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Gorizia, 20 Giugno 2004
 Duomo di Sant'Ilario e Taziano

GORIZIA
84 metri s.l.m. - 41,11 km2 - 37.251 abitanti - C.a.p.: 34170
Frazioni/Località: Gradischiutta - Lucinico - Oslavia - Piuma - S. Mauro - Piedimonte - Sant'Andrea

Informazioni turistiche: Pro Loco Gorizia, v.Mazzini, tel. 0481-535415 - A.P.T. di Gorizia, v. Roma, tel. 0481-386224-5-6
Biblioteche: Biblioteca dell'Istituto di Sociologia Internazionale, tei. 0481-533632 (apre mattino e pomeriggio dei feriali escluso il sa.) - Biblioteca del Seminario Teologico, v. Seminario 7, tel. 0481-85055 (apre la mattina dei feriali escluo il sa.) - Biblioteca Popolare Slovena, Slovenska Ljudska, Knjisnica, D. Faigel, via della Croce 3 - Biblioteca Provinciale di palazzo Attems, e/o Musei di Borgo Castello - Biblioteca Statale Isontina e Civica, v. Mameli 12, tei. 0481-81215 (apre mattina e pomeriggio dei feriali e sa. mattina)
Musei e archivi: Archivio di Stato, v. dell'Ospitale, tel. 0481-532105 (apre la mattina dei feriali) - Biblioteca e Archivio Storico provinciale e/o Musei di Borgo Castello (apre lu. e me. Dalle 9,30 alle 16,30 - ma., gi. e ve. dalle 9 alle 13) - Palazzo Attems (momentaneamente chiuso) - Museo di Storia Naturale, v. Orzani 58, tel.04.81-531445 (momentaneamente chiuso) - Musei provinciali di Gorizia, b.go Castello 13, tel. 0481-533926-530382, fax 0481-534878 (apre da ma. a do. dalle 10 alle 20 - gi. fino alle 23 - lu. chiuso) - Castello, Museo del Medioevo Goriziano, b.go Castello 36, tel. e fax 0481- 535146 (apre da ma. a do. dalle 9,30 alle 13 e dalle 15 alle 19,30 - chiuso lu.) - Museo della Sinagoga, Gerusalemme sull'Isonzo, v. G. I. Ascoli, tei. 0481-532115 (apre lu., ve. e sa. Dalle 16 alle 19 - ma. e gi. dalle 18 alle 20 - do. dalle 10 alle 13 - chiuso me. - per visite guidate telefonare) - Villa e Parco Coronini Cronberg, v.le XX Settembre 14, tei. 0481-538435 (apre festivo dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20 – feriale dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 20 - chiuso lu.)
Escursioni: Sacrario Militare di Oslavia - Monte Calvario - Monte S. Michele - Carso Goriziano - Parco dell'Isonzo
Associazioni: Gruppo Folcloristico Danzerini di Lucinico, v. Camposanto 11 - Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei, v. Mazzini 20, tei. 0481-535085 - Slovenska Kultumo Gaspa-darska Zveza (Unione dei circoli culturali sloveni), v. Malta 2, tel. 0481-531644

 

 Duomo di Sant'Ilario e Taziano
Messa in gregoriano

VERBUM RESONANS

DIECI ANNI DI CANTO GREGORIANO IN FRIULI VENEZIA GIULIA

Decennale dei Seminari Internazionali di Canto Gregoriano 1994/2004
Organizzato dall'USCI-FVG


 RINTOCCHI ORE

 L'interno del Duomo prima della Messa

 ...immagini durante l'Eucaristia...

 ...animata dal Coro Giovanile "Euterpe" di Sedegliano (UD)

     
 CANTI

Il Coro Giovanile "Euterpe" di Sedegliano, ha aperto il ciclo di Messe in gregoriano in programma nelle quattro   province della nostra Regione, organizzato dall'USCI FVG, nel quadro delle manifestazioni per il decennale dei  Seminari Internazionali di Canto Gregoriano

 IL SERVIZIO >>>

GORIZIA

     Piccolo villaggio vicino ai guadi dell'Isonzo, non lontano dalla direttrice principale dei traffici tra Aquileia e Emona (Lubiana), fu l'antica sede di un castelliere preistorico. Venne citata per la prima volta in un documento datato 28 aprile 1001 ,"quae sclavonica lingua vocatur Goritia" con cui l'imperatore Ottone III donava metà castello e metà territorio di Salcano (con la villa di Gorizia) al patriarca Giovanni II e l'altra metà al conte Verihen del Friuli. Fin dall'XI secolo la città si sviluppò urbanisticamente in due distinti ambiti: il borgo castellano o terra superiore, con un ruolo politico-amministrativo, e la villa o terra inferiore, con caratteri agricolo-commerciali. Con una fisionomia urbana sopravvissuta fino ad oggi la città, contea principesca che nel '500 passò tra i domini ereditari di casa d'Austria, si allargò ai piedi del castello diventando, nella seconda metà del XVIII secolo, sede arcivescovile metropolitana con giurisdizione sulle diocesi di Trieste, Trento, Como e Pedena. Attorno alla Cattedrale barocca dove venne trasferito gran parte del Tesoro della Basilica di Aquileia, si sviluppò un nuovo centro storico di impronta settecentesca che ospitava anche una sinagoga ebraica a testimonianza dell'incontro di popoli e religioni diverse.
     Le due guerre mondiali danneggiarono gravemente la città, e mentre dopo il 1918 la ricostruzione lasciò sostanzialmente inalterata la fisionomia del centro, con il trattato di pace del 1947 il suo territorio venne notevolmente ridotto e la città fu divisa in due parti dal confine italo-jugoslavo.

Monumenti e opere d'arte.
    
Simbolo della città è l'antico Castello, possente struttura pentagonale chiusa entro un muro di cinta di forma irregolare, con sei torri semicircolari, posto sopra una piccola altura isolata a dominare la circostante piana.
     Sorse nel Medio Evo su un luogo presumibilmente già munito, anche se né reperti archeologici né, tanto meno, una qualche documentazione avallano tale ipotesi.
     Il castello così come si presenta oggi è il frutto di un'operazione notevole di restauro e di riedificazione avvenuta dopo la distruzione della prima guerra mondiale: durante i lavori, ultimati nel 1937, poterono essere rimesse in luce le antiche strutture, soffocate nel corso dei secoli da sovrapposizioni che avevano alla fine conferito all'edificio quasi l'aspetto di una caserma austriaca. Riemerse l'antico palazzo dei Conti del XIII secolo, che costituisce la parte occidentale, riconoscibile per le cinque bifore di tipo romanico; fu rimesso a posto il palazzo degli Stati Provinciali, risalente al Quattrocento e sito nella parte orientale del Castello; fu ridato - con un arredamento generalmente sei-settecentesco e con opere d'arte per lo più provenienti dai Musei Provinciali - aspetto antico anche all'interno, trasformando il luogo in gradevole meta turistica.
     Il Castello assume anche la dimensione di un museo del folklore e di una pinacoteca: le splendide sale, tutte aperte e visibili, sono arredate con preziosi mobili d'epoca (tavoli, credenze, madie, sedili a trespolo, stalli lignei) e tra questi di particolare interesse la collezione di cassapanche che presenta esempi databili dal XV al XVIII secolo.
Ricca anche la raccolta dei dipinti dei pittori di area veneta e tedesca: dipinti di genere (Ragazzo con mela e Cucitrice) del goriziano G. M. Lichtenreiter (secolo XVIII); una quattrocentesca Madonna con Bambino (scultura lignea), un busto in marmo del conte Enrico di Auersperg firmato dal padovano Tommaso Bonazza (1771), dipinti (Storie di Giuseppe) del goriziano Antonio Paroli (1688-1768), del veneziano Nicolò Bambini (1651-1739), due grandi quadri con Le figlie di Loth e Mosè salvato dalle acque, del friulano Vincenzo Lugaro (inizio secolo XVII), il sacrificio di Isacco. Ed ancora, dipinti di Giambettino Cignaroli (La Trinità appare a Gerolamo Miani, 1751), di Palma il Giovane (Adorazione della Croce, ca. 1601), del Chiozzotto (S. Vincenzo Ferreri, ca. 1760-70), ed una bella Madonnina in legno che riflette i modi giovanili di Domenico da Tolmezzo (ca. 1470).
     La Sala del Conte e la Corte dei Lanzi fanno da suggestiva cornice a concerti, serate di poesia, incontri e conferenze. La Sala del granaio ospita un'ampia sezione didattica costituita da pannelli, plastici, stazioni informatiche appositamente realizzate, strumenti attraverso i quali si legge la storia della contea di Gorizia.
     È attivo un servizio didattico per la scuola dell'obbligo con lezionigioco che si svolgono in questo spazio: è possibile usufruirne gratuitamente previo appuntamento.
     Scendendo dal Castello verso il borgo antico della città, si incontra la Chiesetta di S. Spirito, eretta, a partire dal 1398, dai fratelli di origine toscana Giovanni e Michele Rabatta, e fortemente restaurata dopo i bombardamenti della prima guerra mondiale. Di modeste dimensioni, presenta nella asimmetrica facciata un campaniletto a vela in forma di trifora. Le finestre trilobate ed il protiro della facciata, pensile così come le absidiole nel fianco orientale fiancheggianti un'abside più ampia, le danno un vago tono fiabesco, mentre la fitta costolonatura gotica all'interno la avvicina a tante consimili chiesette tre e quattrocentesche di tipo sloveno. All'interno, alcune tele di scarsa rilevanza artistica.
     Nei pressi, nel bel complesso edilizio costituito dalle cinquecentesche case Dornberg e Tasso e dalla chiesetta ottocentesca che le raccordava, ha sede il Museo di Storia e Arte di Borgo Castello, che attualmente ospita anche le collezioni dei Musei Provinciali, sorti nel 1861 ed ospitati nella prestigiosa sede di Palazzo Attems Petzenstein edificata da Nicolò Pacassi ed ora in fase di restauro.
     Nei sotterranei trova posto, dal 1990, il Museo della Grande Guerra: dieci sale di particolare suggestione, coperte a volta e mantenute in pietra a vista, in cui si ripercorrono le tragiche vicende del fronte dell'Isonzo.
     Al pianoterra, nelle sale di Casa Dornberg, è esposta una selezione di opere della pinacoteca antica. La pittura veneta del Settecento è rappresentata dai dipinti di Giambettino Cignaroli, Francesco Pavona, Francesco Fontebasso e Marco Ricci, mentre l'ambito locale è rappresentato dalle opere di Antonio Paroli e Johann Michael Lichtenreiter. L'Ottocento è rappresentato da Giuseppe Tominz, il ritrattista ufficiale della borghesia triestina e goriziana di cui sa cogliere le caratteristiche essenziali non solo nelle fisionomie tanto ben riuscite, ma anche negli aspetti della moda - la preziosità degli abiti femminili, i gioielli - e dell'arredamento che completano i suoi ritratti.
     Sempre al pianoterra, ma nelle sale di casa Tasso, è esposta una selezione di opere del Novecento. Sono presenti i maggiori pittori locali, da Italico Brass al gruppo dei Futuristi giuliani Sofronio Pocarini, Rudolf Saksida, Luigi Fattorello a Giannino Marchig, Arturo Nathan, Adolfo Levier, Vittorio Bolaffio, Luigi Spazzapan e ancora Carlo Sbisà, Dyalma Stultus, Mario Lannes, Edoardo Del Neri, Gino De Finetti.
     Al primo piano di casa Dornberg è allestita la sezione tessile dove particolare attenzione è riservata alla produzione e alla lavorazione della seta, un'industria che nel Goriziano ebbe particolare sviluppo e fortuna in epoca teresiana. Si possono ammirare manufatti e strumenti legati all'industria serica, nonché abiti di particolare pregio e interesse per la storia del costume.
Al primo piano di Casa Tasso, in un ambiente originariamente destinato ad esposizioni, hanno trovato provvisoriamente sistemazione la sala consultazione della Biblioteca e l'Archivio storico provinciale.
     In particolare l'Archivio comprende i documenti relativi all'attività di governo degli Stati goriziani dal 1500 al 1861 e una serie di altri fondi tra i quali l'archivio dell'I.R. Società Agraria e quello del Teatro, urbari, manoscritti e mappe censuarie dal Medioevo all'Ottocento. Nella sala antistante la Biblioteca un suggestivo allestimento propone una serie di ritratti femminili e alcuni tra i più significativi gioielli delle collezioni museali. Si possono ammirare sia gioielli di produzione locale, dalla fine del Settecento a tutto l'Ottocento, sia preziosi provenienti da importanti botteghe orafe come quella del Catellani di Roma.
     Il Duomo di Gorizia, così come molte altre chiese della città e dei dintorni, è andato in gran parte distrutto nella guerra del 1915-1918 ed è stato poi ricostruito mantenendo quanto più possibile la forma originaria. La facciata, moderna, è opera dell'architetto E. Caraman (1924).
     La chiesa primitiva fu ampliata e ricostruita, su progetto del bergamasco Felice Lorenzo Maiti, nel 1682: egli conservò a mo' di presbiterio l'abside con volta archiacuta e costolonata, strutturando l'interno a tre navate con galleria sopra le navate laterali. Nella decorazione barocca con magnifici stucchi, nella articolazione degli spazi, financo nei banchi dei fedeli la chiesa assume un vago sapore nordico.
     Completamente perduto il grande affresco con la Gloria celeste, che Giulio Quaglio, comasco per lunghi anni attivo in Friuli, aveva dipinto nel 1702, il duomo presenta comunque begli altari marmorei sei e settecenteschi arricchiti da statue (i Ss. Ilario e Taziano, nell'altare maggiore, sono stati eseguiti nel 1707 da Giovanni e Leonardo Pacassi), un pulpito con bassorilievo del 1711, la pietra tombale scolpita da m.o Vito da Brescia, in stile gotico, con l'immagine in bassorilievo dell'ultimo conte di Gorizia, Leonardo, morto a Lienz il 12 aprile 1500, pale d'altare di pittori goriziani (Raffaele Pich e Giuseppe Battig) ed una grande pala nell'abside con la Madonna ed i Ss. Ilario e Taziano e, in basso, il castello di Gorizia, dipinta da Giuseppe Tominz nel 1825.
Dal fondo della navata destra si entra nella Cappella gotica annessa al duomo: la volta (che è quella dell'antica chiesetta di S. Acazio), costolonata, conserva stinti affreschi (angeli, simboli degli Evangelisti, Trinità) di gusto nordico protorinascimentale, ancora legati al mondo tardogotico.
     La chiesa più importante di Gorizia è però quella di S. Ignazio, dalla scenografica facciata, in piazza della Vittoria, già piazza Grande, dove fa bella mostra di sé la Fontana del Nettuno eseguita prima del 1756 dal padovano Marco Chiereghin su progetto di Nicolò Pacassi.
     La costruzione della chiesa ebbe inizio nel 1654, ad opera dei Gesuiti giunti nella città una quarantina d'anni prima. Officiato già nel 1680, l'edificio era tuttavia privo della facciata che venne eseguita intorno al 1721-23 su progetto dell'austriaco Christoph Tausch (1673-1731), gesuita ed allievo di Andrea Pozzo, il quale innestò felicemente gli elementi del barocco austriaco su una struttura di chiara derivazione italiana, in particolare romana.
     La facciata, che si svolge su tre piani, ha un bello slancio verticale ed è affiancata da due torri campanarie cui conferisce una insolita nota la copertura di rame in forma di cipolla. L'interno, privo di transetto, con abside tronca, è a navata unica arricchita da tre cappelle per lato, sopra le quali corre una galleria.
     Nel presbiterio altare costruito nel 1716 da Pasquale Lazzarini (con statue dei Ss. Luigi Gonzaga, Francesco Saverio, Francesco Borgia e Stanislao Kotska). Dietro l'altare si staglia il grande affresco con la Gloria di S. Ignazio (danneggiato dalla guerra) che il Tausch dipinse nel 1721, aderendo all'enfasi barocca di derivazione romana negli stupefacenti effetti scenografici, pur con qualche carenza nell'impostazione prospettica. Ai lati episodi della vita di S. Ignazio, dipinti da Eugenio Moretti Larese nel 1863.
     Gli affreschi della volta, ottocenteschi, sono dell'udinese Lorenzo Bianchini. Gli altari hanno pale di Clemente Delneri (S. Francesco Saverio, 1920), Franz Lichtenreiter (1764, Deposizione), Raffaele Pich (S. Barbara, 1861), pittori goriziani, o di ignoti autori (Ss. Raffaele e Tobiolo, secolo XVIII; Transito di S. Giuseppe, secolo XVI; Immacolata, 1736).
Tra le altre chiese, un cenno almeno merita la Chiesa di S. Rocco, secentesca, con facciata rifatta nel 1898 su disegno di Giovanni Brisco. All'interno, Via Crucis, di Antonio Paroli (secolo XVIII).
     Il principale Museo di Gorizia ha sede in uno dei più prestigiosi e maestosi palazzi della città, il Palazzo Attems Petzenstein costruito su progetto di Nicolò Pacassi, ultimato nel 1754 ed esemplare per la comprensione del linguaggio artistico dell'architetto viennese-goriziano.
     L'edificio, che consta di un corpo centrale aggettante con apertura serliana al piano nobile e di due ali laterali, termina con un coronamento a balaustra con statue. Per il nitore delle forme, la morbidezza del chiaroscuro e certi effetti pittorici, si è sempre fatto riferimento al linguaggio palladiano e longheniano; converrà tuttavia tener presente anche l'influsso esercitato dalle esperienze austriache e barocche e da quella corrente classicistica tardobarocca legata alla scuola di Fontainebleau che aveva trovato ampi consensi alla corte di Vienna. Come si è detto, è attualmente in fase di restauro, al termine del quale nuovamente ospiterà i Musei Provinciali, e la Pinacoteca antica segnatamente.
     Tra i vari palazzi di cui Gorizia è ricca e che si raccomandano talvolta anche solo per un elemento architettonico (un portale, un balcone, una scala), degno di nota è il Palazzo Attems-Santa Croce, costruito su progetto di Nicolò Pacassi nel 1740, passato in seguito ai conti della Torre, poi ai baroni Ritter-Zahony ed ora sede del Municipio della città. Agli inizi dell'Ottocento fu in parte modificato, tanto che di originale conserva solo lo scalone a due rampe, la loggia posteriore e il tempietto nel parco.
Al palazzo è annesso un vastissimo Parco, con imponenti alberi, un tempo famoso per le specie esotiche e per la raccolta di camelie, considerata la migliore dell'intera Europa.
     Altri palazzi degni di rispetto sono il Palazzo Arcivescovile (all'interno dipinti di qualche interesse), il Palazzo della Prefettura, Palazzo Werdenberg (sede della Biblioteca Statale Isontina), Palazzo Rabatta e Palazzo Lantieri, già castelletto dei conti di Gorizia, che nella sala d'armi ha un interessante fregio a fresco raffigurante scene di caccia, l'assedio del castello di Gorizia, Muzio Scevola, gli Orazi e i Curiazi, l'assedio dei Turchi a Vienna nel 1529; la tradizione attribuisce l'opera al trentino Marcello Fogolino ed anche se pare difficile pensare ad un'esecuzione di mano stessa del maestro, rientrano tuttavia nella poetica del pittore il tono di cantastorie che si rinviene nelle scene, la freschezza compositiva, la moltitudine delle minute figurette, l'uso di colori piacevoli e vivi, il gusto per il paesaggio arioso.
     La bella Villa Coronini è sede della Fondazione omonima, nata per volere testamentario dell'ultimo Conte Guglielmo Coronini, morto nel 1990. È un ente privato con personalità giuridica, avente come scopo e finalità quello di custodire e preservare tutte le collezioni presenti al suo interno.
     La villa, costruita nel 1594, comprende oltre trenta sale con arredi originali e un'annessa cappella gentilizia del XVII secolo. Al momento sono oltre una decina le sale visitabili: l'Atrio principale, la Biblioteca, con una boiserie di legno di noce che corre lungo tutto il perimetro della stanza, la Camera da letto del '700 con letto a baldacchino e arredi d'epoca, la Camera di Carlo X dove morì, nel 1836, l'ultimo re di Francia, la Camera da letto del Conte Guglielmo, un salottino veneziano, il Salone centrale con preziosi mobili francesi del XVII secolo, la Stanza del Vescovo, con tele prestigiose del XVII, XVIII e XIX secolo, la Camera da letto del Conte Francesco e il salottino.
     Ricche ed eterogenee le collezioni: la quadreria con dipinti dal XVI al XX secolo, con interessanti attribuzioni a Bernardo Strozzi, Prospero Fontana, Tintoretto, Giambettino Cignaroli, Rosalba Carriera, Elisabeth Vigèe Le Brun, Giuseppe Tominz, Alessandro Magnasco, Rubens e Monet.
     Fra i pittori del Novecento locale: Crali, Del Neri e Brass; poi i disegni - Piazzetta, Caucig e Guardi - e le stampe - Luca di Leyda, Goltzius, Carracci, Rembrandt e Tiziano - sono solo alcuni nomi; presente anche un corpus di stampe giapponesi: Hokusai, Toyokuni e Hiroshige. Ancora le monete antiche, gioielli, abiti d'epoca, argenti, porcellane e ceramiche, mobili e tappeti, sete, damaschi e pizzi.
     Imponente la parte archivistica e libraria: oltre 15.000 volumi di saggistica (XVII-XX secolo) e un corpus di documenti fra cui codici miniati, incunaboli, salteri, pergamene medioevali, bolle papali e alberi genealogici.
La villa è circondata da uno splendido parco all'inglese che si estende su quasi cinque ettari, sviluppato su diversi livelli altimetrici con suggestivi scorci: statue seicentesche, scalinate, terrazze e fontane. Le essenze botaniche sono quelle tipicamente mediterranee: palme, tassi, cedri, pini marittimi, lecci, lauri, una centenaria quercia da sughero, nespoli del Giappone, bamboo e un Ginkgo Biloba. Fra le piante da fiore: magnolie, oleandri, rose e camelie.
     Altra recente istituzione è il Museo della Sinagoga Gerusalemme sull'Isonzo. La Sinagoga, costruita nel 1756, sorge nell'antico ghetto di Gorizia. Gli spazi interni, articolati e suggestivi, ospitano al pianterreno il museo didattico, che riserva ampio spazio alla storia dell'ebraismo goriziano e ai suoi più illustri rappresentanti.
     Oggetti, documenti, pannelli didattici e strumenti informatici permettono al visitatore di conoscere personaggi ed eventi della storia della comunità israelitica goriziana che tanto ha contribuito alla vita culturale e sociale cittadina che ha nel filosofo Carlo Michelstaedter, nel glottologo Graziadio Isaia Ascoli, nel pittore Vittorio Bolaffio solo alcuni dei principali protagonisti. Una saletta a parte è dedicata all'esposizione permanente delle opere pittoriche di Carlo Michelstaedter, messe a disposizione dalla Biblioteca Civica.
     La vita del grande filosofo goriziano, morto suicida a soli 23 anni, è illustrata anche da strumenti multimediali. Una scalinata conduce al tempio, situato al primo piano dell'edificio, che ha mantenuto immutato l'aspetto settecentesco, con marmi, fregi e arredi originali.
     A fianco della Sinagoga, si trova il settecentesco cancello in ferro battuto proveniente dal cortile della "casa Ascoli", da cui si accede al giardino dedicato a Bruno Farber, il più giovane degli ebrei goriziani deportati. L'Associazione Amici di Israele, che cura per conto del Comune l'apertura e le attività della Sinagoga, organizza durante tutto l'anno diverse iniziative (esposizioni, concerti, incontri, riproposizione di feste tradizionali, degustazioni di cibi ebraici, itinerari di visita guidati).
     Nel Seminario Arcivescovile, buona raccolta di codici medioevali nei quali si conservano miniature dei secoli XIII e XIV. Il complesso dell'ex Monastero di S. Chiara, attualmente in fase di ristrutturazione, è destinato ad ospitare il Museo Diocesano d'Arte Sacra, con opere d'arte di grande interesse, tra le quali la pala d'altare dipinta da Giannantonio Guardi e il ricco Tesoro di Aquileia con oreficerie di eccezionale fattura risalenti al periodo romanico e gotico.
     Nella frazione di Lucinico, la Chiesa parrocchiale, ricostruita nel 1926 dopo le distruzioni della prima guerra mondiale, con richiami allo stile romanico, presenta nel presbiterio un dipinto (la Salvezza in Cristo, 1927) di Giulio Aristide Sartorio, affreschi di Leopoldo Perco pittore di Lucinico (1884-1955) e sculture (altari, capitelli, bassorilievi) del gradiscano Gian Battista Novelli (1879-1965).
     Nella Chiesetta di S. Rocco, affreschi tra i più antichi del Goriziano: nella parete di fondo, la Pietà tra i Ss. Sebastiano e Rocco, nelle pareti gli Apostoli: databili al 1535 circa, sono riconducibili allo stile del pittore veneziano (ma abitante in Udine) Gaspare Negro e del figlio Arsenio.

 Informazioni tratte da: 
 GUIDA ARTISTICA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA 
(
a cura di Giuseppe Bergamini )
dell'Associazione fra le Pro Loco del Friuli-Venezia Giulia
http://www.prolocoregionefvg.org