biel lant a Messe a Venzone

Venzone, 15 Dicembre 2002


VENZONE (Ud)
230 metri s.l.m. - 54,16 km² - 2.275 abitanti -C.a.p.: 33010

Frazioni/Località: Pioverno - Portis - Carnia
Informazioni turistiche: Pro Loco Venzone, v. Campo, tel. 0432-985034 (apre gi., ve. e sa. dalle 14,30 alle 18,30 - do. e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 14,30 alle 18,30) - Ufficio l.A.T., v. G. Mels 5/b, tel. e fax 0432-95034
Biblioteche: Biblioteca Comunale Mistruzzi, v. Mistruzzi 4/1, tel. 0432-985266 (apre lu. e me. dalle 16 alle 18 - sa. dalle 7 alle 19 - Estivo: lu. e me. dalle 16 alle 18 - sa. dalle 10 alle 12)
Musei e archivi:
Museo della Terra di Venzone, v. Mistruzzi 4
Escursioni:
San Simeone - Parco naturale delle Prealpi Giulie - Val Venzonassa - Catena Plauris - Malghe Ungarina e Confin - Tugliezzo -Rifugio Cuel de Fratte - Rifugio Cjariguart


CAMPANE


Il coro di Hörzendorf – St. Veit (Austria), che ha animato la Santa Messa,
la sera prima aveva partecipato alla Rassegna corale di Santa Lucia

Il coro di Hörzendorf – St. Veit è un coro polifonico a voci miste e esiste già da 18 anni. Fin dal principio la maestra del coro è la signora Elfriede Tremschnig e il presidente del coro è il signor Peter Torker. Il repertorio del coro è molto ampio: oltre alla tradizionale canzone carinziana, vengono eseguiti anche brani di canto popolare, spirituale e classico. Il coro ha prodotto tre cassette audio ed un video

Principali monumenti e opere d'arte

Il disastroso terremoto del 1976 ha praticamente distrutto la medioevale cittadina di Venzone, abbattendo mura, chiese, palazzi e case. A più di ventidue anni di distanza Venzone ha però re-cuperato quasi completamente il suo volto grazie ad una ricostruzione filologica dei suoi mo-numenti e del suo tessuto urbano in generale. Il Duomo, uno dei monumenti più importanti della cittadella medioevale, rimasto quasi completamente distrutto dai terremoti del 1976, è stato nuovamente ricostruito, per anastilosi, tra il 1988 ed il 1995. Fu edificato in pietra locale agli inizi del Trecento, sull'area di una preesistente chiesa del Mille, fatta ampliare nel 1251 dal feudatario Glizoio di Mels. Come scultore certamente, ma forse anche come architetto, vi aveva lavorato quel maestro Giovanni che aveva qualche anno prima operato nella costruzione del Duomo di Gemona. Consacrato dal Patriarca Bertrando di Saint Geniès nel 1338, presenta una pianta a croce latina con unica navata e ampio e luminoso transetto sul quale si prospettano gli archi trionfali dei tre pesbiteri absidati e affiancati da due torri. La parte esterna si presenta articolata con absidi poligonali rinforzate negli spigoli da contrafforti culminanti con cuspidi piramidali e statue. Il più interessante dei tre portali è quello settentrionale nel quale ha operato nel 1308 come scultore il maestro Giovanni, legato ancora a modi plastici romanici. Nella lunetta è raffigurato, ad altorilievo, il Cristo benedicente attorniato dai simboli dei quattro Evangelisti. Alla scuola scultorea di maestro Giovanni appartiene pure l'altorilievo della lunetta del portale meridionale raffigurante 1’Incoronazione della Vergine, mentre la lunetta del portale principale, raffigurante a bassorilievo la Crocifissione, è un'importante opera plastica della scultura friulana della metà del Trecento (la pietra di questa lunetta si è deteriorata a seguito dell'incendio doloso del capannone del Duomo verificatosi nel 1983). L'esterno del Duomo è decorato anche da altre statue e rilievi trecenteschi, nonché da sei patere Veneto-bizantine incastonate nell'avancorpo del portale settentrionale del transetto. All’interno si conservano ancora importanti affreschi trecenteschi che negli ultimi anni sono stati oggetto di studi approfonditi che ne hanno consentito la precisa collocazione storica: soprattutto validi il grande affresco della Consacrazione del Duomo, un S.Martino e il povero, vicino ai modi di Vitale da Bologna (1350 circa) ed uno splendido S.Giorgio che libera la principessa dal drago, dalla chiara componente nordica, dal piacevole gioco cromatico (larghe campiture di colori caldi e tra loro contrastanti), di impianto ingenuo e popolaresco, ma fresco e vivace. Sopra l’altare del presbiterio centrale è collocato un grande Crocifisso ligneo di scuola friulana della prima metà del secolo XV.

Nel presbiterio di destra si conserva uno stupendo Vesperbild in pietra del primo Quattrocento, pregevolissima raffigurazione definita "una delle più nobili opere tedesche sul suolo italiano". Sopra il portale laterale di destra della chiesa glizoiana è collocato un Compianto sul Cristo morto (Beweinung Christi) in legno dipinto e dorato composto da otto statue di ottima fattura databili al 1530 ca. Nella tipologia dei volti, nella resa della capigliatura, nel panneggio cartaceo, il gruppo mostra l’appartenenza alla scuola transalpina, probabilmente alla cerchia sveva di Ulma, anche se si notano punti di riferimento con la scultura padana, specialmente di quella in terracotta della seconda metà del XV secolo. Dal 1973 fino al terremoto del 6 maggio 1976 era conservato nel Battistero. Rimasto gravemente lesionato dal terremoto è stato in seguito restaurato a cura della Sopraintendenza. Altre opere d’arte all’interno del duomo testimoniano la presenza in Venzone di maestranze friulane (o comunque operanti in frilui): gli affreschi della volta della Cappella del Gonfalone raffiguranti l’incoronazione della Vergine, la Madonna col Bambino, il Pantokrator e l’Angelo benedicente, oltre agli angeli, a personaggi ed a fantastiche architetture (risalivano agli anni tra il 1410 ed il 1415 circa ed erano opera di Antonio Baietto e Domenico Lu Domine; andati distrutti dai terremoti del 1976 e recuperati in frammenti nel 1977, sono ancora da ricomporre); il fonte battesimale, le due acquasantiere e la lastra tombale degli Antonini si devono al lapicida lombardo Bernardino da Bissone, raffinato artefice di parecchi pezzi scultorei in chiese friulane, dove il gusto per l’ornamentazione prevale su quello compositivo e strutturale); inoltre sculture lignee rinascimentali e barocche di diversa qualità ed alcune pale d’altare tra le quali vanno ricordate almeno quella di S.Orsola con le sue ancelle, ingenuo lavoro di fine cinquecento del venzonese Andrea Petrolo, quella della Madonna del Rosario, piacevole composizione del pittore svizzero (a lungo abitante in Genona) Melchiorre Windmar (seconda metà del XVII secolo) e le due dipinte nel 1696 da Giulio Quaglio: raffiguranti la prima Madonna con Bambino e i Ss. Antonio da Padova, Carlo Borromeo e Giovanni Battista (opera affollata e priva di respiro), la seconda La Presentazione di Gesù al Tempio, capolavoro dell’artista per l’uso attento del colore, la bontà dell’impaginazione, la soffusa dolcezza dell’insieme, gli accattivanti particolari. Il ricco Tesoro del Duomo (23 opere databili tra il XIII ed il XVII secolo), nl quale oggetto di maggior vantoi era una splendida croce ostile del 1421 firmata dal veneziano Bernardo di Marco Sesto, è stato rubato un anno prima del terremoto. Di fronte alla facciata principale del Duomo si erge la Cappella di S.Michele a pianta circolare e poggiante su una cripta seminterrata. Andata distrutta dai terremoti del 1976, è stata ricostruita ad opera di volontari, tra il 1997 ed il 1998, a cura della Pieve. Nella cripta si consideravano le mummie che hanno reso celebre il nome di Venzone nel mondo. La storia di queste mummie (tanto interessanti dal punto di vista scientifico o anche dalla curiosità, quanto repellenti sul piano estetico) risale al 1647 quando, nello spostamento del sarcofago trecentesco degli Scaligeri per la costruzuone della Cappella del Rosario, venne in luce la prima mummia detta "il gobbo". Nelle tombe del Duomo, infatti, vegeta un fungo, una muffa parassitaria antibiotica detta "Hipha Bombicina Pers" che ha il potere di disidratare il corpo, nel tempo di un anno, facendo diventare la pelle pergamenacea. Un fenomeno, quindi, naturale, che nel corso dei secoli ha interessato parecchi dei corpi ivi sepolti. Tra il 1825 e il 1891 furono estratte quasi una quarantina di mummie alcune delle quali furono portate fuori Venzone: al Gabinetto Universitario di Padova, al Museo di Vienna, nella Chiesa degli Invalidi di Parigi ecc. Delle ventuno mummie, esposte nella Cappella di S.Michele fino al terremoto del 6 maggio 1976, ne sono state recuperate quindici.

Dai terremoti del 1976 è andata distrutta anche la Chiesa trecentesca di S.Giovanni, con il campanile dalla caratteristica guglia in cotto. Di questa chiesa, ancora da ricostruire, si conservano diverse opere d’arte, tra i capitelli figurati d’imposta dei costoloni delle volte a crociera dei tre presbiteri. Ricostruita in gran parte la cerchia possente delle Mura che racchiude in un ampio esagono irregolare le diciotto "insulae" dell’antico borgo abitato, estendendosi per circa 1060 metri ed elevandosi alquanto dall’ampio terrapieno da cui sorgevano le tre torri portaie, delle quali è rimasta superstite quella di S.Genesio risalente al 1309.

Il Palazzo Comunale vero gioiello d’architettura gotico-fiorita e con influssi stilistici veneto-toscani, venne costruito tra il 1390 ed il 1410. Raso al suolo dal bombardamento aereo del 15 gennaio 1945 è stato ricostruito tra il 1952 ed il 1959 a cura della Soprintendenza Archeologica e per i BB. A.A.A e S. mediante anastilosi. Rimasto gravemente lesionato dai terremoti del 1976, è stato nuovamente ricostruito dalle fondamenta, mediante smontaggio e rimontaggio di pietra su pietra, tra il 1979 ed il 1984, sempre a cura della Soprintendenza. Piuttosto massiccio, consta di due parti: l’inferiore a loggia aperta, con affeschi cinquecenteschi di Pomponio Amalteo sulla parete di fondo; la superiore, cui si accede tramite uno scalone esterno, con una bella serie di bifore lobate. Una torretta che si alza su un angolo reca. Oltre all’orologio, la scultura raffigurante il Leone di S.Marco, simbolo della dominazione veneziana.

Nella sala consiliare, una scultura lignea, con la Madonna con Bambino (seconda metà del XV secolo) e un affresco staccato nel 1953 dalla casa "Binfar" e raffigurante S.Eligio (protettore dei fabbri, dei maniscalchi e degli orefici) e due cavalieri giostranti: risale al secolo XIV ed è stato fortemente danneggiato dal terremoto. A destra del Palazzo comunale sorge il nuovo palazzo degli uffici comunali, costruito in linee architettoniche moderne tra il 1978 ed il 1981; nella piazzetta, la fontana pubblica, una vasca ottagonale, è opera del 1878 dovuta ai gemonesi Tuti e Fantoni.

Di fronte alla fontana è la facciata del Palazzo Radiussi con trifora gotica finta e bel portale rinascimentale. Dei piccoli edifici sacri, già ricostruita l’antica chiesetta di S.Giacomo e Anna, romanica, con affreschi-ora fortemente mutili-dovuti a pittori della scuola e della bottega di Vitale da Bologna (Eterno Padre, simboli degli Evangelisti, Apostoli e Battesimo di Cristo, metà secolo XIV), la chiesetta di S.Lucia (purtroppo priva degli originali affreschi fine Quattrocento raffiguranti nella volta a crociera del vano i Padri della Chiesa e i simboli degli Evangelisti: sostituiti con dipinti di analogo soggetto di Antonio e Livio Pascolo venzonesi, 1990-91): la chiesetta di S.Caterina, di origini quattrocentesche, con interessante affresco del XV secolo raffigurante il Matrimonio mistico di S.Caterina e con moderne vetrate policrome di Davide Clonfero venzonese (1987); la chiesetta di S.Antonio abate, con affreschi attribuiti al pittore veneziano, ma abitante a Udine, Gaspare Negro (Storie di S.Antonio abate e Apostoli).

La vicina frazione di Portis è stata completamente distrutta dal terremoto e ricostruita in luogo diverso.

Su progetto dell’arch. Simonetta Daffarra è stata ricostruita, in forme sobrie, la nuova chiesa di S.Bartolomeo (1990-1991) in cui è stato collocato il bel Crocifisso romanico, interessante e raro prodotto di scuola friulana della fine del secolo XIII.