.Manzano (33044)
Sede municipale: Manzano, v. Natisone, 34
tel. 0432740774 fax 0432740515
e-mail: comune@comune.manzano.ud.it
Superficie Kmq 30.86
Altitudine m 43- 237

N  45° 59.50  -  E  013° 22.95

 IL TERRITORIO DI MANZANO NELLA STORIA

 

 LA SEDIA PIU' GRANDE DEL MONDO

Manz01.JPG (22254 byte)
Chiesa parrocchiale

Manz10.JPG (6668 byte)

Manz11.JPG (7646 byte)

     Il palazzo municipale

     Palazzo seicentesco dei conti di Manzano

BREVI CENNI STORICI

    Manzano deve la sua origine all'abitudine romana di distribuire ai soldati in congedo terre giacenti ai confini del territorio direttamente controllato da Roma, per "romanizzare" gli alleati e consolidare i confini: probabilmente il toponimo deriva dal nome di un ex soldato divenuto colono, che la tradizione indica come Amantius.

     La villa rustica divenne presto insediamento romano per la posizione strategicamente utile lungo le rive dei Natisone: subì però varie incursioni tra la fine del IX e la metà del X secolo che la lasciarono distrutta e spopolata, Manzano rinacque quando divenne possedimento dei monaci agostiniani dell'Abbazia di Rosazzo, che reintrodussero qui la coltivazione della vite, ottenendo ottimi risultati. Infeudata negli ultimi anni del secolo XI ad una nobile famiglia di stirpe tedesca, poi denominatasi "da Manzano", seguì il destino dei propri dominatori e fu coinvolta nelle guerra che opposero il Patriarca di Aquileia ai conti di Gorizia. Fu borgo fortificato e dotato di un Castello, poi distrutto nel 1431 su ordine del Senato della Serenissima, che si era impossessata del territorio: questa distruzione rese la popolazione incapace di difendersi dalle incursioni e negli anni successivi si dovettero registrare drammatici scontri con le truppe turche che saccheggiavano la zona. Manzano venne incendiata nel passaggio delle truppe dei duca di Brunswich e rimase un piccolo centro agricolo che fondava la propria autonomia sulla viticoltura e sulla produzione di vini pregiati (famosi ed apprezzati ancora oggi il Picolit ed la Ribolla Gialla di Rosazzo) fino al secolo scorso, quando su una preesistente base di piccolo artigianato fu impiantata una industria per la lavorazione del legno e produzione di sedie. Oggi Manzano, costituisce uno dei più importanti poli europei all'avanguardia per il design e la produzione di sedie.

Manz08.JPG (16681 byte) 
Il Monumento ai Caduti. Sulla lapide si legge: OBBEDIMMO E CI RAPÌ LA GLORIA

     Manzano e le sue frazioni di Manzinello, Oleis, Rosazzo, San Lorenzo, San Nicolò e Soleschiano offre numerose strutture ricettive adeguate all'importanza del "centro della sedia" ed, oltre alle bellezze artistiche, è punto di partenza di piacevoli escursioni: ricordiamo quella al Poggiobello e quella alle rive del Natisone, le visite all'Abbazia di Rosazzo ed ai Castelli di Manzano e Sdricca.

 bar26.gif (1713 byte)

I MONUMENTI

ABBAZIA DI ROSAZZO

Manz07.JPG (14527 byte)

Fondata nel IX secolo come semplice eremitaggio sul colle di Rosazzo da Cristiano Alemano, divenne oratorio e successivamente monastero, istituito dal patriarca Sigeardo verso la fine del secolo XI, ed assegnato agli agostiniani prima e ai benedettini poi. Deriva il nome dalle rose canine o rose selvatiche, che crescevano in abbondanza nei dintorni (tanto che l'abbazia era nota col nome di Monasterium rosarum). Nell'XI secolo fu munita di edifici difensivi dagli Eppenstein, che la trasformarono in rocca militare, ma successivamente fu assegnata nuovamente ai monaci. L'abbazia, già incendiata e ricostruita intorno alla metà del Trecento, fu assediata e distrutta nel 1509 dalle truppe del duca di Brunswich. Ricostruita alcuni anni dopo ebbe una nuova chiesa, ancora esistente, dedicata a San Pietro, affrescata dal Torbido a da Battista dell'Angelo detto il Moro.

Alcuni edifici difensivi e parte della cinta muraria vennero distrutti quando l'abbazia divenne residenza estiva degli arcivescovi.

CASTELLO DI MANZANO

Domina dalla sua posizione sopraelevata la valle del Natisone e controlla le strade che collegano il territorio a Cividale e Gorizia. Del possente fortilizio di epoca medievale rimangono purtroppo solo alcuni lacerti di muro.

CASAFORTE DI SDRICCA

La costruzione, d'impianto molto antico, probabilmente romano, ha forma di quadrilatero con due torri massicce: la facciata è però ingentilita da una loggia ad archi mentre all'interno si possono ammirare bei soffitti con volte a crociera.

Sul territorio sorgono alcune belle ville costruite tra il Seicento e l'Ottocento: bellissime la settecentesca villa Brazzà Martinengo a Soleschiano ed il seicentesco palazzo Ottelio.

bar26.gif (1713 byte)

La sedia più grande del mondo


LA SEDIA PIÙ GRANDE DEL MONDO
(Foto Studio Beltrame)

In via Marussigh, laterale via Trieste 
(S.S.56 direzione Gorizia-Trieste).

Un modello stilizzato realizzato in legno lamellare 
di abete rosso classe I - II con sezioni sottili in 
scala 23:1 avente le seguenti caratteristiche.

    Dimensioni in pianta a terra:cm 975 x 965.
    Altezza massima: cm 2.000.
    Gambe in struttura scatolare cava ad elementi sottili.
    Dimensioni gambe anteriori: cm 70 x 92 x 1.090.
    Dimensione gambe posteriori: cm 70 x 94 x 2.000.
    Diametro spalliera realizzata ad
     elementi piani: cm 10,5 x 190 x 725,8.
    Diametro traversi a sezione ottagonale: cm 40.
    Dimensione sedile realizzato in tavoloni di legno 
     lamellare: cm 970 x 10,5 x 950.
    Peso totale in opera: kg 22.910.
    Legname impiegato 40 mc.
    Carpenterie impiegate: 2.000 Kg. Ca.
    Ore di lavorazione: 300.
    Ore di montaggio: 120.
    Mezzi di trasporto utilizzati: 2 articolati.
        

bar26.gif (1713 byte)

 LA SEDIA
CENNI STORICI

La sedia è oggi per noi un elemento d'arredo così diffuso e quotidiano da non renderci conto che anch'essa ha avuto una sua genesi ed una sua evoluzione: nell'antichità non aveva una diffusione "di massa" ed utilizzarla era privilegio di pochi potenti, tanto che nelle raffigurazioni comune e distintiva è la posizione seduta per gli esponenti piu' autorevoli della società.

Naturalmente le forme che assumeva ed il materiale con il quale veniva realizzata variavano negli anni e secondo i luoghi di produzione e spesso si presentavano impreziositi da ricami minuziosi, su pietra come nel legno, o da inserimento di metalli o pietre rare. L'uso della sedia nelle famiglie del popolo era raro: si preferiva sedersi sulla semplice terra battuta, al più ricoperta di stuoie o paglia per evitare il contatto diretto con il terreno, oppure su rozze panche malamente squadrate. La produzione di sedie in Italia e più particolarmente nella zona del Friuli comincia probabilmente in periodo altomedievale, se si deve credere alle testimonianze quali l'ara di Ratchis, a Cividale del Friuli, che ne porta una riproduzione in un dettaglio. Più tardi è l'influenza di Venezia che però ne determina lo stile, in base al gusto dei nuovi dominatori e committenti. Mano d'opera specializzata nella lavorazione del legno giunse dal Friuli nella città della Serenissima fin dal Quattrocento ed i modelli proposti all'aristocrazia della Repubblica vennero appresi e riproposti in patria. Bisogna aspettare il miglioramento delle comunicazioni per registrare un'incentivazione della produzione locale e la specializzazione in alcuni "tipi", famosi per la loro robustezza. Con l'arrivo degli Asburgo nelle zone di Mariano e Corona e l'imposizione di un dazio altissimo (45%) si ha uno spostamento delle aziende produttrici nel vicino territorio italiano, dove le imposte erano meno gravose e la materia prima facilmente reperibile.

La nuova localizzazione si impiantava su un preesistente nucleo di produttori artigianali con attività lavorative condotte a livello familiare utilizzando anche mano d'opera femminile, soprattutto per le fasi finali d'impagliatura e rifinitura; inoltre i servizi ferroviari garantivano un comodo mezzo di trasporto per il prodotto finito.

Con lo sviluppo delle industrie nella zona del "TRIANGOLO DELLA SEDIA" la vicinanza ai comuni di residenza dei lavoratori permise il diffondersi del pendolarismo e l'integrazione dei marianesi nel nuovo ambiente di lavoro, anche se essi tendevano a non inserirsi socialmente nel contesto locale e continuavano a mantenere contatti familiari e sociali con il comune di origine. Agli inizi del Novecento la maggior parte delle imprese presenti nel "DISTRETTO DELLA SEDIA" era oriunda di Mariano. I tipi di sedia prodotti erano la caratteristica sedia "ad uso Cormons", con il sedile impagliato o costituito da listelli avvitati allo scheletro portante; la gamma produttiva poteva contare anche sul tipo "Marocca", solide sedie rustiche con le gambe posteriori arcuate, e sul tipo "Marsiglia", simile al precedente ma con le gambe diritte, Erano fornite in versione pieghevole, adatte all'uso delle trattorie e per l'arredamento da giardino; in versione rustica, a basso prezzo e rivolte ad una clientela di operai, contadini e comunità; in versione pregiata, perfettamente rifinite ed adatte per case borghesi o alberghi.

Dalle montagne proveniva il legname per la costruzione delle strutture portanti ed i macchinari, inizialmente molto semplici, venivano migliorati da esperti locali per rispondere meglio alle esigenze dell'industria: la "paglia" (frosc) proveniva dalle rive dei fiumi e veniva colorata (inzalà) dai garzoni con colori naturali (terra gialla macinata e sciolta in olio minerale).

Manzan03.jpg (33089 byte)
Impagliatrici in Via Sottomonte, intorno al 1960

Le fasi di impagliatura iniziavano con l'immersione del materiale in acqua bollente, tinto in anilina, tagliato ed arrotolato in cordone (cordon) e quindi intrecciato alla struttura della sedia fino a formare il caratteristico sedile suddiviso in quattro spicchi poi riuniti al centro.

Alcune aziende si erano dotate di materiale atto a produrre un sedia tipo "Thonet", che prevedeva una struttura tornita e l'inserimento di una speciale paglia detta "di Vienna", risultando quindi più elaborata e costosa dei tipi tradizionali.

La I Guerra Mondiale ebbe un impatto distruttivo su una positiva situazione che registrava la produzione annua di più di un milione di sedie. la ricostruzione fu lenta e difficile ma fu favorita dalla costituzione di Enti atti a favorire e tutelare lo sviluppo economico locale. Fra i tipi di sedie in produzione venne inserito il tipo "Milano", versione economica della sedia "Thonet": prima sedia appositamente studiata per uffici.

li consolidamento della produzione industriale si ebbe dopo la II Guerra Mondiale, che non ebbe un impatto altrettanto tragico della I, grazie anche alla nascita del Consorzio per lo Sviluppo della Produzione Sediaria il Friuli (1957), poi Gruppo Esportatori Sedie dei Friuli; negli anni Sessanta si registra la nascita di iniziative di formazione e ricerca del settore: l'Istituto Professionale di Stato per l'industria e l'Artigianato (1966) ed il Centro Regionale di Assistenza tecnica (1969). le aziende a conduzione familiare subirono una evoluzione in senso più marcatamente industriale e si acquistò consapevolezza dell'importanza dell'autopromozione, della specializzazione in versioni innovative o firmate da grandi "nomi" dei design italiano (come Gio Ponti, Carlo de Carli e Vico Magistretti), nonché della distribuzione a livello nazionale e mondiale.

 Oggi la zona dei "DISTRETTO DELLA SEDIA" è diventata un prototipo industriale di vaste proporzioni: accanto a relativamente poche industrie di grande e media dimensione esiste un pullulare di laboratori artigianali o micro-botteghe che forniscono il 70 % della produzione italiana ed il 50% della produzione europea.

Le incentivazioni economiche offerte dalla regione Friuli-Venezia Giulia hanno stimolato l'interesse e la creatività di molti lavoratori dipendenti che, decidendo di cominciare l'attività in proprio, hanno determinato un rinnovato interesse alle tecnologie produttive ed alle metodologie di lancio e commercializzazione, concorrendo così ad un ulteriore sviluppo e benessere del territorio.

I comuni maggiormente interessati alla produzione delle sedie sono dieci: Manzano, S.Giovanni al Natisone, Corno di Rosazzo, S. Vito al Torre, Pavia di Udine, Premariacco, Buttrio, Trivignano Udinese, Moimacco e Chiopris Viscone (e diciotto quelli inseriti nel "Distretto"), per un totale di milleduecento unità produttive e circa quindicimila addetti.

bar26.gif (1713 byte)
Testi tratti dall'opusolo
"In viaggio ... NEL DISTRETTO DELLA SEDIA"
e gentilmente concessi dalla
Edizioni SVILUPPO 2000

bar27.gif (2590 byte)

 Il Natisone a ... Manzano ...

Manz04.JPG (26560 byte)
Vedute ... dal ponte verso Nord ...

Manz05.JPG (29861 byte)
... dal ponte verso Sud ...