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Buesiis (Magnano in Riviera - UD), 20 Agosto 2006

     La Chiesa di Bueriis, benché settecentesca, può essere considerata opera della fine dell'Ottocento: fu infatti in buona parte ricostruita, fra il 1897 e il 1899, su disegno di mons. Angelo Noacco, parroco di Cassacco (che si diverti a fare l'architetto anche al suo paese). Nel 1900 il gemonese Francesco Barazzutti, con cinque giovani aiutanti, la decorò con una gradevole Crocifissione nel lunettone dell'abside e medaglioni con figure di Santi (Antonio da Padova, Apollonia).
     Restaurata dopo il terremoto del 1976 e riaperta al culto nel 1989, conserva una tela del modesto e sconosciuto pittore Teodoro Sporeni di Gemona (S. Nicola benedicente) con l'immagine della chiesetta seicentesca, opera del 1759, restaurata da Giuseppe Gobetti di Tarcento nel 1810) ed una pala d'altare di Giuseppe Buzzi (S. Nicola in trono, secolo XVIII).



 CAMPANE



  CANTO D'INIZIO

 
         
Presentazione dell'officiante ed estratto dall'omelia di don Tommaso Biasizzo,
nato a Sedilis ma da oltre 40 anni missionario in Kenia.



 CANTO FINALE

Tratto da "La chiesa di Bueriis e la sua gente", interessante volume che mi è stato gentilmente donato per implementare questa pagina, ma che posso utilizzare solo in parte per l'enorme quantità di informazioni in esso contenute, riguardati gli ultimi cento anni. Ho estrapolato una breve "finestra" che riguarda alcuni episodi legati alle campane.

Le campane della chiesa di Bueriis novantaquattro anni di avventure

     Il 5 dicembre 1900, vigilia del Titolare San Nicolo, l'arcivescovo di Udine monsignor Pietro Zamburlini, presenti circa 30 sacerdoti, consacrava solennemente la nuova chiesa di Bueriis edificata con un lungo e non sempre concorde lavoro dei Bivaresi animati dal parroco dell'epoca don Angelo Mauro.
     Pochi anni dopo, e precisamente nel 1906, l'adiacente campanile, eretto verso il 1770, veniva dotato di una nuova campana "maggiore", fusa a Udine presso la ditta G.B. Poli, in sostituzione di quella, probabilmente crcpata, del 1850, che veniva ad affiancarsi alla "mezzana" del 1829 e alla "piccola" del 1856.
     Durante la "Grande Guerra", come accadde un po' dovunque, anche le campane di Bueriis fecero "gola" agli invasori che nel 1918 si appropriarono della piccola
e della mezzana dopo averle lasciate cadere dall'alto della cella campanaria mandandole in pezzi. Sotto un certo aspetto quest'ultima situazione fu provvidenziale perché nottetempo i ragazzi del posto riuscirono a recuperare alcuni frammenti che, a guerra finita, furono utilizzati per realizzare il campanello, tuttora esistente, fuso nel 1919 presso la fonderia udinese di Eco Broili. La piccola campana fu dedicata, come recita l'iscrizione, a Santa Maria della Neve.
     La campana "grande" era stata invece "salvata" con una operazione astuta e a dir poco rischiosa per quanti la compirono
e anche per l'intero paese. I tedeschi, infatti, minacciarono di incendiare il paese, ma fortunatamente ciò fu scongiurato grazie soprattutto all'impegno del parroco. Animatore dell'ardimentosa impresa fu un certo Gerardo Merluzzi che alle prime avvisaglie di quanto stavano compiendo gli Austro-ungarici nei paesi vicini, ideò e, coadiuvato da altri compaesani, attuò il piano di "salvataggio". La campana fu calata lentamente dalla torre, trasportata nella "braida Vidoni" e ivi sotterrata. Su tutto l'ap-pezzamento fu poi seminato frumento che nascose e custodì la preziosa reliquia.
     Ritornata la pace la campana fu dissotterrata
e ricollocata sul campanile. Nell'immediato dopoguerra fu la prima, e per alcuni anni la sola, a far sentire la sua voce in una vasta zona. Si racconta che con vento favorevole si sentiva fino a Majano. Nel 1919 fu collocato anche il nuovo campanello.
     Ma la gente del posto, come facilmente si può comprendere, non era soddisfatta di quel "concerto" e ben presto decise si provvedere alla realizzazione di due nuove campane al posto di quelle "asportate dai Germanici" utilizzando anche una certa quantità di bronzo derivante dal "bottino della Vittoria" che a Bueriis, così come in altri paesi era stato assegnato per lo specifico impiego. Nel 1922, in occasione del grande e solenne avvenimento della erezione della parrocchia autonoma (fino allora Cappellania dipendente da Artegna), furono infatti inaugurate le due nuove campane fuse a Udine nelle fonderie di Eco Broili, sulle quali, per ricordare le vicende della loro sottrazione e della loro rinascita, fu posta su entrambe la stessa iscrizione latina:
"1918 me fregit furor hostis at hostis ab aere revixi italiani clara voce deumque canens 1922" (Nel 1918 mi infranse il furore del nemico, ma nel 1922 rinacqui dal bronzo del nemico celebrando con voce chiara Dio e l'Italia.)
     Purtroppo le due "sorelle" ebbero vita piuttosto breve. Tanto è vero che nel 1955 le due campane furono rifuse nella fonderia G.B. Poli di Udine e inaugurate il giorno di Natale di quell'anno. Cambiati i tempi anche le iscrizioni mutarono riacquistando toni e significati più consoni ai "Sacri bronzi". Sulla "piccola" si legge infatti: "Sancta Maria Mater Dei ora prò nobis -vox mea vox Dei qui audierint vivent" e sulla "mezzana": "Christus vin-cit Christus regnat Christus imperat - laudo Deum verum plebem vogo congrego clerum defunctos ploro pestem fugo festa decoro". Due iscrizioni che richiamano le funzioni "classiche" delle campane, che con la loro voce, che è voce di Dio, chiamano il popolo, riuniscono il clero, piangono i morti, scacciano le pestilenze e rendono belli i giorni di festa. Il terremoto del 1976 ha danneggiato sia la chiesa, riaperta al culto nel 1989, e sia il campanile, i cui lavori di consolidamento e ricostruzione proseguono alacremente.
     La vecchia campana (quella cioè del 1906), il campanello (del 1919) e le due campane più "giovani" (del 1955) hanno intanto trovato una sistemazione provvisoria su una incastellatura metallica nel piazzale antistante alla chiesa. Ma ora, dopo lunghi 18 anni, ritorneranno nella loro "casa" per suonare ancora.
(
Mario Tomat - dal "Messaggero Veneto", 14.VIII.1994)

...ma poi ci fu il terremoto del 1976...