biel lant a Messe a...

Dolegna del Collio (GO), 1 Marzo 2008

Rito esequiale di don Silvano Pozzar


Altre informazioni su Dolegna del Collio nei due nostri servizi
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L'interno della parrocchiale di Dolegna del Collio,
dal giorno prima trasformata a camera ardente...

Santa Messa presieduta dall'arcivescovo di Gorizia monsignor Dino de Antoni
e concelebrata da numerosi sacerdoti della Diocesi di Gorizia e dai  paesi limitrofi


         
 CANTO D'INIZIO E PREGHIERA



 CANTO


         
 ADDIO A DON SILVANO DA GORETTA E DAL SINDACO



 CANTO MENTRE IL FERETRO LASCIAVA LA CHIESA

Vogliamo ricordare don Silvano
come lo abbiamo visto e sentito
nei due precedenti servizi di "Biel lant a messe"


         

Oltre mille per l’addio a don Silvano
Commozione anche per molti ex parrocchiani di Gradisca, Staranzano e Grado     
     DOLEGNA.
Una folla di oltre mille persone ha voluto stare accanto a don Silvano Pozzar per l’ultima volta, alle sue esequie celebrate ieri mattina dall’arcivescovo di Gorizia, monsignor Dino De Antoni, nella chiesa di San Giuseppe di Dolegna, una delle sette chiese della parrocchia che il sacerdote originario di Fiumicello ha servito per oltre 21 anni. C’era tutta la comunità dolegnese al funerale, con gli occhi lustri per il pianto e la commozione nel cuore: il sindaco Giovanni Crosato, il vice Diego Bernardis, i consiglieri comunali, le famiglie, i bambini, ma anche gli ex parrocchiani, da San Valeriano a Gradisca, dove il sacerdote si è fermato per 18 anni di servizio pastorale, Staranzano, Grado.
     A testimoniare l’affetto della diocesi di Gorizia, una quarantina di sacerdoti. «Sarai sempre nei nostri cuori», «Al prete più buono del mondo»: sono solo alcune delle dediche e firme apposte sul quaderno all’ingresso della chiesa, un’ora prima che s’iniziasse il rito funebre, erano 360. Hanno presenziato i consiglieri regionali Franco Brussa e Maurizio Paselli, i sindaci di Farra, Maurizio Fabbro, di Gradisca, Franco Tommasini, e di Prepotto, Gerardo Marcolini. All’arrivo dell’arcivescovo, la corale degli alpini di Pradamano Monte Nero ha intonato “Signore delle cime”, nel silenzio della piazza gremita; nel cielo soffuso di pioviggine si è librato in volo uno stormo di uccelli, quasi seguendone il ritmo. La corale Fogolar di Corno di Rosazzo invece ha accompagnato la soprano Ivana Sant durante la messa.
     Al termine del rito religioso ha preso la parola la nipote di don Silvano, Goretta: «Vignaiolo con i vignaioli, boscaiolo con i boscaioli, cacciatore con i cacciatori, festaiolo con chi faceva festa, bambino con i bambini, tuo sostegno e vita. Quando celebravi un battesimo, ti illuminavi, così come piangevi quando dovevi accompagnare qualcuno al camposanto. Anche se la malattia ti buttava a terra ti rialzavi e inventavi entusiasta. Hai sempre amato con un cuore grande perché sapevi che solo amando si portano le persone alla vigna del Signore».
     Il sindaco Crosato ha espresso il cordoglio ai familiari a nome dell’intera comunità: «Don Silvano ci lascia con la consapevolezza che ogni scelta della nostra vita vada vissuta senza paura, come diceva lui stesso. Ha rappresentato per decenni un punto di riferimento per il sociale, i giovani, le categorie più deboli. Lo abbiamo amato e ammirato per la forza delle sue idee, il coraggio, la passione, la capacità di trasmettere valori, la straordinaria apertura al dialogo e quel suo sguardo carico di affetto che ci abbracciava prima ancora di proferire parola». Ilaria Purassanta (Messaggero Veneto, 2/3/2008)

 «S’è trascurato per il prossimo» - Il vescovo: l’esempio di parroco dedito alla sua gente 
     DOLEGNA.
È stata toccante l’omelia dell’arcivescovo De Antoni alle esequie di don Silvano, il parroco dolegnese scomparso a 71 anni mercoledì pomeriggio. In qualche passaggio più di altri, la voce di monsignor De Antoni ha vibrato di commozione: «Aveva uno stile inconfondibile. È stato vicino alla sua gente, restando fedelmente al suo posto di guardia, umile e grande servitore del popolo cristiano. Così facendo, però, ha trascurato la sua vita e così anche la sua salute. Non dando troppa attenzione ai suoi disturbi, li ha vissuti come se non avessero la gravità che i medici invece segnalavano. Io stesso sento un po’ di rimorso per non averlo obbligato in questi ultimi mesi a staccare da Dolegna per un periodo di cure più regolari in comunità sacerdotale come mi avevano invitato a fare alcuni parrocchiani a lui più prossimi. Ma mi chiedo, sarebbe stato facile staccare don Silvano da Dolegna, dai suoi ritmi quotidiani, dalle famiglie? Questo era il modo di esprimersi di don Silvano: privarlo di questa presenza e di questi servizi l’avrebbe certamente mortificato. Amava questo luogo, che ora voi dovrete amare ancora di più perché sarà affidato alla vostra responsabilità».
     «Avevo fame e mi hai sfamato, avevo sete e mi hai dissetato, avevo freddo e mi hai dato un vestito»: con le parole dal Vangelo secondo Matteo il vescovo ha sintetizzato l’opera di carità cristiana di don Silvano.
     «Alla fine della vita saremo giudicati sull’amore, fatto di gesti semplici, umili, quotidianamente compiuti e di risposte essenziali ai bisogni dell’uomo. Don Silvano voleva semplicemente il bene delle persone concrete. Durante la visita pastorale gli ho chiesto perché lasciava aperta la porta della canonica di Mernico. Mi ha risposto che poteva esserci qualcuno che non avesse dove dormire e mi ha indicato il luogo dove uno sconosciuto aveva passato diverse notti al pianoterra della canonica. Avevo fame, avevo sete, ero senza vestito non erano per lui una bandiera da sventolare, ma gesti da fare e lui li faceva per un intimo convincimento, che partiva dal fatto che se il Signore ha dato la vita per noi, anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Don Silvano è stato l’esempio del parroco tipico della tradizione della Chiesa goriziana, nella fedeltà di un servizio quotidiano tutto impostato alla carità pastorale, che ha saputo dare risposta ai bisogni più profondi del cuore umano, scegliendo non lo scintillio delle mode, ma lavorando in silenzio e con serietà». (ila.p.)
(Messaggero Veneto, 2/3/08)

RICORDO DA GRADISCA - a saputo trasmettere valori a chiunque abbia incontrato
     DOLEGNA. Numerosi i gradiscani ieri a Dolegna per l’ultimo saluto a don Silvano: 17 anni di servizio sacerdotale a San Valeriano non si possono dimenticare facilmente e lo si è visto anche durante le cerimonie per il 40ennale del tempio di via King.
     Don Silvano era molto amato a Gradisca. Una testimonianza arriva da Tiziano Godeas, presidente del Gruppo fuoristradistico isontino: «Non posso non ricordare il tempo e la dedizione straordinaria che mi ha trasmesso negli anni giovanili – ha detto –, quando per dare ai giovani di Gradisca più di un’opportunità di divertimento e socializzazione organizzava di tutto e di più. Aveva messo a nostra disposizione la canonica (quella in legno) per imparare la musica, ci portava in giro per il Friuli con il suo mitico pulmino a incontrare giovani di altre comunità, aveva individuato in montagna posti dove soggiornare e far conoscere la natura. Don Silvano era un vulcano di idee e proposte: non lesinava qualche lezione per aiutarci negli studi, gli incontri di calcio erano autentiche opportunità di divertimento e sano sport. Mi faceva particolarmente piacere sapere che, dopo la felice parentesi gradiscana, anche nella comunità di Dolegna era stimatissimo e benvoluto. Non tanti anni fa, quando mi sono unito in matrimonio in una località al di fuori della sua parrocchia, ho chiesto e ottenuto che l’unione fosse celebrata da quel maestro che, al pari delle persone a me più care, mi aveva accompagnato e aiutato nella crescita. Ora la sua scomparsa non mi mette tristezza perché i valori che ha trasmesso con esempio e concretezza fanno parte di me e di tantissime altre persone che hanno avuto l’immensa fortuna di incontrarlo». (g.p.)
(Messaggero Veneto, 2/3/08)