Cividale
del Friuli (33043)
Sede municipale:
Cividale del Friuli, Corso Paolino d'Aquileia, 2
tel. 0432731816/7
Superficie Kmq 50,78
Altitudine m 97 - 508
N 46°05.55 - E
013°25.85
Cividale - Il Ponte del Diavolo sul Natisone
Materiale
informativo tratto da opuscoli forniti dall'Ufficio decentrato di |
NOTIZIE STORICHE
Cividale, per la sua posizione strategica, arroccata sulle rive del Natisone, là dove esso esce nella pianura friulana, registrò insediamenti umani sin dall'epoca neolitica, ma divenne centro importante, prima militarmente, poi anche politicamente e amministrativamente, con la fondazione della città romana (Forum JuIii) da parte di Cesare attorno al 50 a.C.
Con la discesa in Italia di Alboino e dei Longobardi (568 d.C.) Cividale divenne sede del primo ducato longobardo con competenza su un vasto territorio comprendente praticamente l'attuale Friuli: vi fiorirono l'arte monumentale e quella orafa, testimonianza preziosa di un periodo di splendore sotto il dominio dei Franchi e, dopo la caduta di questi, come feudo patriarcale.
La dimensione di capitale si riflette nel tessuto urbano, nelle chiese, nei palazzi nobiliari, nelle botteghe artigianali a testimonianza di quel potere temporale e religioso che venne meno solo nel 1420 con la conquista del Friuli da parte di Venezia e la conseguente decadenza di Cividale nei confronti di Udine. Dopo Campoformido (1797) divenne austriaca e nel 1866 entrò a far parte del Regno d'Italia.
Cividale, pur nelle sue dimensioni cittadine modeste, ha mantenuto un'impronta nobile e austera, valorizzata dalla riscoperta della complessa storia e civiltà longobarda, i cui fasti sono stati celebrati nella grande mostra del '90, e dalle nuove prospettive di scambi culturali nell'area centro europea di cui il Mittelfest è significativa testimonianza.
IL DUOMO
L'attuale costruzione, sorta sul sito di un precedente edificio, anteriore al secolo VIII, fu iniziata nel '400, con carattere gotico veneto, e ultimato nel '500 dall'arch. Pietro Lombardo, con interventi successivi ad opera di Giorgio Massari e del Maccaruzzi nel '700.
Nel maestoso interno, oltre all'altare della Madonna nella navata destra, progettato dal Massari, e al Crocifisso ligneo del XIII secolo, sulla parete della navata sinistra, degna di nota, è la Pala d'Argento di Pellegrino II, Patriarca dal 1195 al 1204.
Sulla facciata interna del Duomo si nota il monumento equestre in legno dorato di Marco Antonio da Manzano caduto nella guerra di Gradisca (1617) e, a sinistra dell'ingresso, il sarcofago (fine '400) del Patriarca Nicolò Donato, sovrastato da una Madonna di Antonio da Carona. Nel Duomo si svolge ogni Epifania il suggestivo rito della Messa dello Spadone.
Facciata del MunicipioIL MUSEO CRISTIANO
Annesso al Duomo il Museo Cristiano, che raccoglie alcuni capolavori della scultura longobarda. Il battistero di Callisto, edicola ottagonale con bellissime decorazioni scolpite e con una scritta in alto inneggiante al Patriarca Callisto (730-756); nel parapetto una lastra in pietra porta tra i quattro Evangelisti il nome del Patriarca Sigualdo, successore di Callisto mentre le colonne e i capitelli risalgono al V secolo.
L'ara di Ratchis è dedicata a Ratchis duca di Cividale e re dei Longobardi, morto quale monaco benedettino.
Le sculture della parete anteriore rappresentano il trionfo di Cristo, mentre le facciate laterali raffigurano la visitazione e la adorazione dei Magi: si tratta di una delle più importanti manifestazioni artistiche dell'Alto Medio Evo.
IL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE
Fondato dal Conte Michele della Torre Valsassina nel 1817, ebbe sede nel Palazzo già appartenuto ai nobili dei Nordis. Dal 2 giugno 1990 il Museo è stato trasferito nel palazzo dei Provveditori Veneti che chiude come un fondale scenografico il lato orientale di Piazza Duomo. Il progetto del Palazzo è attribuito ad Andrea Palladio e la sua costruzione sarebbe stata realizzata negli anni tra il 1581 ed il 1596, come dall'iscrizione apposta nella facciata del Palazzo del Provveditore Sebastiano Querini. Il Museo è stato inaugurato in occasione della grande Mostra dei Longobardi che costituisce il nucleo principale della sezione altomedioevale ed il cui ampliamento è ancora in corso. Attualmente l'esposizione museale si articola in due piani. Il piano terreno ospita la parte lapidaria suddivisa nelle sezioni: romana, paleobizantina, altomedioevale e romanica. Nel vano scale che conduce al piano superiore è esposta la collezione Cernazai che comprende iscrizioni sepolcrali in greco e latino provenienti dalla Dalmazia, tra cui un pregevole rilievo che raffigura una porta. L'ala meridionale del piano terreno si articola in tre sale, due delle quali contengono frammenti di cibori, colonnine, plutei, capitelli, pilastrini, cornici dal VI al IX secolo. L'ultima sala ospita i rilievi di età romanica (XII-XIII sec.) il cui repertorio è quello del bestiario medioevale, con animali fantastici ed inoltre dei pilastrini della stessa epoca. Nel cortile interno del Palazzo sono esposte le lapidi ebraiche provenienti dal cimitero della "stretta giudaica" e stemmi di periodi vari. Il piano nobile del Palazzo ospita la Mostra Longobarda che occupa sette sale. Il materiale è ordinato cronologicamente, facendo vedere i manufatti del primo insediamento longobardo in "Forum Julii", per lo più di importazione, rinvenuti nelle necropoli più antiche di S. Giovanni e Cella (VI-VII sec.). Di grande suggestione è la saletta che ospita il sarcofago romano di reimpiego ed il corredo del c.d. Duca Gisulfo, rinvenuto nel 1874 in Piazza Paolo Diacono (metà del VII secolo). Nell'ultima sala è rappresentata l'ultima espressione del l'arte longobarda, già compenetrata dal mondo Carolingio (Pace del Duca Orso; due reliquiari del tesoro del Duomo, in argento; croce astile di Invillino). A corollario dell'esposizione per una migliore comprensione da parte del visitatore è stata sperimentata una nuova presentazione didattica, realizzata mediante tabelloni posizionati al di sopra delle vetrine che spiegano in maniera semplice gli usi ed i costumi dei Longobardi e l'impiego pratico degli oggetti esposti.
IL TEMPIETTO LONGOBARDO
Quasi affacciato sul Natisone che si raggiunge dal duomo dopo un breve, ma suggestivo percorso, è celebre per le decorazioni a stucco e a fresco dell'VIII sec. e per gli stalli splendidamente intagliati del XV sec.
Dopo essere stata parte integrante del quartiere di diretta pertinenza del Re Longobardo, la chiesetta è stata inserita nel convento delle benedettine e quindi orsoline.
Sulla parete ovest è ammirevole la "processione delle Vergini e martiri", nella fascia superiore, e, sotto, l'Arco Vitineo modellato a giorno.
Sotto la volta un Cristo Giudice del XIV sec.
IL PONTE DEL DIAVOLO
Risale alla metà dei XV sec. (ricostruito dopo il 1917) e si erge, con due ardite arcate poggianti su un masso che la leggenda vuole scagliato dallo stesso diavolo, 22 metri sopra il fiume Natisone ed è lungo 50 metri. E' un po' il simbolo di Cividale.
L'IPOGEO CELTICO
Noto come carcere romano è un interessante complesso di grotte artificiali scavate a diversi piani raggiungibili con ripide scale (accessibile da via Monastero Maggiore n. 2). Nella parete teste scolpite, forse attribuibili all'epoca celtica (III sec. a.C.) a testimonianza di un uso originariamente funerario del sito.
LE VALLI DEL NATISONE
Lungo il corso del Natisone e dei suoi affluenti si sviluppano valli suggestive per una natura incontaminata (boschi per lo più di latifoglie, prati, piccole coltivazioni) e per un caratteristico ambiente umano e architettonico fatto di rifugi montani (sul Matajur a 1.600 metri d'altezza) e parchi naturali (il Bosco Romagno, tra Cividale e Prepotto), di piccoli centri ricchi di tradizioni storiche, linguistiche, folcloristiche ed anche enogastronomiche (dai vini della collina alla cucina "povera" e gustosa delle "valli" fino alla gubana magari innaffiata di buona grappa).
SAN GIOVANNI D'ANTRO
La grotta di San Giovanni d'Antro, poco oltre S. Pietro al Natisone, costituisce uno dei monumenti "naturali", oltre che storico-religiosi, più significativi dei dintorni di Cividale. E' accessibile parzialmente alla vista del pubblico, che può anche ammirare la "chiesetta ipogea" con altare in legno dorato del 1600.
CASTELMONTE
Nei dintorni di Cividale non può mancare una visita al Santuario di Castelmonte, un complesso sorto probabilmente come postazione romana, poi diventato un borgo abitato con la chiesa (nei documenti del 1244 e 1247 S. Maria del Monte era già considerata una delle più importanti del patriarcato di Aquileia). Il tempio venne profondamente rimaneggiato nel Seicento; la facciata attuale è del 1930. Al santuario, che conserva una statua della Madonna del 1400 in pietra calcarea, erano devote non solo le genti del Friuli, ma anche della Carniola, della Carinzia e della Croazia. Gli altari, tipicamente veneziani, sono dei XVII sec.; numerosi anche gli ex voto a testimoniare un'arte popolare che si tramanda nei secoli.