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Castagnata con la SOMSI

Orsaria, lì 15 novembre 2004

Caro Aldo,
             l’ altro giorno ero presente alla “Castagnata” che ogni anno a novembre la Società Operaia (SOMSI) di Orsaria offre ai bambini delle scuole elementari del paese. Ti mando alcune righe e delle foto dell’ avvenimento, che seppur minore ha un suo valore simbolico e per noi anche affettivo.

         A differenza del “finimondo” di due giorni prima, venerdì pomeriggio splendeva un bel sole, che  permetteva ai bambini di vivere l’atteso avvenimento all’aperto. Sì, perché la  festa delle castagne per loro è un evento importante, cui bisogna dedicarsi al massimo, senz’altro più delle lezioni in classe.

         Quando sono arrivato, c’erano già i bambini e le insegnati schierati nel cortile della scuola, con dei variopinti poster raffiguranti gigantesche castagne e  tutti con una malcelata fretta di assaggiare i gustosi frutti di bosco, che lo “chef” Alessio stava pazientemente cucinando. Quello che ha piacevolmente sorpreso è stata la festosa accoglienza che i bambini, ben preparati dalle maestre, hanno riservato alla Società Operaia e alle “persone importanti” (come ci hanno chiamato). Infatti ognuna delle classi  ha recitato una brano sulla manifestazione e poi due coppie di scolari hanno detto due graziose poesie sulle castagne. Naturalmente le “persone importanti” (il sindaco, il parroco, la dirigente scolastica ed altri) hanno risposto con gratitudine ed appropriate parole a questo piccolo saggio. Mentre costoro parlavano, non ho fatto a meno di pensare agli inizi della Società Operaia di Orsaria, risalenti a oltre cento anni fa, e alla grande differenza della vita di allora, dove accanto ad una secolare miseria ed a innumerevoli difficoltà, c’era il problema della scuola che, in teoria obbligatoria, era riservata ad una minoranza e solo pochi fortunati ottenevano la licenza elementare. E la SOMSI nacque certamente per aiutare gli operai, ma anche per cercare di istruire la povera gente, con corsi serali ed altro.

         Subito dopo c’è stato l’assalto dei bambini alla tavola dove Carla e Bruno distribuivano le caldarroste; quindi tutti seduti in vari gruppetti a degustarle accompagnate da coca cola ed aranciata. La ribolla invece era destinata alle insegnanti e alle persone importanti (solite ingiustizie!). A proposito di maestre, ricordo che ai nostri tempi sembravano anziane e molto severe: adesso le ho trovate gentili e premurose, ed anche tutte giovani e belle.

         Più tardi, mentre i bambini rientravano nelle aule e i soci della Somsi sistemavano tavoli ed attrezzi, il cortile semivuoto mi fece rivivere le antiche battaglie di calcio, che noi ragazzini, disputavamo in quello che era l’unico spazio a questo disponibile (L’Azzurra calcio non c’era ancora), con uno spelacchiato pallone. Al rientro a casa avremo poi trovato la mamma che, fingendo di arrabbiarsi, ci avrebbe sgridato perché eravamo tutti sudati, sporchi e magari “scussâs”. Ma questo è un altro discorso…

         Ciao Aldo, spero di non averla fatta troppo lunga.

                                                                                     Bruno Badino