biel lant a Messe a Guârt

Pieve di Gorto (Ovaro), 14 Agosto 2002


CAMPANE

A sinistra, Ovaro vista dalla Pieve - Dopo la Messa, dallo spiazzo erboso sottostante
si avrebbe assistito al lancio delle "cidulas".

 Alcuni momenti della celebrazione 



 CANTO



         
 CANTI E PREGHIERE



 CANTO FINALE

Pieve di S. Maria di Gorto
(Tratto da DONNE IN CARNIA - di Anna Maria Bianchi )

La prima chiesa del nostro Canal di Gorto è stata la Pieve di Santa Maria di Gorto. Ma qui è necessario  dire che è la prima da quando si sono formati i paesi come sono ora, perché gli scavi che si stanno effettuando sotto la chiesa di San Martino a Luincis ci riservano una bella sorpresa, aspettiamo cosa ci diranno gli studiosi.
E' riportato per la prima volta sui documenti del 1119. In una carta dell'Archivio Arcivescovile di Udine si legge: "..asegnado ae Abazio di Muèč dal Patriarco di Aquileo tal 1119, (finalmenti uno dato)." E pin indevant: "...Lu Patriarco Vodalrico, tal 1119 al passà in doto ae Abazio di Muèč la Plêv di Guart..."
 La tradizione dice che come edificio, la Pieve fu costruita nel luogo e con le pietre del castello fatto distruggere dal Patriarca Ludovico di Tech dopo la morte del Patriarca Bertrando, provocata dal complotto al quale partecipò anche Ermanno di Carnia che era proprietario di quel castello. Don Nicolò Grassi, che fornisce queste notizie, dice anche che secondo la tradizione esistevano anche due cappelle dedicate a S. Elena e a San Michele, vennero abbattute per lasciare posto al tempio. Sempre il Grassi dice che l'edificio ha subito danni a causa di un grande incendio, scoppiato nel 1370, e che aveva un solo battistero e un solo cimitero, che dovevano servire per tutta la vastità del territorio della Pieve.
E' invece documentato che la Pieve è stata semidistrutta nel 1430. La ricostruzione è cominciata nel 1431 ed è terminata nel 1464.
Infatti su una lastra di marmo grigia all'interno della chiesa si legge:

IN VESTIGIIS ROMANAE ARCIS
EX AEDIS SACRAE ANTIQUISSIMIS RUINIS
RELIQUIIS CASTRIS
QUOD MEDIA AETATE VIGUIT
HOC TEMPLUS EXTRUCTUM EST
C. ANNO DOMINI MCDXXX
M.D.C.

Che tradotto  vuol dire: Sulle rovine di una fortezza romana, coi resti di un'antichissima fortificazione , rimasta fino all'età di mezzo, fu costruito questo tempio nell'anno del Signore 1430.
Alle dipendenze di questa unica chiesa era tutto il canale di Gorto, il canale Pedarc (Pesarina) la Valcalda (Monai, cioè Ravascletto, e Zovello), Cercivento e Sappada.
Cercivento e Sappada, sebbene non si trovino nel canale di Gorto facevano parte della nostra pieve. Sappada ne fa parte ancora. Cercivento invece dal 1848 (Don Santo De Caneva mi dice dal 1912) è entrato a far parte della pieve di San Pietro.
In una lastra di marmo, vicino a quella citata sopra, è scritto:

TITULUS
BLEBIS MATRICIS
TOTIUS CANALIS SAPATAE
ET CERCIVENTI
CLEB. DIE XV AUGUSTI

In seguito, per i due secoli seguenti, non ho trovato altre notizie documentate.
Dal 1300 vi erano in Gorto tre vicari della Pieve dei quali uno aveva la residenza a Luincis, il secondo ad Ovaro ed il terso nella chiesa di San Giorgio. Dal 1339 si è distaccato dalla Pieve il Canale della Val Pesarina. Dal 1365 circa quello di Soropuints (Frassenetto). Monai (Ravascletto) e Rigolato si staccarono anche loro poco dopo per unirsi al vicariato di San Giorgio (Comeglians).
Nel corso dei due secoli seguenti si può pensare che siano state fatte le chiesette di tanti paesini del canale, la prima naturalmente quella di San Giorgio di Comeglians, la seconda quella di San Vigjli di Ovaro, che erano sedi di vicariato. (Ma poichè a Ovaro, dove ora c'è la chiesa della SS. Trinità ce n'era un'altra dedicata a Santa Lucia, forse dello stesso periodo o magari più vecchia di quella di S. Vigjli, è probabile che la sede sia stata proprio lassù).

Per altre informazioni: http://www.donneincarnia.it/pievi/gorto.htm

CIDULAS

          Una delle tradizioni assai diffuse in Friuli Venezia Giulia sono i fuochi invernali propiziatori: da Natale all'Epifania in molti paesi della Carnia si lanciano le cidulas, rotelle di legno infuocate. Diversi possono essere, da località a località, il tipo di legno, la forma, la tecnica usata per il lancio e lo svolgimento della festa, identica è invece la funzione rituale svolta. Ad officiare il rito e la festa sono sempre gruppi di giovani, maschi, normalmente non sposati: un tempo erano i coscritti, gli iniziandi alla società adulta. In segreto vengono preparate liste di persone del paese da accoppiare in maniera seria, ma anche solo per scherzo. Il lancio comincia con l'imbrunire, di solito da un'altura vicino al paese. Il cielo viene solcato da queste rotelle infuocate accompagnate dagli accoppiamenti augurali, quasi stelle cadenti a cui la comunità paesana rivolge l'attenzione e la speranza per l'anno nuovo. Proprio a Comeglians, per esempio, la vigilia dell'Epifania "las cidulas" ed il seguente "bal das cidulas" segna storicamente la prima vera e propria festa dell'anno, durante la quale, in passato, si indossavano i vestiti nuovi e si annunciavano fidanzamenti e matrimoni.



Cidulas di Guârt 2002


 CIDULA



 ULTIMA CIDULA

         Dopo la celebrazione della "Messa Granda da Vèa", avevamo pochi minuti per raggiungere lo spiazzo erboso ai piedi del colle dove è collocata la chiesa ed il cimitero. Al momento del lancio delle "cidulas", per rendere più spettacolare il lancio delle palle infuocate, tutte le luci dovevano essere spente, e bloccato il traffico della automobili. Ho predisposto le mie attrezzature per un'eventuale ripresa video o fotografica, ma al momento del lancio mi sono reso conto che i risultati erano pessimi. Ho però potuto registrare nel mio DAT, "le dediche" che accompagnavano il lancio delle "cidulas", testi che mi hanno riportato alla memoria i lontani tempi della manifestazioni carnevalesche di Orsaria. 

          Dopo il lancio delle "cidulas", sono state riaccese le luci, e le tavolate già da prima occupate dalla gente, hanno cominciato a riempirsi di ogni ben di Dio. Mentre Aldo Passoni (il mio accompagnatore nella trasferta a Ovaro), era andato a procurarsi due "tajuts di merlot", una fisarmonica diffondeva le prime note di prova. Era evidente che la festa era appena iniziata, ma quella gente allegra stava tranquillamente a casa propria, mentre noi dovevamo percorrere 60-70 chilometri. Io mi sarei intrattenuto volentieri ancora una mezz'oretta, ma vedendo il mio accompagnatore piuttosto preoccupato, dopo aver scoccato ancora alcuni flash, alle 22:45  ho riposto gli attrezzi nel borsello. Salutata l'allegra compagnia, abbiamo ripreso la strada del ritorno, ma puntualmente alla periferia di Tolmezzo ho imboccato la strada sbagliata, puntando in direzione di Udine, ma passando attraverso la zona del Lago di Cavazzo. Man mano che ci avvicinavamo a casa, il mio "navigatore" sentendosi ormai a sicuro, mi elargiva complimenti a destra e a manca, dicendo che non avrebbe mai creduto che guidassi così bene. In realtà, specialmente all'andata, Aldo (nella foto) era molto teso e preoccupato... non credo che accetterà di accompagnarmi in qualche altra trasferta...