.LEPROSO
N  46°02.4  -  E 013°23.2

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Alcune notizie storiche di Leproso

     Ci è difficile ricostruire la storia della comunità e della chiesa di S.Martino in Leproso, perché disponiamo di limitati documenti storici. Ciò può essere dovuto al fatto che il paese è sempre stato legato, oltre che alla parrocchia di Orsaria, anche all’abbazia di Rosazzo e poi ad Ipplis. Anche civilmente ha subito giurisdizioni diverse. Altra causa può essere legata al fatto che archivi che possedevano documenti su Leproso sono andati, in gran parte distrutti durante la prima guerra mondiale.
La realtà è che neppure don Paolino Urtovic, cappellano di Orsaria, che scriveva la storia della parrocchia, nel 1911, era in possesso di un gran numero di documenti. Rare le sue annotazioni, ma utili per la nostra memoria. Ve le riporto:
"Cominciamo da Leproso, attualmente frazione del Comune Ipplis. Non abbiamo potuto consultare l'Archivio comunale di Ipplis, ma ci hanno detto che difficilmente avremo trovato qualcosa, essendo state delle manomissioni nell'Ufficio stesso.
Leproso deve essere stato (dal nome) un leprosario o meglio un lazzeretto. In un antico documento del 1200, un atto di proprietà, così si legge: « Item in Villa De Levros habet Leonardus de Oleis unum mansum in feudum ab ipso domine Ioanne ‘de Zuccola’ ».
Leproso in seguito deve essere stato sempre sotto la giurisdizione dell'Abbate di Rosazzo almeno certo fino al 1753.
     Da un Inventario di mobili della chiesa di S. Martino e della cappella di S. Lorenzo (fuori della villa) si ha in data 9 settembre 1741 che i mobili di S. Lorenzo sono mantenuti dalla chiesa di S. Martino; che nella chiesa di S. Martino tutte le carte, i rotoli altri libri concernenti il maneggio mancano e sono stati distrutti dai precedenti Camerari.
     Sotto il 1744 nell'Inventario delle chiese di Paderno e Leproso si legge questo: « Il Cameraro della chiesa di Leproso e Paderno è tenuto a portarsi colla Croce alla processione del Corpus Domini nella parrocchiale, come pure ad accompagnare questa Parrocchia colla Croce quando va a Castelmonte o alle Grazie a Udine ».
     Nel giugno 1756 si domanda di seppellire D. Simone Todone nella chiesa di Leproso di cui era Cappellano, visti i meriti di costui concesso.

  • 1° aprile 1772 i comunisti di Leproso domandano di usare di L. 200 sui civanzi della Chiesa per ristauri al coperto.

  • Il 6 giugno 1774 domandano allo stesso Capitolo di Cividale di innalzare la Chiesa nuova.

  • Il 13 dicembre 1791 segna la nuova erezione del coro colla spesa di L. 359,14, capomastro G. B. Periotti di Udine.

     Registriamo un fatto che fa onore ai buoni villici di Leproso: ‘Un sacerdote, certo D. Mulloni nipote del parroco Mulloni, allora ammalato, attesta che due di Leproso hanno depositato nelle mani del canonico Ossi di Cividale denaro per conto di Leproso per la fabbrica del Duomo di Cividale, sborsato nel 1783. Ecco là dichiarazione in data 11 aprile 1781:
     « Confesso io Condan Giuseppe Cattivello di Leproso e Sebastiano Condan Nadal Todon di d. Villa (e pronti al giuramento di esser stati presenti) che Biasio Condan Franc. Todon di d. Villa abbia levati una quantità di denari in casa del Sig. Nob. Giacomo Nuti Consigliere di Cividale e portati in Casa del Chialuni Ossi di Cividale, avanzi della Chiesa di S. Martino e Leproso, essendo Cattivello e pronto al giuramento che Biasio Condan ecc. aver contati li soldi e che dovettero ancora aspettarlo che avea da farsi la barba! ».
     Abbiamo memoria che nel 1798 fu rifabbricata la Chiesa detta.
     Abbiamo pure ricordato che in una Vicinia di Orsaria del 15 novembre 1805 fu accordato a quelli di Leproso il transito con barca sul Natisone.
     In data 20 ottobre 1845 il parroco Mesaglio descrive un concordato colla filiale di Leproso la cui Chiesa dopo 30 anni di abbandono, in questo anno fu ristorata dai Paesani e dal signor Francesco Braida di Udine, il di cui figlio dipinse la pala di S. Lorenzo. I gelsi impiantati dal Braida lungo la strada sono per la manutenzione della Chiesa, sotto la custodia del Parroco che li mantiene per mezzo del Nonzolo, a cui sono date L. 6 annne.
     Nel 1866 in data 18 aprile, Leproso non potendo per le piogge passare il fiume domanda l'istituzione della Via Crucis che fu concessa.
     Nel 1868 la popolazione di Leproso segnava 236 abitanti.
     La consacrazione di questa Chiesa filiale è avvenuta sotto il parroco Grillo per cura di mons. Zamburlini nel 1901."

     Passano cento anni e nel 2001 Leproso conta sempre gli stessi abitanti (244). Il tempo non ha fatto aumentare la popolazione, ma determinato molti altri cambiamenti! Il paese esclusivamente agricolo ( e con terra molto povera: ‘nume clâs’ ) e concentrato lungo la via Natisone, si è industrializzato, entrando di prepotenza nel triangolo della sedia, e si è disteso su tutta la piana che va dal Natisone ad Ipplis, dall’incrocio di Firmano fino dai ‘ Casonars’. Fa piacere ricordare che campi di ghiaia utilizzati durante la prima guerra mondiale come accampamenti per l’artiglieria e per un rudimentale ‘campo di aviazione’ per la prima linea – volgiamo immaginare che anche Francesco Baracca, l’eroe dell’aviazione, abbia soggiornato da noi – siano oggi occupati da fiorenti luoghi di lavoro.
     Lo scorrere del tempo ha lasciato le sue tracce anche sulla chiesa, il terremoto del 1976 non le ha certo giovato! Per questo era indispensabile fare dei lavori di rinforzo, di ristrutturazione e di adeguamento alle norme antisismiche.
     Nel 1992, si è provveduto ad un primo intervento d’urgenza per salvare il campaniletto a vela, ad elettrificare le campane e a sostituire i serramenti ormai marci ( in quella occasione un prezioso contributo è stato dato dalla CRUP ). Due anni dopo si è provveduto ad un ritocco del presbiterio.
     Ma è nel 2000 che, grazie ad un promesso aiuto della Regione, attraverso la legge n.53 si è passati ai lavori radicali che noi oggi ufficialmente completiamo. Sotto la guida dell’ing. Lorenzo Saccomano, progettista e direttore dei lavori, la ditta S.I.C.E.A. di R.Tracogna ha provveduto a rifondare, consolidare i muri, creare i marciapiedi, rifare il tetto, le grondaie, gli scarichi e realizzare tutti gli impianti elettrici, oltre agli intonaci. Ma grazie alla generosità della quasi totalità delle famiglie di Leproso e di tante aziende della zona, si è provveduto anche al restauro dell’altare, delle croci, dei lampioni, dell’arredo liturgico, per non parlare dell’acquisto dei banchi.
     Il ripristino definitivo dell’opera con i vari restauri ed acquisti, ci sono costati oltre centomila Euro.
Rimangono da collocare in presbiterio due lacerti, di proprietà del Comune di Premariacco ed ivi conservati, rinvenuti nella chiesa di S.Lorenzo e recentemente restaurati. Il più antico dei due frammenti pittorici, risale al sec. XIII. Le immagini sono minime, le scritte incomplete, ma il loro valore affettivo è certamente molto grande. Qualora si portassero questi elementi della chiesa di S.Lorenzo in quella di S.Martino, si ripeterebbe quanto già avvenuto nel 1741.
La storia insegna!

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LE ORIGINI
Tratto da "Premariacco e il suo territorio"distribuito a tutte le famiglie dal Comune nel 1968

La località, posta sulla riva sinistra del fiume Natisone, è ricordata per la prima volta in una charta offersionis del 1 luglio 807, in favore dell'abbazia di S. Maria di Sesto al Reghena, a cui un diacono cividalese di nome Pietro donava, prima di ritirarsi in quel monastero, parte dei suoi beni. Tra questi figurano i vigneti e la casa colonica situati nel villaggio qui dicitur Leproso. L'originale si trova presso l'Archivio di Stato di Venezia. Una copia, da esso tratta nel 1802 da Michele della Torre, è inserita nel vol. I"Pergamene Capitolari", p. 19, Archivio Museo di Cividale:

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Un nome veramente a sè stante, isolato e singolare, anzi un po' stravagante se non macabro, è Leproso, in friulano Levrós, oggi Levrons per analogia ai molti terminanti in -óns, come Cerneglóns e Cormóns. E' noto dal secolo XIII, e la somiglianza con lepre è casuale - lo dimostrò già G.B. Corgnali. Del resto lepre, dal latino lepus-leporis, dà regolarmente il friulano gnèur, e nessuno ha mai sentito pronunciare "Gneuróns", perciò l'accostamento a 'lepre' avanzato in sede pseudodotta è superato perché scientificamente inconsistente. Si trattava, se ne ha notizia per certo, di un antico ospedale per lebbrosi, un lazzaretto per appestati, infettivi in genere e altri infelici, e anche dopo la scomparsa del lugubre ricovero il luogo mantenne la poco invidiabile denominazione. Chissà che proprio la quasi-coincidenza con un immaginario derivato da lepre (voce che non suscita angosce di sorta) non abbia fatto sí che il nome fosse conservato anziché venire sostituito con qualcunopiú gradevole, come avviene volentieri in siffatti casi. Nei pressi, appena decentrata verso est-nord-est, c'è una "Braida Brosa" che anticamente suonava - Ahimè! - Braida Lebbrosa con riferimento fin troppo esplicito. Per "eufemismo", cioè piú o meno per scaramanzia, la parte iniziale dell'aggettivo, simile ad un articolo (già sappiamo che articoli e preposizioni vanno evengono, nella toponomastica) cadde in disuso.

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Appunti storici tratti dal libro ORSARIA
di Paolino Urtovic e Mario Stoller
pubblicate da Arti Grafiche Friulane nel 1976

Leproso deve essere stato (dal nome) un leprosario o meglio un lazzaretto. Troviamo nel sec. XIII:

" Item in Villa De Levros habet Leonardus de Oleis unum mansum in feudum. abipso domine Ioanne de Zuccola ".

Leproso in seguito deve essere stato sempre sotto la giurisdizione dell'Abbate di Rosazzo (vedi Archivio dell'Abbazia) almeno certo fino al 1753. Da un Inventario di mobili della chiesa di S. Martino e della cappella di S. Lorenzo (fuori della villa) si ha in data 9 settembre 1741 che i mobili di S. Lorenzo sono mantenuti dalla chiesa di S. Martino; che nella chiesa di S. Martino tutte le carte 1 i rotoli e altri libri concernenti il maneggio mancano e sono stati distrutti dalli precedenti Camerari.

Sotto il 1744 nell'Inventario delle chiese di Paderno e Leproso, si legge questo:
" Il Cameraro della chiesa di Leproso e. Paderno è tenuto a portarsi colla Croce alla processione del Corpus Domininella parrocchiale, come pure ad accompagnare questa Parrocchia colla Croce quando va a Castelmonte o alle Grazie a Udine ".

Nel giugno 1756 si domanda di seppellire D. Simone Todone nella chiesa di Leproso di cui era Cappellano, visti i meriti di costui. concesso. Sotto il 1770 troviamo un Processo di Asta dei Beni del Nobile signor Giuseppe Confin q. Gio. B. in pro dei suoi creditori: (notiamo qui di passaggio che la famiglia Confin è originaria proprio da Leproso). 1º aprile 1772 i comunisti di Leproso domandano di usare di L. 200 sui civanzi della Chiesa per restauri al coperto. Il 6 giugno 1774 domandano allo stesso Capitolo di Cividale di innalzare la Chiesa nuova. Il 13 dicembre 1791 segna la nuova erezione del coro colla spesa di L. 359,14, capomastro G.B. Periotti di Udine. Registriamo un fatto che fa onore ai buoni villici di Leproso.

Un sacerdote, certo D. Mulloni nipote del parroco Mulloni, allora ammalato, attesta che due di Leproso hanno depositato nelle mani del canonico Ossi di Cividale denaro per conto di Leproso per la fabbrica del Duomo di Cividale, sborsato nel 1783. Ecco la dichiarazione in data 11 aprile 1781:
" Confesso io Condan Giuseppe Cattivello di Leproso e Sebastiano " Condan Nadal Todon di d. Villa (e pronti al giuramento di esser " stati presenti) che Biasio Condan Franc. Todon di d. Villa abbia "levati una quantità di denari in casa del Sig. Nob. Giacomo Nuti " (Nussi?) Consigliere di Cividale e portati in Casa del Chialuni Ossi "di Cividale, avanzi della Chiesa di S. Martino e Leproso, essendo " cameraro Michele Todon; dì più confesso io Pietro Condan Giuseppe " Cattivello e pronto al giuramento che Biasio Condan ecc. aver con" tatí li soldi e che dovettero ancora aspettarlo che avea da Jarsí la " barba! ".

Abbiamo memoria che nel 1798 fu rifabbricata la Chiesa detta. Abbiamo pure ricordato che in una Vicinia di Orsaria del 15 novembre 1805 fu accordato a quelli di Leproso il transito con barca sul Natisone.
In data 20 ottobre 1845 il parroco Mesaglio descrive un concordato colla filiale di Leproso la cui Chiesa dopo 30 anni di abbandono, in questo anno fu ristorata dai Paesani e dal signor Francesco Braida di Udine, il di cui figlio dipinse la pala di S. Lorenzo. I gelsi impiantati dal Braída lungo la strada sono per la manutenzione della Chiesa, sotto la custodia del Parroco che li mantiene per mezzo del Nonzolo, a cui sono date L. 6 annue. Nel 1866 in data 18 aprile, Leproso non potendo per le piogge passare il fiume domanda l'istituzione della Via Crucis che fu concessa. Nel 1868 la popolazione di Leproso segnava 236 abitanti.

La consacrazione di questa Chiesa filiale è avvenuta sotto il parroco Grillo per cura di mons. Zamburlini nel 1901. Questa frazione avrebbe bisogno di una Scuola elementare propria e questa sarebbe una vera provvidenza per i fanciulli che aumentano sempre più. Questa filiale si è sempre mantenuta fedele al suo Parroco di Orsaria; è nella maggioranza religiosa e amante della pace.

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Una vecchia foto scattata dallo spiazzo dietro la chiesa di Orsaria.
Si vede il vecchio ponte, la "rosta" che non c'e' piu' e ... dietro le acacie ... Leproso ...!

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Una vecchia foto con un ponte di legno che collegava le due sponde del fiume Natisone.
Abbastanza di frequente, dopo una piena del fiume, il ponte doveva essere ricostruito.