IPPLIS
N  46°02.5  -  E 013°24.3

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Ipplis è uno fra i più ermetici toponimi del Friuli. Noto fin dal 1192 quasi nella forma attuale, Iplis, si credeva coincidesse con Ibligine, fortilizio longobardo menzionato da P. Diacono, ma è ormai assodato che questo corrisponde a Invillino di Villa Santina.

La –(i)s finale è una normale desinenza plurale, e si unisce ora ai soliti etimi latino-friulani, Ronchis, Muris, Molinis, ora agli etimi prelatini (Àttimis), slavi (Platischis) germanici (Anduíns). Toponimi siffatti esistono un po' in tutte le lingue: Atene, Bucarest, Parigi, Siracusa in origine erano plurali. La D iniziale della pronuncia friulana Diplis è agglutinata dalla preposizione (a)d-. Rimane il nesso dei tre suoni i-p-l. Tentano agganci a parole greche come ippos, cavallo, o diplos, doppio, ma toponimi greci sicuri in Friuli non ce ne sono, perlomeno in età classica. Latino e sloveno non offrono parole adatte e neanche quel poco che si sa della lingua gallica presenta radici atte a spiegare il toponimo.

La doppia pp della grafia ufficiale non ha ragion d’essere ma testimonia, sia pure non assolutamente, come la sillaba precedente sia chiusa, cioè terminante in consonante: Ip-lis e non I-plis. Dunque la I- iniziale, per il fatto di essere breve non può derivare da una Ñ - breve di età classica che darebbe quasi sicuramente una e. Neppure è ragionevole che venga da una i- lunga, perché ci si aspetterebbe piuttosto una sillaba aperta, cioè terminante in vocale. Niente -i- latina o d’età romana, dunque. La -I- breve d’inizio deriverà, per esclusione, da una Ñ - breve che non ha fatto in tempo a tramutarsi in e, cioè aumentano le probabilità che la parola si sia formata dopo che le -i- brevi del latino classico avevano prodotto la -e- nei primi secoli dopo Cristo. Da una sillaba aperta sarebbe anche facile trovare la -p- seguente trasformata in -b-. da questa argomentazione si è indotti a ipotizzare un’origine tarda, forse un prestito germanico, perché parole friulane non sono adatte.

I Longobardi avevano stabilito presidi un po' ovunque nei dintorni di Cividale, a Gagliano, Prepotto, Azzano, Firmano, Corno di Rosazzo, Bosco Romagno, Leproso e Ipplis. Che si tratti dunque di una parola dei Longobardi? Bisogna aggiungere che della loro lingua germanica si è salvato molto poco. Non scrivevano quasi e quando cominciarono ad alfabetizzarsi fruirono di scrivani latini e loro stessi appresero in seguito il latino, prima quello popolare per l’uso parlato e quotidiano, poi quello colto per documenti e atti ufficiali. Si pensi all’editto di Rotari e alla Historia Longobardorum. Nei paraggi toponimi longobardi non mancano, a cominciare da Bosco Romagno (o dell’Arimanna). Insomma, un etimo germanico non sarebbe isolato. Forse Ipplis si può ricondurre a ip-el-(is): la radice germanica ip significa olmo, e quindi si riferisce ad un albero discretamente rappresentato nella toponomastica friulana, per esempio appena oltre il confine di Buttrio e a Firmano e Orsaria (Olmo, lì da l’ l). La lingua longobarda, soprattutto nella sua fase più arcaica, somigliava molto alle parlate della Frisia, delle Fiandre, dell’Olanda dello Schleswig-Holstein e proprio in quelle zone remote geograficamente ma non sotto il profilo linguistico si trovavano e si trovano Ipelsgea, Ipern, Ipwege, Ipelkekerke, Ipplendorf, Ippling, Ipland e altri.

La traccia, pur fragile, non è da tralasciare ma si complica per un ulteriore intoppo, cioè la convergenza fonetica con altri toponimi in Ip- tratti da modifiche della radice up, sopra, superiore, e addirittura di nomi di persona. Altri di siffatti toponimi sono stati realizzati in antico anglosassone, in Inghilterra, e in tedesco, in Austria e Germania. In tutto si raggiunge la trentina di concordanze, vere o presunte. Parecchie di queste presentano, come Ipplis, una -l- o un gruppo di –el. Quest’ultimo è un suffisso ora diminutivo ora collettivo per cui ip-el viene a corrispondere a olmeto. Da un primitivo ip-el con ì accentata si passa facilmente a ìpl-, per caduta della -e- debole in quanto priva di accento e inoltre perché la –is finale, aggiungendo una nuova sillaba, indeboliva ancor di più la stessa –e.

Se di nome longobardo si tratta, infine, sarebbe più probabile vedervi il personale di un proprietario o di un condottiero, anziché un riferimento agli alberi. I toponimi longobardi in Friuli e in Italia in genere si riferiscono in maggioranza a proprietà terriere (e quindi personali), ad aspetti del suolo, a concetti giuridici. Ma era inevitabile che i nomi dell’aristocrazia guerriera barbarica, in quanto espressione di classi sociali elevate, incontrassero in seguito gran fortuna anche fra la popolazione latina. La stessa cosa accadde più tardi con la lingua tedesca. La conseguenza è che quando ci troviamo di fronte a nomi germanici, non sappiamo se di autentici germani si tratti o di gente nostrana denominata secondo la moda germanica.

Alla fine di questo lungo discorso è opportuno che nessuno consideri assodato che Ipplis fosse feudo di qualche vassallo di Gisulfo o Pemmone o di Ratchis, né che designasse senz’altro la flora arborea di quell’epoca. Quella presentata è senz’altro un’ipotesi, e va comunque ricordato che l’archeologia dimostra una presenza umana a Ipplis anteriore all’età longobarda e riconducibile all’età classica. 
(tratto da Amelio Tagliaferri in "Premariacco e il suo territorio", Premariacco 1988)


Interni della chiesa dedicata a S.Giovanni Battista (sec XIV) di Ipplis

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Panoramica dalla collina "di Brigai"

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La collina "di Brigai" vista da sotto

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Praedium Mario, ovvero "possesso di Mario".
Così doveva chiamarsi uno dei soldati romani che presidiavano il ponte sul Natisone, fondamentale accesso da sud per Cividale. Purtroppo non sono giunti a noi reperti di epoca romana ma numerosi sono quelli risalenti ai Longobardi di cui Premariacco fu un'antica signoria. La vite e il vino sono l'attività prevalente delle colline circostanti; in particolare nella piccola frazione di Ipplis i cui vigneti si congiungono senza discontinuità a quelli di Spessa.

La fama dei vini di Ipplis ha radici assai lontane, tanto da essere cantata dal Madrisio nei suoi "poemi conviviali".
Tutta la sua storia ruota attorno alla Rocca Bernarda, antichissima villa incastellata del XVI secolo, ancora perfettamente conservata, che domina imponente un paesaggio nel quale la vite rappresenta da secoli l'elemento primario.

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Girando e "cliccando" per Ipplis.

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Borgata Casanova e sullo sfondo il Monte Nero