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Duomo di Udine, 12 Luglio 2006
Festa dei Santi Patroni Ermacora e Fortunato

Santi Ermacora e Fortunato (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera)
I Santi Martiri Ermagora e Fortunato sono venerati come Santi dalla Chiesa Cattolica. Sono i Santi Protettori del Friuli-Venezia Giulia (con atto ufficiale del 2001), nonché protettori della città di Udine, di Grado (GO), della Diocesi di Gorizia, coprotettori dell'arcidiocesi di Lubiana (Ljubljana, Slovenia) e di molte località minori della regione. Sono festeggiati assieme il 12 luglio.I Santi vissero nell’aquileiese all'incirca nel III secolo e sulle loro vite non si hanno notizie certe. Il loro culto è antichissimo (sono citati nel Martirologio geronimiano, testo del V secolo), soprattutto ad Aquileia, ed è stato consolidato dal patriarca Poppone che nel 1031 dedica ai due santi la Basilica Patriarcale di Aquileia (dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità) dopo la dedicazione mariana.
San Ermacora è venerato come il protovescovo e protomartire di Aquileia, con lui infatti inizia il catalogo episcopale della città. Una tradizione più tarda (VIII- IX sec.) narra che si trattava di un gentile (ovvero un non cristiano) aquileiese che incontrò San Marco mandato ad evangelizzare le zone dell’alto Adriatico da San Pietro. San Fortunato fu il diacono di Ermacora e i due subirono assieme il martirio sotto il regno dell’Imperatore Nerone.

     Nella festa dei Santi Ermacora e Fortunato, patroni dell'arcidiocesi, della città di Udine e della Regione Friuli Venezia Giulia, la chiesa udinese si è riunita in preghiera per ricordare il primo vescovo e protomartire delle Chiese friulane, Ermacora, e il diacono Fortunato a lui associato nel martirio.
     La solenne solenne celebrazione eucaristica si è svolta nella Cattedrale, parzialmente occupata dalle impalcature per i lavori in corso nel suo interno. La cerimonia quest'anno era presieduta dall'arcivescovo emerito di Udine Alfredo Battisti, dato che l'arcivescovo Pietro Brollo non ha potuto essere presente per rispettare un periodo di riposo dopo l'infarto che lo ha colpito il 12 giugno scorso mentre era a Lourdes con i pellegrini dell'Unitalsi.



 ESTRATTI DAL CANTO D'INIZIO



 ESTRATTO DAL II° CANTO



 OMELIA



 CANTO



 LETTURA DELLA LETTERA DI MONS. PIETRO BROLLO

...la Messa era accompagnata dal Coro del Duomo (in formato ridotto), diretto da Gilberto Della Negra,
con il supporto di Beppino Delle Vedove alla tastiera del possente organo della Cattedrale di Udine...



 CANTO FINALE

La celebrazione in Duomo
Il programma diocesano per tre anni

     Essere cristiani anche sul posto di lavoro. Non avere paura di testimoniare la fede nel contesto sociale in cui si vive, e non soltanto in chiesa. Il credo cattolico, dunque, deve trovare pieno diritto di esistenza nella dimensione della cittadinanza e nel lavoro, perché l'appartenenza alla religione non è qualcosa da nascondere e da praticare esclusivamente negli angoli della sfera privata. «Non siamo estranei al mondo, che deve invece diventare il luogo concreto ed esigente di ogni testimonianza». Perciò nessuna scissione fra come il friulano si pone nella rete sociale e com'è nella rete intima. Nessuna distanza, ma una perfetta correlazione, trasponendo la fede in tutte le azioni da 'cittadini'.
     È un passaggio significativo questo racchiuso nel manifesto programmatico della Chiesa udinese per i prossimi tre anni, scritto dall'arcivescovo Pietro Brollo.Cristiani capaci di dire e trasmettere la fede oggi, un titolo efficace per le linee pastorali che indicano la direzione alle comunità friulane. Simbolicamente la presentazione del proclama è avvenuto, attraverso il vicario per la pastorale, monsignor Igino Schiff, in occasione della festa dei santi patroni, Ermacora e Fortunato, in una Cattedrale in cui sono risuonati i moniti al coraggio della fede più volte espressi dall'arcivescovo emerito Alfredo Battisti.
     La chiesa udinese prende su di sé un impegno decisivo: cercare di coniugare nella società friulana l'essere cristiani autentici e nello stesso tempo cittadini a pieno titolo del mondo; la propria identità culturale e la globalizzazione, il tempo del lavoro e quello della festa; la memoria del passato aquileiese e il global thinking. Il terreno fertile per una nuova seminagione del Vangelo in Friuli c'è, secondo quanto scritto da Brollo che assegna alla fede e a chi la testimonia un missione escatologica: la fede «si situa nella storia, fa la storia e cambia la storia». Nonostante i mutamenti epocali e, spesso, il tentativo di nascondere l'essere cristiani oggi in un quadro di laicismo e integralismo, almeno un elemento di speranza viene alla luce, osserva il capo della Chiesa udinese: «Non si riscontra nelle nostre comunità quella sindrome paralizzante nota come 'sindrome della minoranza', ovvero del sentirsi minoranza come cristiani e dunqu e insignificanti, inutili, inutilmente protesi alla testimonianza».
     La Traditio fidei, ovvero la trasmissione della fede, avrà un leitmotiv specifico per ogni anno: vita affettiva e relazioni (anno pastorale 2006/2007); sofferenza e disagio (2007/2008); lavoro, tempo libero e festa (2008/2009). La ricerca di senso che viene inseguita dalle giovani generazioni, troppo disorientate sul valore della vita, ha determinato l'individuazione di un settore specifico rivolto ai giovani e a come insegnare loro le fondamenta della fede: «Nel contesto attuale - scrive Brollo - avverto l'urgenza pastorale di attivare il processo di fede per le nuove generazioni, riscoprendo e valorizzando l'iniziazione alla vita cristiana». È vero, «la fede è sfidata», è sotto attacco, ha rilevato Battisti nella sua omelia, ma sono proprio i tempi duri i tempi grandi. «Popolo friulano, riscopri la volontà della testimonianza, ritrova le radici cristiane e consegna con coraggio al futuro la Parola, per camminare con fiducia sulle strade del terzo millennio».

(Irene Giurovich - Il Gazzettino di Giovedì, 13 Luglio 2006)