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Municipio di Manzano, 19 Aprile 2007
 
Presentazione del libro
Il cielo di cenere
di Elvia Bergamasco
a cura di Imelde Rosa Pellegrini e Ugo Perissinotto

     I due ricercatori che hanno raccolto e dato forma scritta alle parole di Elvia Bergamasco forniscono un corredo di riferimenti storici e documentari che riguardano in particolare l’Italia nord orientale e i fatti e luoghi oggetto della vicenda, che testimoniano dell’autenticità della vicenda e fanno risaltare in modo ancora più drammatico il tono “neutro” e quasi distaccato del racconto. Una lettura interessante, anche se molto triste.


Dopo il saluto del Presidente dell'ANPI e dell'Assessore alla Cultura di Manzano, sono brevemente intervenuti i due ricercatori Imelde Rosa Pellegrini e Ugo Perissinotto, che hanno poi lasciato spazio alla protagonista del libro...


...nei 135 minuti che sono seguiti, spesso con dettagli crudi e dolorosi Elvia ha ripercorso il lungo calvario vissuto nei vari campi di concentramento nazisti fino alla liberazione con l'arrivo dell'esercito russo, ed alle vicissitudini per poter tornare a casa...

Presentiamo una delle recensioni sul libro di Elvia trovata su Internet...

Cielo di cenere - di Elvia Bergamasco

     Ottantottomila653. Un numero che non è possibile dimenticare. Come non è possibile - e non è giusto - dimenticare la tragedia che in quel tatuaggio è iscritta e impressa sulla pelle per sempre: i campi di concentramento nazisti. In occasione della “Giornata della memoria della shoah” - la ricorrenza celebrata il 27 gennaio per ricordare le vittime dell’Olocausto proprio nell’anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz - anche un libro può aiutare a non dimenticare. Si tratta de “Il cielo di cenere”, basato sulla testimonianza diretta di una deportata politica friulana, Elvia Bergamasco, e curato da Imelde Rosa Pellegrini e Ugo Perissinotto
     Elvia Bergamasco, giovane staffetta partigiana originaria di Manzano, viene arrestata nell’estate del 1944 da un Comando delle SS nella polveriera dove lavora, a Medeuzza, presso San Giovanni al Natisone. Ha solo 17 anni ed è totalmente ignara di ciò che l’aspetta. La guerra insanguina la sua terra, ma è in realtà abbastanza lontana dalla dimensione quotidiana della ragazza. Neppure l’avvicinamento al movimento partigiano sembra il frutto di una scelta ponderata, ma piuttosto il succedersi di eventi. Elvia porta dei messaggi, senza rendersi conto della pericolosità di quelle azioni.
     Dopo la prigionia a Cormons, in cui Elvia impara a conoscere la violenza dei nazifascisti, la ragazza è condannata ai lavori forzati in Germania. Con l’ingenuità e l’incapacità di riconoscere l’orrore verso cui è diretta, Elvia porta in una valigia il cappotto “buono” e gli orecchini d’oro per non sfigurare in questo “lavoro” che la porta all’estero. Ma l’impatto con i treni merci stracarichi di corpi è devastante. Il viaggio, che dura dodici giorni, si conclude ad Auschwitz. Il primo giorno nel lager ci sono già tutti gli elementi che si ripeteranno, come in un girone infernale, durante i quindici mesi in cui Elvia rimarrà prigioniera. Il denudamento forzato, la rozza disinfestazione dei corpi, le “selezioni”, il vestito a righe, il fango, il filo spinato, il freddo, le kapò, la fame, il terrore.
     E poi le violenze, gli esperimenti del dottor Mengele, il lavoro inumano, il pianto dei bambini strappati alle madri. Finché negli esseri umani prevale l’istinto primario della sopravvivenza e l’elemento umano si annulla quasi completamente, finché le privazioni non si avvertono, finché le torture non fanno male, finché non ci si cura delle sofferenze delle altre, finché la morte non sconvolge più. E su tutto, quel “cielo di cenere” che dà il titolo al libro: la polvere che fuoriesce dai camini dei forni crematori.
     Dopo Auschwitz, il trasferimento e, finalmente, la liberazione. Ma Elvia è sfibrata dalle privazioni e dalle malattie e a Praga è salvata da una crocerossina cecoslovacca. Anche il ritorno a casa è faticoso, con gli occhi dei compaesani puntati addosso che sanno chiedere soltanto “Sei stata violentata?”. Così raccontare diventa difficile, si rischia di non essere creduti. E anche ricordare, oltre che dolorosissimo, diviene faticoso. Ma Elvia, superando anche i pregiudizi del tempo, le sue stesse paure e i propri pudori, decide di portare a tutti la testimonianza dell’orrore che ha vissuto.
     Arricchisce il volume un corposo corredo fotografico che illumina il racconto, conferendogli al contempo un immediato aggancio alla realtà. Fotografie che accompagnano la vicenda stessa della protagonista e rendono visivamente alcuni tratti della narrazione. Completa il testo un saggio, “La Resistenza in Friuli”, che fornisce documentazione storica di un periodo travagliato della nostra storia. A corollario della narrazione della protagonista, infine, le note dei curatori confrontano quella della Bergamasco con altre testimonianze di sopravvissuti ai lager, inquadrano luoghi e personaggi per meglio comprendere il drammatico momento storico.
     La forza della testimonianza è dirompente e non può lasciare indifferenti. L’accuratezza delle descrizioni è accresciuta dalla limpidezza del ricordo, dalla semplicità dello stile narrativo. Oggi Elvia vive a Corno di Rosazzo e svolge da anni un intenso lavoro con le scuole di varie regioni italiane per trasmettere ai giovani l’orrore di quanto è accaduto. E per non permettere a nessuno di dimenticare.

(“Il cielo di cenere”, di Elvia Bergamasco, a cura di Ugo Perissinotto e Imelde Rosa Pellegrini - Nuovadimensione editrice)

(Valentina Viviani - http://www.ilfriuli.it)