i nostri emigranti


Clelia Codarin
Emigrata in Argentina, ma ora residente a Castions di Strada

UNA PICCOLA STORIA D’EMIGRAZIONE

     Dopo aver letto con molto interesse la storia d’emigrante della signora Franca Mardero di Gemona del Friuli, mi sono tornati in mente i miei anni passati in Argentina e ho voluto anch’io scrivere per raccontare quell’esperienza.

     Mio padre partì da Castions di Strada (Provincia di Udine) nel dicembre del 1948, spinto dal desiderio di dare un avvenire migliore alla sua famiglia. All’epoca in Friuli c’erano poche prospettive di lavoro. Nel 1952 ha voluto che la famiglia lo raggiungesse. Così incomincia la nostra avventura. Partimmo nel mese di giugno, al termine dell’anno scolastico.
Per noi cinque fratelli, il maggiore, di quattordici anni ed io, la minore, di sette, fu tutto una novità: i viaggi in treno partendo dalla stazione di San Giorgio di Nogaro, il viaggio a Venezia per "passare" la visita medica, il viaggio a Genova per imbarcarci, le soste della nave nei vari porti.
     Il nostro bastimento si chiamava "Marco Polo" e le stive erano state adibite a grandi dormitori con circa duecento letti. In quelle camerate abbiamo vissuto per circa un mese a contatto con donne e bambini da ogni parte d’Italia e poi, via via che toccavamo i porti stranieri, di varie altre nazionalità.

     Mi ricordo la sera, quando ci incontravamo in coperta, i passeggeri formavano diversi gruppi a secondo delle varie provenienze ed etnie e, chi recitava il Rosario, chi cantava canzoni della propria terra o ballava danze tradizionali al suono di musiche che io non avevo mai sentito (molto tempo dopo ho capito che si trattava di musica araba, greca, zigana, ecc.).
     Per noi piccoli, comunque, era tutto molto entusiasmante e divertente. Non così per mia madre che da sola doveva badare a tutti noi.
     Arrivammo a Buenos Aires il 9 luglio del 1952: festa nazionale in Argentina e per questo abbiamo dovuto aspettare al largo che arrivasse il giorno dopo per poter sbarcare.
Per tre mesi siamo stati alloggiati presso paesani in un condominio ad Avellaneda in attesa di una destinazione definitiva, o almeno pensavamo tale (in tredici anni abbiamo traslocato otto volte, senza contare le due traversate dell’Atlantico!).
     Nei tre anni di permanenza nella provincia di Buenos Aires abbiamo lavorato nella coltivazione di ortaggi, ricavando a malapena di che vivere. Abitavamo in una casa dal tetto di lamiera, senza elettricità e senza acqua corrente. Noi bambini frequentavamo la scuola elementare. I due maggiori la scuola serale per imparare lo spagnolo, in quanto in Italia avevano già assolto l’obbligo scolastico.


... a 12 anni con mia sorella Bruna

     Nel 1955, cercando un clima più favorevole alla salute di mio padre, siamo partiti per la provincia di Mendoza, con il solito treno lento, rumoroso e con i sedili di legno. Attraversammo la sconfinata Pampa popolata solo dalle migliaia di mandrie di bovini al pascolo. Dopo circa venti ore di viaggio, interrotto solo dalle fermate nelle varie città di passaggio, siamo arrivati finalmente a Mendoza.
     Mendoza è una delle più belle e ricche province dell’Argentina. Il clima e la fertilità di questa terra sono straordinari. I sui vigneti producono uve per vini pregiati e poi mele, castagne, noci e frutta di ogni qualità. Si produce anche un ottimo olio d’oliva.


Veduta della Cordillera delle Ande di cui fa parte il Cerro Tupungato alto m. 6.800

     Noi ci siamo stabiliti a Tupungato, bellissima vallata sotto la Cordillera de los Andes. Lavoravamo 15 ettari di vigna a "contratto". Il lavoro era molto e faticoso e il guadagno scarso. In tanto noi crescevamo. Le due sorelle maggiori si sono sposate con ragazzi italiani.
     Di questo periodo i ricordi più belli sono il mio rapporto con la natura, l’immensità degli spazi, le albe e i tramonti splendidi sulle Ande, le cavalcate a "pelo" immersa in un ambiente naturale incontaminato, la conoscenza di tanta gente cordiale e generosa, i loro usi e le loro tradizioni che dividevano con noi.

     Dopo varie vicissitudini nel 1965 decidemmo di ritornare in Italia. Il viaggio di ritorno, paragonato a quello dell’andata, è stato praticamente una crociera. L’Augusto era una grande nave di costruzione recente e la maggioranza dei passeggeri era composta da emigranti che tornavano in Europa per visitare i parenti o Europei che tornavano dal Sud America dopo aver fatto altrettanto.
     Il grande camerone era diventato un’accogliente cabina a quattro letti, con tanto di personale di servizio. Nei vari porti, le scene strazianti di saluto tra i familiari viste nel 1952, si erano trasformate in quelle di operatori turistici che proponevano gite lampo per conoscere le città durante il tempo di sosta della nave. Così abbiamo potuto visitare: Montevideo, Rio de Janeiro, Lisbona, Barcellona, ecc.
     Era incredibile come in soli tredici anni il mondo fosse cambiato!

     I primi tempi a Castions non sono stati facili. Dovevo adattarmi a una nuova mentalità e modi di vivere. Tutto mi sembrava piccolo, le strade strette, la gente diversa. Con il passare del tempo mi sono abituata e inserita completamente nella comunità.
     Ora, dopo tanti anni, posso dire che nel mio paese ho trovato la mia "America". Quando dico "America" non parlo di beni materiali, mi riferisco alla possibilità di vivere con tranquillità, in armonia con se stessi e con gli altri, che penso sia il bene più prezioso che si possa desiderare. Questa "America " la si può trovare in qualsiasi angolo della terra, dove ognuno di noi può costruire il proprio mondo e vivere con serenità.
     Nel mio Paese ho trovato le mie radici, la mia gente, i miei affetti, ho formato la mia famiglia, ma non potrò mai dimenticare l’Argentina che mi ha aiutato a crescere arrichendomi culturalmente e umanamente.

                                Clelia Codarin - Castions di Strada, aprile 2001