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Abbazia di Rosazzo, 10 Aprile 2005

Liturgia Ecumenica della Parola

Con interventi dei rappresentanti delle comunità cristiane:
Cattolici - ALFREDO BATTISTI (vescovo emerito di Udine)
Ortodossi -
Avksentii (archimandrita di Stara Zagora, BG)
Protestanti - DIETER KAMPEN (pastore della Comunità Evangelica Luterana di Trieste)
Rosazzo - DINO PEZZETTA - (rettore dell’Abbazia)
 

Il “Grop Corâl Vidulis" diretto da Adelchi Zoratti
ha animato l'incontro con canti delle antiche liturgie cristiane

 CANTI   
         

 
...con preghiere e riflessioni, sono intervenuti fedeli di varie confessioni...

ABBAZIA DI ROSAZZO ED ECUMENISMO
(Dino Pezzetta)

     Chi si affaccia sul Belvedere dell’Abbazia di Rosazzo, quella grande terrazza dove lo sguardo spazia dalla corona dei monti della prima guerra mondiale fino al mare di Trieste ed al campanile di Aquileia, capisce subito la vocazione della Badia, oggi.
     Se per mille anni della sua storia il monastero rosacense è vissuto all’estrema periferia dell’impero, nei primi giorni di maggio del 2004 Rosazzo si è trovato nel cuore della nuova Europa dei popoli.
     Lo scorso maggio è caduto infatti anche l’ultimo diaframma che ancor divideva l’est dall’ovest, l’oriente dall’occidente, i cristiani ortodossi dai cristiani cattolici, il mondo del vecchio “socialismo reale” dal mondo del nuovo “capitalismo liberale”. La dirimpettaia Slovenia, con i suoi paesi ad un tiro di schioppo da quel balcone, è entrata a far parte dell’Unione Europea, ed a ruota seguiranno gli altri Paesi chiamati a formare l’Europa allargata: per l’1 gennaio 2007 è previsto l’ingresso nella UE della Bulgaria, paese che da cinque anni a questa parte vive in stretta relazione con Rosazzo.
     Ecco spiegata la vocazione “ecumenica” della nostra Abbazia. Ecumenismo è una parola difficile ma che esprime un’idea molto semplice: è voler dialogare a livello planetario, abbattere i pregiudizi e dare spazio e fiducia a tutti gli uomini di buona volontà.
     L’Abbazia di Rosazzo, da secoli confinante con il mondo slavo e quello germanico, è da sempre luogo d’incontro di popoli e di culture. E lo è ancor di più oggi, trovandosi all’epicentro e non più alla periferia dei grandi sommovimenti europei.
     Fin dai primi mesi di attività del “Progetto Rosazzo”, fortemente voluto da mons. Alfredo Battisti e inaugurato l’1 ottobre del 1994, l’Abbazia ha aperto le porte a gruppi di intellettuali cristiani di Carinzia e Slovenia, impegnati, insieme a noi friulani, nella riflessione sull’Europa delle diversità etniche, culturali, politiche, religiose. E il dialogo è proseguito durante le guerre balcaniche, nell’impegno ad approfondire il significato di quei conflitti, le vere radici della violenza e dell’intolleranza, le possibilità di riconciliazione e sviluppo.
     Qualche anno più tardi, nei primi mesi del nuovo millennio, lo sguardo si è allargato sulla Bulgaria, dove è nata quell’impresa umanitaria che vede ancora impegnato un compatto gruppo di volontari del manzanese a favore di un centinaio di bambini abbandonati e l’Abbazia in dialogo diretto con i fratelli ortodossi con i quali da quasi mille anni non comunichiamo (nel mese di ottobre dello scorso anno abbiamo ricordato a Rosazzo il 950° anniversario delle reciproche scomuniche tra chiese d’oriente e chiesa d’occidente).
     E’ un rapporto, quello di Rosazzo con la Bulgaria, ecumenico a largo raggio, dove al centro stanno i bambini, con la struttura di Vetren che li ospita, e tutt’intorno, a raggiera, una serie di rapporti con le chiese, il mondo del lavoro, le università, le istituzioni civili.
     In Abbazia si dialoga abitualmente Intenso con le coppie di differente confessione di fede (luterana e cattolica) della Carinzia, con i pentecostali del Ghana e della Nigeria, con gli evangelici di Trieste e di Augsburg, con i patriarcati ortodossi di Alessandria d’Egitto, Grecia, Turchia, Armenia, Serbia-Montenegro, Romania, Bulgaria, Mosca ... Per un triennio (2002-2004) 9 patriarcati cristiani ortodossi si sono incontrati a Rosazzo per approfondire insieme a noi cattolici ed evangelici la comune fede di Aquileia (2002), le vere ragioni della rottura millenaria (2003), le possibilità di vivere la comune fede nella diversità dei riti e culture (2004)
     La convinzione che anima chi vive ed opera in questi spazi è che la divisione nella fede è uno scandalo, e che ogni barriera eretta dagli uomini contro i loro simili non è voluta da Dio, e che alla verità tutta intera non si arriva mai soli ma camminando insieme sotto la guida dello Spirito.
     In una chiesetta bulgara si è voluto raffigurare S.Ignazio, protettore della città, affiancato a S.Paolino di Aquileia, primo vero patriarca europeo (nato forse nella vicina Premariacco). Ai loro piedi un incavo, con la terra che i volontari manzanesi hanno portato da Aquileia. E sotto la scritta bilingue: “Questa è la terra delle nostre radici”.
     Fare ecumenismo è ritornare, appunto, alle nostre antiche radici.