nuove dal friuli e dal mondo

Rosazzo, 12 Giugno 2009

Per la serie "Colloqui dell'Abbazia"
I ritmi della creazione

Il prof. Massimo Donà dell’università San Raffaele di Milano, il prof. Andrea Tabarroni, preside della Facoltà di Lettere dell’ateneo udinese, l’architetto e presidente della Facoltà di Architettura di Udine e l'arch. Augusto Romano Burelli, si sono ritrovati nella "Sala degli affreschi" dell'Abbazia di Rosazzo per affrontare la tematica “I ritmi della creazione”.


Benvenuto del Rettore dell'Abbazia mons. Remo Bigotto

L’appuntamento fa parte de I Colloqui dell’Abbazia, gli incontri culturali che si propongono di trattare argomenti di attualità e interesse generale che abbiano ricadute specifiche nel territorio di competenza.


...l'introduzione dell'arch. Burelli e la l'intervento  del prof. Tabarroni...

I RITMI DELLA CREAZIONE
(di Massimo Donà)

     Le cose ci vengono incontro. E noi rispondiamo alla loro chiamata. Ma troppo spesso la nostra unica preoccupazione è quella di aver “ben inteso” di cosa si tratti.
     Una preoccupazione che ci guida anche in rapporto alle cosiddette opere d’arte. Si tratti di poesia, di arte visiva, di musica, ma si tratti anche di un’opera filosofica, o delle pagine di un testo religioso, in ogni caso, siamo tutti sempre istintivamente preoccupati di capire bene e non fraintendere. Facciamo di tutto per impadronirci del significato e di tenerlo ben a mente. Come se quest’ultimo fosse essenzialmente indipendente dal “modo” del suo presentarsi.
     Si tratta di un atteggiamento che viene da lontano; e che abbiamo acquisito in virtù di una forma mentis volta in sostanza a ‘dominare il mondo’; a tenerlo in pugno per il tramite di quella griglia concettuale che ha consentito all’essere umano – grazie allo sviluppo di una sempre più raffinata ‘teorizzazione scientifica’ – di prendere il posto del creatore divino. Scientia est potentia, diceva Bacone. La potenza dell’uomo… una potenza che però tende a trasformarsi, sempre più radicalmente, in potenza “sull’uomo”. In questo senso, forse, religione e scienza assai più radicalmente solidali di quanto le attuali polemiche lascino spesso credere. Entrambe hanno ritenuto e continuano a ritenere che il mondo sia qualcosa di cui l’umanità sarebbe autorizzata a disporre liberamente; vuoi per piacere a Dio, vuoi per procurare soddisfazione alla propria brama di dominio.
     E se fosse il caso di imparare a riconoscere, invece e innanzitutto, proprio il “ritmo” con cui l’essente sempre si fa esperire ?
     D’altro canto, quello che siamo soliti chiamare ‘significato’ non potrebbe neppure costituirsi, indipendentemente dal ritmo del suo manifestarsi; ossia, indipendentemente dalle movenze con cui si concede allo sguardo orizzontale dell’intelletto, costringendolo quasi sempre a bruschi volteggiamenti, sospensioni, curvature impreviste, andate e ritorni, obliqui attraversamenti.
     Troppo a lungo ci siamo accontentati di ‘comprendere’ le cose dell’arte per il tramite di una catalogazione formale e stilistica, che ci ha abituati a rimuovere il fatto che l’opera si dà a noi, anche e innanzitutto, con un ‘ritmo’ suo proprio… e che forse proprio in quest’ultimo è custodito il suo enigma più profondo. Un ritmo che ci parla d’Altro; un ritmo in cui è custodito, forse, un “mistero” che rende da ultimo vana ogni nostra brama e ogni nostro pre-potente appetito.


...veduta della "Sala degli affreschi"...