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San Salvatore di Maiano (UD), 15 Aprile 2007

      Il piccolo borgo di San Salvatore è situato nel Friuli centro collinare, in quella microregione naturale che presenta caratteri di omogeneità ed armonia soprattutto per quanto riguarda la vegetazione, la fauna, e l’architettura rurale spontanea.
     Il paesaggio è, a dir poco, avvincente e suggestivo: i dolci profili delle colline friulane contornano il paese, i terreni coltivati si alternano ai prati, ai piccoli boschi, ad agglomerati di case e a rustiche abitazioni isolate.
     Lo stupore che nasce dall’osservazione sempre più attenta del luogo e del suo paesaggio umano invoglia ad esplorare il passato, nel tentativo di pervenire ad una ricostruzione storica che spazi dal remoto periodo preistorico ai nostri giorni.
     Durante l’età del bronzo, proprio in questa area e, più precisamente, nell’odierna Vals di Monte di Buja, fu costruito un castelliere.
     Il termina fa pensare ad un insediamento fortificato. I castellieri friulani, invece, potevano sorgere anche in aree pianeggianti o presso corsi d’acqua assumendo, funzioni diverse oltre a quella difensiva.
     Durante la prima età del ferro la zona collinare non sembra essere stata toccata dalle invasioni dei Paleoveneti che, probabilmente, si stabilirono in aree di confine.
     Circa l’imponente migrazione dei Celti che occuparono la regione dal 450 a.C. all’avvento dei Romani, stata sottolineata la scarsità di documentazioni archeologiche compensata dalla vastità del repertorio toponomastico.
     Il primo intervento attuato dai Romani fu quello di trasformare il territorio ristrutturando il sistema stradale e riordinando i fondi rurali. La maggiore di queste strade lastricate, affiancate da pietre miliari, era chiamata Iulia Augusta e collegava Aquileia con il Norico. La colonizzazione romana dell’area collinare è confermata dalla presenza di numerosi toponimi di origine latina.
     Sul periodo che precede l’avvento dei Longobardi le fonti sono decisamente scarse.
     Le masse popolari, non sentendosi più rassicurate dall’efficiente organizzazione militare romana, vuoi per stagnazione economica, vuoi per instabilità politica del potere centrale, si affidarono alla Chiesa che seppe guadagnarsi un’alleanza forte, indissolubile con la gente.
     L’immediata conseguenza del largo consenso popolare nei confronti della Chiesa fu la costruzione delle Pievi, chiese provviste di  “battistero e cimitero a cui fanno capo i fedeli di un determinato distretto ecclesiastico”. Su questo sfondo di relativa tranquillità la Chiesa poteva perseguire il fine dell’unità religiosa, ma dal punto di vista politico non garantiva coesione, né impenetrabilità dei confini. Fu così che il  aprile del  568  i Longobardi giunsero in regione.
     Con l’insediamento dei Longobardi in Friuli si verificò un profondo mutamento della situazione viaria. Le strade di maggior  traffico  sono quello che convergono su Cividale. Una di queste, superato il Tagliamento, raggiungeva Codroipo  per poi congiungersi  con la via proveniente da Aquileia “ad Silanos” nei pressi di Magnano in Riviera.
     L’importanza di questo raccordo stradale è testimoniata dalla presenza di sepolture di soldati Longobardi  ai margini di tutto il percorso.
     La prima sepoltura affiorò sulla collina di S.Salvatore nel 1920. Molte altre seguirono fino al 1950. Molti gli oggetti ritrovati di notevole fattura. Si tratta di: guarnizioni per cinture impreziosite da fili di argento e ottone, speroni in bronzo con pietre dure colorate, un ambone in ferro di scudo da parata con sulla sommità  un ornamento cruciforme in bronzo dorato così come le borchie che fissano l’elemento in ferro al centro dello scudo in legno.
     Ma il pezzo più affascinante resta la piccola croce in lamina d’oro (offerta funeraria che veniva cucita su un velo steso sul volto del defunto.)
     Alcuni dei tanti oggetti ritrovato sono visibili al museo di Cividale, altri al museo di Udine. Purtroppo molti di essi sono stati irrimediabilmente perduti.
     Il borgo di San Salvatore si è strutturato, nel corso degli anni, attorno a due edifici di grande importanza. Si tratta del Castello e della Chiesa di San Silvestro.
     Quest’ultima è una piccola Chiesa devozionale consacrata nel 1356 e più volte modificata nel corso degli anni. Attualmente si possono ammirare, dopo gli ottimi restauri, gli affreschi di Giulio Urbanis eseguiti tra il 1578 e il 1580.



 CAMPANE



 SALUTO



 CANTO



 BENVENUTO E RELAZIONE STORICA DEL DOTT. CECCONELLI
COME RAPPRESENTANTE DELLA COMUNITÀ DI SAN SALVATORE


 LA FOTO RICORDO

     Dopo la Messa celebrata da don Dino Pezzetta, tutti si sono trasferiti accanto al Centro Sociale (ex latteria di fronte alla chiesetta), in uno spiazzo attrezzato all'ombra degli alberi e di un tendone allestito dai giovani di San Salvatore.

     Ufficialmente doveva trattarsi di un semplice spuntino e qualche bibita, ma che (come nel famoso miracolo dei pani e dei pesci) si è trasformato in un vero e proprio banchetto, grazie al contributo delle varie signore che per l'occasione avevano preparato e portato varie specialità culinarie.

     Mentalmente sarebbe impossibile fare un'elenco delle tante prelibatezze (anche per non correre il rischio di dimenticarne qualcuna), ma devo segnalare il successo ottenuto da Teresina con i suoi "rusculins" (freschi germogli di pungitopo), che lessati e conditi con olio e aceto si sposano molto bene con le uova sode.

     E' stato bello ritrovarsi con il gruppo di amici di Vetren e dell'Abbazia, e condividere la  gioia e il cibo con gli abitanti della piccola comunità collinare, in una splendida giornata d'aprile.
     Mentre in disparte ero pronto a lasciare il gruppo di amici, ascoltavo don Dino che auspicava il ripetersi di queste iniziative, per non disperdere il patrimonio di fraternità e di condivisione di quel gruppo, che ha lavorato per tanti anni nella grande iniziativa a favore dei bambini orfani di Vetren. 


...una foto del fotografo (con il dott. Cecconelli)...
...
grazie a Paolo Biasutti, finalmente giustizia...

CENNI STORICI SULLA CHIESA DI SAN SALVATORE

     Nell'anno 452 dopo l'assedio e l'espugnazione di Aquileia da parte di Attila re degli Unni, la comunità cristiana si è dispersa anche sul territorio friulano in diverse località e fra queste è probabile si possa includere San Salvatore di Majano. La chiesa di San Silvestre a San Salvatore di Majano eretta in epoca imprecisata nei pressi di un castellum di probabile origine romana, sorge proprio al centro di una delle più significative necropoli longobarde scoperte nell'Italia settentrionale, infatti, a partire dal 1920, ha restituito fino ad oggi quasi un centinaio di tombe, in gran parte ascrivibili alla prima metà del VII secolo. Era logico quindi pensare, all'inizio dei lavori di scavo, all'eventualità non remota di possibili scoperte di sepolture longobarde.
     Tuttavia altre e non meno interessanti sono state invece le novità emerse da queste campagne di scavi, le quali hanno permesso finora di riportare alla luce da sotto l'attuale pavimentazione un più antico luogo di culto, di cui si sono riconosciuti i resti dell'abside circolare, dell'aula e del presbiterio. Purtroppo la scarsità di materiali sino ad oggi ritrovati rende piuttosto difficile la datazione di tale impianto sacro, anche se la tipologia degli elementi messi in luce rimanderebbe a modelli architettonici tipici dell'età carolingia. La chiesa di San Salvatore è l'unica fra le chiese altomedievali poste in luce dall'analisi archeologica degli ultimi anni che non ha mai rivestito una funzione plebanale.
     Più sicura sembra essere invece la datazione delle nove tombe scoperte, quattro delle quali individuate all'esterno della chiesa. Le sepolture, del tipo a fossa, hanno restituito interessanti oggetti appartenuti agli inumati, fra i quali si segnala la presenza di un coltello e fìbbie di ferro, di una fusaiola e di alcune perline di pasta vitrea evidentemente facenti parte di una collana e non poca meraviglia ha suscitato il rinvenimento di un pettine di corno di cervo; tale manufatto, che presenta altresì interessanti decorazioni sul manico, è stato definito dagli esperti di grande rarità se non addirittura di un unicum nel suo genere.
     Tuttavia, questi ed altri oggetti ivi ritrovati, anche se in gran parte risalenti al VI-VII secolo, hanno indotto gli archeologi a ritenere che le sepolture in questione non siano longobarde bensì riconducibili alla popolazione locale romanizzata; il che potrebbe, in futuro, gettare nuova luce su di un capitolo della nostra storia ancora così poco conosciuto ed indagato. Oltre a ciò, gli scavi hanno portato alla luce anche un'acquasantiera in pietra (forse del XIV secolo) e una trentina di monete veneziane scodellate d'argento, le quali saranno utili a precisare meglio la datazione dei due pavimenti finora ritrovati dentro la chiesa, costituiti in entrambi i casi, di semplice argilla battuta. Tali scavi sono inseriti in un globale e necessario lavoro di consolidamento e di restauro generale dell'intero sacro edificio, gravemente danneggiato dal sisma che colpì la regione nel 1976. Un lavoro, questo, reso possibile grazie all'interessamento del locale comitato per la ricostruzione e la salvaguardia del territorio di San Salvatore di Majano e grazie anche alla Soprintendenza per i beni ambientali, architettonici, archeologici, artistici e storici del Friuli - Venezia Giulia, che ha permesso sia il recupero e la valorizzazione di questo monumento, sia la campagna di scavi archeologici, e alla Provincia di Udine che con il suo contributo ha permesso il recupero definitivo degli affreschi dell'abside.
      E suggestivo collegare la chiesa di San Silvestro con il frammento di lastra marmorea di raffinata fattura, rinvenuta nella vicina chiesa parrocchiale di Mels, dove è stata certamente reimpiegata. L'analisi stilistica del pezzo ha evidenziato le analogie con il ciborio cividalese di Callisto. Se tale reperto proviene veramente dalla chiesa di San Silvestro, come è stato ipotizzato, la sua datazione all'inizio del VII secolo potrebbe estendersi a quella dell'edificio di culto, o almeno a un suo importante rifacimento. Ciò rende lecita l'ipotesi che la chiesa altomedievale di San Silvestro, posta nei pressi di una importante necropoli, sia stata edificata, su committenza di una famiglia locale di origine longobarda, forse legata all'entourage dei duchi cividalesi. Il fatto che l'edifìcio sia rimasto completamente estraneo alla successiva rete plebanale sembra rafforzare l'ipotesi che si trattasse di una fondazione privata.

(Tratto da "La Chiesetta riscoperta")
Testimonianza storico-artistica su San Salvatore, a cura di Paola Lopreato ed Eliano Concina