nuove dal friuli e dal mondo

Camporosso in Valcanale (UD), 15 Agosto 2015
Santuario della Beata Vergine del Monte Lussari


...il Santuario del Monte Lussari in tutto il suo splendore... alle 8:50 del mattino...

Appunti ed impressioni sul viaggio al Santuario del Monte Lussari

          Fin dall'inizio delle delle mie trasferte per raccogliere materiale per la fortunata serie di "Biel lant a Messe" del sito internet www.natisone.it, era mia intenzione visitare le chiese più importanti della nostra Regione, in modo particolare ai luoghi di culto più cari al cuore dei friulani. Credo che perfino i nostri connazionali che le vicende della vita hanno portato lontano dalle abitudini ed agli esempi dei loro avi, non siano insensibili al suono delle campane del paese natio ed i ricordi dei loro "natali" vissuti da bambini siano incancellabili. Più di una volta sono stato a Messa a "Madone di Mont", "Madone di Grazie" (nel cuore degli udinesi), "Madone di Barbane". Come recita la "Prejere dei furlans" di Diego Navarria:

Madone di Mont, di Barbane, dal Lussari,
Madone di dutis lis glesiis dal Friûl,
cjale des nestris fameis, dai nestris viei,
dai nestris fruts, de nestre int.

          Mancava quindi la "Madone del Lussari", e durante questi ultimi anni non è mancata l'occasione per chiedere informazioni a chi c'era già stato, per conoscere i particolari sulla possibilità di accesso, considerando le mie particolari difficoltà di movimento e deambulazione. Ma le persone "normali", non memorizzano i particolari per loro insignificanti che invece "per noi" sono determinanti. Non rimaneva chiedere informazioni dirette, e una telefonata a Promotur del Venerdì pomeriggio ha chiarito dei particolari importanti, come il facile accesso alle cabinovie anche alle persone disabili, ma mi specificavano che arrivati alla stazione di arrivo, bisognava arrangiarsi o farsi aiutare da qualche accompagnatore per raggiungere la chiesa. Mi hanno accennato anche un accesso secondario per raggiungere il piano del sagrato senza ostacoli o scalinate, ma non hanno saputo darmi altri particolari. Alla luce di queste informazioni ho deciso... domani si và al Lussari...!
          A questo punto aggiungo dei particolari che saranno poi ripresi alla fine della pagina... nella mia improvvisa decisione non ho coinvolto la mia amica del cuore Nicoletta, che da tempo si era resa disponibile in un'eventuale escursione nel Canal del Ferro. Il fatto è che prevedendo un viaggio difficile e impegnativo, non volevo avere testimoni diretti dei miei limiti e delle mie sofferenze, pur consapevole che ci sarebbero state delle conseguenze...


...percorrendo la Via Iulia Augusta...

          Prima delle 7 sono quindi partito da Leproso mentre era in corso un temporale, ma dopo aver imboccata la Iulia Augusta all'altezza di Tavagnacco, le condizioni meteo sono lentamente migliorate, ma ogni tanto era necessario l'uso del tergicristallo anche se al minimo della velocità. Viaggiare su quella strada percorsa decina e decina di volte era agevole anche per il limitato traffico in quel momento. Dopo la deviazione a destra per imboccare il Canal del Ferro e all'altezza di Dogna percorrendo la Val Canale, il chiarore aldilà della catena montuosa lasciava ben sperare ed il viaggio è proseguito fino alla meta senza intoppi.


...e la Val Canale...

          Arrivato a Camporosso, non è stato difficile trovare l'impianto di risalita al Monte Lussari e arrivato al parcheggio ho attrezzato opportunamente il mio "rollator" con l'applicazione del suo cestino di default  (che disolito lascio nel bagagliaio) dotandolo di un ombrello e di un giubbotto (perchè non si sa mai...), il mio super attrezzato borsello, ed infine il pesante borsone delle apparecchiature, fissandolo saldamente all'attrezzo.
          Invece di recarmi direttamente alla cassa posta al livello della strada, ho imboccato il comodo scivolo per recarmi al punto di partenza della cabinovia, dovendo poi ricorrere alla cortesia di uno degli addetti della struttura che è sceso al piano inferiore per procurarmi un biglietto. La stessa cortese persona mi ha aiutato a caricare il deambulatore in una cabina, ed è quindi iniziato l'emozionante viaggio verso il Santuario con un mezzo del tutto nuovo o quasi, ricordando una risalita con una seggiovia effettuata una cinquantina di anni prima. Nella prima parte del viaggio sono stato mogio mogio a guardarmi intorno, ma poi ho preso coraggio ed ho cominciato a scattare qualche foto che qui vi presento, fino a quando ho cominciato ad intravedere attraverso il finestrino appannato l'inconfondibile silhouette del Santuario. 


...cinque minuti più tardi...


...il Santuario del Monte Lussari in tutto il suo splendore... alle 8:50 del mattino...

...ma mi aspettava una serie di infinite difficoltà, a cominciare dalla prima ripida discesa sterrata, forse resa più precaria dalle abbondanti piogge cadute durante la notte, superata grazie anche al detto friulano di casa mia che dice: Te ribe jù ducju i sants e judin" (Nella discesa tutti i santi aiutano). Ora si trattava di arrivare fino al lastricato di pietra per risalire il viale e raggiungere la chiesa. Ma le difficoltà sono evolute dal male in peggio... infatti il lastricato di pietra alquanto "ruvido", costruito per essere percorso nella stagione invernale con ghiaccio e neve, non era assolutamente compatibile che le ruote snodate del mio Rollator, che tentavano di bloccarsi ad ogni minimo spigolo. Ma dato che avevo previsto una risalita lenta, non mi preoccupavo eccessivamente e procedevo con brevissime tappe.


...a sinistra della prima foto ripresa dal lato opposto, si intravede la discesa dalla stazione d'arrivo della cabinovia,
poi il panorama sulla vallata di Camporosso, ed infine il viale in pietra che sale verso la chiesa...

          A metà della salita ho ricevuto la prima offerta d'aiuto da un robusto signore che si esprimeva in tedesco, al quale ho cercato di fargli capire che "noi disabili" preferiamo superare le difficoltà da soli, ma non sono sicuro di essermi spiegato bene perchè ha proseguito il suo cammino con un atteggiamento poco convinto. Alquanto provato dalle difficoltà, non me la sentivo di prendere in mano la fotocamera e quindi non ho altre testimonianza visive da mostrare, preoccupato anche da un sospettoso ticchettio che mi giungeva dalla ruota anteriore destra,  per esperienza un rumore alquanto pericoloso che segnala l'allentamento del bullone principale della ruota. Proseguendo la faticosa salita, dopo una breve svolta a destra mi sono trovato davanti ad un tratto non più lungo di qualche decina di metri che portava direttamente alla base della scalinata. Ho notato anche un vicolo che proseguiva sulla sinistra, ed un sentiero che si apriva sulla destra con un segnale di divieto con indicazioni non leggibili a quella distanza. Mentre sostavo per recuperare ossigeno, una giovane coppia con un bambino in spalla ed uno che gli scorazzava intorno si è avvicinata... disposta ad offrirmi il suo aiuto...!

          Si trattava di due giovani udinesi che in quel luogo trascorrono i week-end, disposti ad aiutami per raggiungere la chiesa attraverso l'antica scalinata, trasportando fino al sagrato prima il deambulatore e poi accompagnando me sottobraccio... o viceversa... Ma come al solito io ho tirata fuori la solita tiritera... che "noi disabili" preferiamo fare da soli... che non desideriamo disturbare od essere di peso agli altri... e così via... Ma essi hanno precisato che in quella circostanza, sarei io a donare la gioia accettando il favore, e senza dirlo mi hanno fatto capire che il mio è una forma di egoismo, lo stesso rimprovero che ricevo spesso dalla mia saltuaria accompagnatrice Nicoletta... Visto il mio atteggiamento, la carinissima coppia (sempre avvinghiata ai loro due pargoletti) si è offerta di accompagnarmi lungo il precario sentiero utilizzato dai locali, un percorso privo o quasi di protezioni ma che consente di raggiungere il piano stradale che porta direttamente al sagrato della chiesa. Volevano accompagnarmi fino all'ultimo tratto in salita, ma a circa metà percorso ci siamo salutati, con la promessa che se mi fossi trovato in difficoltà, bastava che chiamassi "Anna" per ricevere aiuto, perchè loro alloggiavano proprio lì... Prima di salutarmi, con un gesto delicato la giovane signora ha colto da un cespuglio "un fiore di montagna" infilando il lungo gambo in una tasca del mio borsone degli attrezzi.
          Effettivamente l'ultimo tratto del percorso era alquanto difficoltoso... si trattava di non più di due metri in salita, ma reso difficile da due solchi probabilmente scavati sul selciato durante il temporale della nottata... Raggiunto il piano stradale, come chi è arrivato in in cima di una vetta, era obbligatorio scattare un foto per mostrare il panorama...


...a sinistra si intravede l'ultimo tratto del sentiero ed a destra il piano stradale verso la chiesa...


...che attraverso il piccolo borgo...

 I SERVIZI DI "BIEL LANT A MESSE" 


...immagine ripresa sulla vallata di Camporosso dall'alto delle chiesa subito dopo la Messa,
esattamente alle ore 12:18 (in primo piano i cespugli di "fiori di montagna)...

          Mi accingo a descrivere l'ultima parte del mio sofferto viaggio al Santuario di Lussari, informazioni che potrebbero essere utili a chi non c'è mai stato, in particolare alle persone anziane o con menomazioni fisiche più o meno simili alle mie. Nel rimarcare la grande disponibilità e la cortesia delle persone nei miei confronti, che mi hanno aiutato per superare i pochi scalini per salire e scendere dalla chiesa al sagrato, l'intervento di un giovane per superare la prima parte del sentiero sopra descritto, prima di ridiscendere il viale con la "ruvida" pavimentazione in pietra. Iniziato il tratto sterrato in salita per raggiungere il piano della cabinovia, ho accettato l'aiuto di due signori che si esprimevano in sloveno, in uno sforzo che ha messo a dura prova il mio sistema respiratorio al limite dell'infarto. Sono rimasto fermo per una decina di minuti per recuperare le forze ed ossigenare sufficientemente i miei polmoni, mentre notavo uno dei miei soccorritori che si era intrattenuto ad una certa distanza ad osservare le mie reazioni.          

          Dalla immagine scattata fuori dalla chiesa alla serie di foto seguenti era trascorsa più di un'ora, ma solo in quel momento mi sentivo al sicuro e non mi pentivo di aver voluto di terminare il mio viaggio senza fermarmi nel borgo per il pranzo o per un caffè. Mi sono intrattenuto ancora ad ammirare il panorama e ad osservare gente che sebbene fossimo a quota 1790 metri slm, si muoveva con la massima disinvoltura.

          Al momento di scendere a valle è stata data la precedenza ad una serie di cabine per una comitiva, poi si è resa disponibile una per me dalla quale era sceso un gruppo di persone che accompagnavano un signore in carrozzina, per cui anch'io ho utilizzato le due assi di legno rimovibili per salirci. Ormai abituato alle emozioni dell'insolito mezzo di trasporto, ho documentato la discesa con una serie di immagini fino all'arrivo, rimarcando ancora una volta la disponibilità e la cortesia del personale addetto all'impianto di risalita.


...il "fiore di montagna" che non aveva retto allo stress della lunga e faticosa giornata...

          Come avevo previsto, la mia amica Nicoletta è rimasta molto male quando ha saputo che sono andato a "Madone dal Lussari" senza di lei, ma contando sulla sua stima ed affetto, spero che anche questa volta mi saprà perdonare.
          Termino queste note, forse sgrammaticate ma scritte con il cuore, per esprimere qualche auspicio e/o suggerimento, che la mia poco invidiabile situazione di "persona disabile" me lo può permettere:

1) Rendere più agevole la discesa dalla stazione di arrivo della cabinovia, fino all'inizio della pavimentazione in pietra che risale la borgata;
2) Accanto al parapetto tracciare un corridoio compatibile con le ruote della carrozzelle e deambulatori per disabili (ma anche carrozzina e passeggini per bambini);
3) Sistemare e mettere in sicurezza il sentiero che evita la scalinata per raggiungere la chiesa.

          Non mi sembrano interventi troppo impegnativi o costosi e forse troppo semplicisticamente mi viene in mente il coinvolgimento dei Gruppo A.N.A. del territorio. Si sa che gli alpini sono capaci di imprese miracolose, ma forse queste iniziative di volontariato si scontrano con difficoltà di carattere normativo e burocratico.  Sarebbe bello che tante altre persone con difficoltà simili alla mia potessero raggiungere più facilmente questo nostro angolo di paradiso per godere di un incomparabile paesaggio e dal quale le nostre Preghiere giungono più rapidamente in Cielo.