dal Sindaco nel corso del simposio tenutosi in Abbazia nel mese di aprile. Siamo stati ricevuti  in Comune, poi abbiamo assistito ai vari spettacoli e al rinfresco che ne è seguito.  
     Rientrati a Vetren in serata, con noi era a cena il capo della polizia della città e alla sua signora, anche il Sindaco di Vetren che portava con se una fisarmonica. Subito Enzo Driussi si mise a suonare le melodie del nostro Friuli, dimostrando di essere un buon conoscitore dello strumento. Immediatamente nella testa di non so chi, scattò l’idea di suonare per i bambini di Vetren.


 Nelle foto: Daniele, Anna Maria, Nada e Enzo

     Il mattino seguente ci recammo nell’istituto e pregammo le assistenti di portare in una stanza i più grandicelli. Enzo allora, accomodatosi su una seggiolina, iniziò a suonare. Dapprima i bambini rimasero immobili ad ascoltare la musica con gli occhi fissi sul suonatore, ma, quando Enzo scivolò dalla sedia e, inginocchiato, sempre suonando si avvicinò ai bimbi, questi, come per incanto, prima timidamente poi con coraggio si misero a ballare… Qualcuno ballava da solo, altri invece a coppie. E’ stata la festa danzante  più bella e suggestiva di ogni altro spettacolo. Eravamo tutti commossi… Guardai Enzo: dai suoi occhi scendevano due lacrime…

     Intanto Daniele, Ezio e Gastone continuavano a scattare fotografie… Subito dopo i bambini si avvicinarono a suonatore desiderosi di toccare quel marchingegno da cui uscivano tante note. Quanta fatica poi per staccarli e salutarli!

     Ci lasciammo a malincuore! Sono convinta che i quattro amici sono rientrati in Italia con il desiderio di tornare al più presto in Bulgaria per organizzare un’altra festa danzante per i bambini e… perché no, anche per il personale. 

(Maggio 2005 - Anna Maria Colaone)

Abbazia di Rosazzo, 5 Dicembre 2004
Assemblea generale della "Onlus Per Vetren"

VETREN: OPERAZIONE CONCLUSA!

Domenica 8 agosto abbiamo vissuto una giornata memorabile. Un centinaio di noi (50 in pullman, 20 operai volontari già sul posto per le ultime rifiniture, una trentina di altri aderenti alla Onlus-Per Vetren ed amici) ha inaugurato il manufatto che il 1° maggio scorso è stato definito “il gioiello dei Balcani” e che per noi rappresenta 4 anni e mezzo di impegno a tutti i livelli.
Erano presenti le più alte cariche istituzionali, dal vicepresidente della Repubblica Bulgara, a deputati al Parlamento, autorità regionali e provinciali, rappresentanti delle diverse agenzie sociali e sanitarie. E tutto il paese.
Un orfanotrofio che era destinato a chiudere ora è diventato un modello per tutta la Bulgaria. La Televisione Nazionale ha dato notizia nel TG della sera, i quotidiani sono usciti con Ezio e Nada Cleri (cittadini onorari) in prima pagina.
Una bella festa che “onora tutti quelli che in qualsiasi modo hanno contribuito a costruire mura e rapporti in un paese che ci è diventato amico” (Ezio Cleri).
Grande esperienza – umana, culturale e religiosa insieme – l’ha vissuta il gruppo che ha voluto giungere in Bulgaria in pullman. Una settimana di viaggio, 3000 km, attraversando Slovenia, Croazia, Serbia (i paesi della guerra dei Balcani) e visitando Sofia (la capitale) e Plovdiv (l’antica Filippopoli, con il suo anfiteatro romano), Bachkovo (il più antico monastero bulgaro) e Stara Zagora (la sede del metropolita Galaktion, con una preghiera ecumenica insieme ai fratelli ortodossi). E infine Vetren, il paese dei nostri progetti e passioni, accolti dai volontari ed amici, insieme alla popolazione in festa.
Non abbiamo dimenticato Oleis, che alla stessa ora ci ricordava nella Liturgia della Parola. L’abbiamo ricordata anche perché è stata la prima a rispondere all’appello di quei 100 piccoli rimasti, in inverno, senza latte: le mamme hanno raccolto subito 1 milione di lire per il latte.
L’operazione si è conclusa, ma i rapporti continuano. Stiamo preparando in Abbazia, per la prossima primavera, il 2° SIMPOSIO CON LA BULGARIA (dopo quello del gennaio dello scorso anno). Parteciperanno Bruxelles (Parlamento), Berlino (Università), Sofia (Parlamento, Università, Chiesa, mondo delle medicina, delle istituzioni sociali e assistenziali) 

Incontri in Abbazia

     E’ stato veramente emozionante l’incontro avvenuto oggi, mercoledì 19 Agosto, fra Eva Tinka e i volontari Marisa, Francesco e Anna Maria, che prestano la loro opera in Bulgaria.
     Eva Tinka è una bambina di circa 4 anni, proveniente dall’orfanotrofio di Vetren, accolta con tanto amore nella famiglia dell’ing. Luigi Colmano e della moglie Isabelle.
     La famiglia, originaria di Forni di Sopra, vive tra Parigi e Verona, dove opera l’ingegnere.
Ad accompagnare la bimba c’era anche la nonna Delia e la zia Maria.

     Appena arrivati Eva si è letteralmente gettata nelle braccia di Marisa, creando un momento di grande emozione. In seguito è passata da Anna Maria e poi da Francesco dal quale non voleva più staccarsi.
     Eva è una bambina bellissima con degli occhini meravigliosi, simili a quelli di tanti bambini che abbiamo incontrato a Vetren.
     Nel corso dell’incontro, a cui era presente anche il rettore dell’Abbazia, don Dino Pezzetta, il nostro pensiero è andato a Vetren dove altri bambini, e sono tanti, aspettano una mamma e un papà.
     Grazie Luigi, grazie Isabelle per quanto fate per Eva.
     Per noi che abbiamo conosciuto quei bimbi, è una gioia immensa quando ci comunicano la partenza di qualcuno verso una nuova famiglia, una nuova vita, anche se ci rattrista il pensiero di non vederli più, perché non ci è sempre possibile sapere dove vanno.
     Grazie di nuovo da parte di tutta la nostra Associazione e quando venite in Friuli portateci Eva, come fanno tanti altri genitori come voi che, con tanto amore e generosità hanno sentito il bisogno di dare sicure prospettive di vita a bambini soli e indifesi.
     Grazie a tutti, Dio vi benedica.

Abbazia di Rosazzo, 14 Luglio 2003

Incontro del gruppo "per Vetren", per festeggiare il rientro del gruppo di volontari, che per due settimane ha lavorato nell'orfanotrofio bulgaro. Nell'occasione, è stato presentato il manifesto dei festeggiamenti in programma in Bulgaria l'1 e 2 Agosto.


DUE CORI PER 100 BAMBINI

Nel chiostro dell’Abbazia di Rosazzo, i due Cori di Staranzano e di Mariano del Friuli hanno cantato musica da tutto il mondo per i bambini dell’orfanotrofio di Vetren (Bulgaria).  Con gratitudine Ezio Cleri, presidente della Onlus “Per Vetren”, e don Dino Pezzetta, rettore dell’Abbazia, hanno interpretato i sentimenti dei cento volontari del Manzanese impegnati, da tre anni a questa parte, nella grande opera umanitaria che abbatte tutte le frontiere nel mondo.