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Palmanova (UD), 9 Luglio 2006


 Porta Cividale

     Palmanova - Di notevole interesse storico la fortezza secentesca con la tipica forma stellata e le tre monumentali porte di accesso. La fortezza venne costruita dalla Serenissima Repubblica di Venezia a scopo difensivo contro la minaccia turca, la città stellata era costituita da due cerchie di fortificazioni con bastioni, cortine, fossato a protezione dei tre accessi. In seguito al trattato di Campoformio (1797) Palmanova divenne prima dominio austriaco poi francese con Napoleone che avviò ulteriori lavori di fortificazione. La successiva dominazione austriaca venne rafforzata attraverso fasi alterne sino al 21 ottobre 1866 data di annessione al Regno d’Italia.
     La sua posizione centrale non passò inosservata alla Serenissima Repubblica di Venezia, che nel 1593 ordinò di distruggere i villaggi presenti in questa zone per far posto a una fortezza posta a difesa dei suoi confini orientali in Friuli, contro le incursioni dei Turchi (che avevano attaccato e razziato la pianura friulana per ben sette volte tra il 1470 ed il 1499) e per arginare le mire espansionistiche territoriali degli Arciducali. Infatti il confine tra Venezia e l'Impero Asburgico passava per il limitrofo comune di Visco e questa era sempre stata una zona strategica.
     Concepita come perfetta macchina da guerra, la sua progettazione e quindi la sua forma di stella a nove punte fu determinata da motivi di ordine militare e attentamente studiata dai migliori ingegneri e architetti di cui la Serenessima disponeva e tra i quali spiccava il Soprintendente Generale Giulio Savorgnan. La città è dotata di tre cerchie di fortificazioni, delle quali l'ultima fu portata a termine nel periodo napoleonico. Dal 1815 al 1866 la città fu dominio austriaco, poi passò all'Italia assieme al Veneto e al Friuli occidentale.
     Palmanova è stata ufficialmente dichiarata “Monumento Nazionale” dalla Presidenza della Repubblica: paesaggi di grande suggestione si aprono a chi vuole passeggiare dentro e fuori la fortezza dove restano ancora intatte le costruzioni fortificate veneto-napoleoniche e dove primeggia, sulla maestosa piazza d’armi, il Duomo di costruzione settecentesca con l’imponente facciata in pietra d’Istria decorata con iscrizioni e cartigli.
     Il Duomo Dogale fu iniziato nei primi anni del Seicento e terminato prima della metà del medesimo secolo. E' costituito da un'unica ampia aula coperta dalle splendide capriate in travi di rovere. Nessun ostacolo di colonne impedisce all'occhio di ammirare le tre cappelle del coro, i quattro altari laterali, l'organo con cantoria e il bel pulpito sospeso. Di particolare pregio sono la piccola madonna lignea attribuita a Domenico da Tolmezzo e la secentesca Pala delle Milizie di Alessandro Varotari, detto il Padovanino. All'interno della Sagrestia si possono vedere i ritratti di alcuni del Provveditori Generali.

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 CAMPANE


...l'interno del Duomo e il Coro pronto per l'inizio dei canti...

Messa di S. Giustina  di mon. Giovanni Pigani

Domenica 9 luglio, festa del Santissimo Redentore, patrono di Palmanova, durante la Messa solenne delle 11, in Duomo, è stata eseguita la «Messa di Santa Giustina» di mons. Giovanni Pigani, scritta dal noto compositore friulano nel 1935. Ad eseguirla è stato il coro Pietro Alessandro Pavona, diretto dal m.o Franco Gori e accompagnato all’organo da Valentina Salucci. Si ha così avuto l’opportunità di ascoltare una Messa di mons. Pigani, uno dei più illustri compositori friulani di musica sacra del secolo scorso. La celebrazione è stata radiotrasmessa da Radio Spazio 103 su FM 103,700.



 PRESENTAZIONE DELLA CERIMONIA


                   
 ESTRATTI DAI CANTI



 ESTRATTO DAL CANTO FINALE


...con organo e coro che eseguivano l'ultimo brano, il gruppo dei figuranti presenti in chiesa ha sfilato verso l'uscita...
...la rappresentazione storica in costume era prevista per il pomeriggio seguente...

...curiosant su e jù par Palme...



Palmanova - Trecento figuranti hanno dato vita alla rappresentazione storica
Issato ancora lo stendardo di San Marco

     «Nobilissimi Signori, Capitani e popolazione tutta, nel giorno del Santissimo Redentore, nostro Altissimo Protettore, salutiamo l'Illustrissimo Luogotenente Alvise Foscarini, il signor Ettore di Strassoldo e suo figlio Italico, molto cari alla Serenissima Repubblica, i nobili Castellani qui convenuti in questo munitissimo propugnacolo che serve e servirà come antemurale alle orde dei barbari in difesa della Cristianità tutta E Noi, Jeronimo Cappello, provveditore Generale, ordiniamo di sollevare lo Stendardo di san Marco, simbolo delle antiche vittorie e della potenza della Serenissima Repubblica e auspice di un glorioso e invitto futuro per questa fortezza reale».

     Così il 22 luglio del 1602 la massima autorità politica della fortezza disponeva l'innalzamento del gonfalone con il simbolo del leone alato sul pennone posto al centro della piazzaforte. Palmanova ha rivissuto quel lontano giorno di orgoglio e di gloria con una rievocazione storica alla quale hanno dato vita oltre 300 figuranti appartenenti al gruppo locale e una quindicina di Compagnie provenienti, con i loro costumi tipici, dalle borgate dell'Italia del nord. Le vie del centro nella due giorni della manifestazione sono state invase da fanti e picchieri, moschettieri e cavalieri, dame e nobiluomini, plebe e notabili, volgo e magistrati, delinquenti e prelati che hanno dato vita a scene di 400 anni fa. Il palio delle milizie è stato assegnato ex aequo con menzione per Borgo Cividale.
     Caratteristica sabato sera la cena sui borghi a lume di candela organizzata dalle varie locande e osterie che operano in città che ha costituito un momento conviviale per tutti. Ieri pomeriggio il grande e fastoso corteo che si è concluso con il sollevamento del vessillo marciano.

Mauro Mazzilli – Il Gazzettino di Lunedì, 10 Luglio 2006