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Paderno di Udine, 8 Agosto 2009



 CAMPANE

Santa Messa e Festeggiamenti
per i 100 anni di  Mons. Ascanio Micheloni


...la Santa Messa è stata preceduta dalla relazione di don Pieluigi Di Piazza
che ha presentato il libro SARBRÜCKEN di mons. Ascanio Micheloni...


...seguita con attenzione dai numerosi presenti...


...e dal festeggiato...

 
...applaudito calorosamente...

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Il coro diretto dal maestro Giovanni Zanetti
ha accompagnato la Messa...


...presieduta dall’Arcivescovo di Udine mons. Pietro Brollo...


         
 CANTO E SALUTO INIZIALI



 CANTO



 CANTO



 MESSAGGIO DEL PAPA



 CANTO FINALE


 LA FOTO RICORDO
(immagine a risoluzione di stampa)

SABATO 8 AGOSTO MONS. ASCANIO MICHELONI COMPIE 100 ANNI
(
R.P. - La Vita Cattolica del 1 Agosto 2009)

Indelebile il suo impegno nell’assistenza dei migranti italiani in Germania,
prima a Francoforte (sotto il nazismo), poi nelle missioni italiane di Saarbrücken e Costanza

LINTERA ARCIDIOCESI di Udine è in festa per mons. Ascanio Micheloni, che sabato 8 agosto taglia lo storico traguardo dei 100 anni  d’età. Una festa alla quale si unisce un gran numero di emigranti friulani e italiani, insieme alla Fondazione Migrantes, che hanno potuto giovarsi del suo intenso apostolato speso soprattutto in Germania. Centro dei festeggiamenti sarà la parrocchia di S. Andrea apostolo di Paderno (Udine) sul cui territorio mons. Micheloni risiede da diversi anni. Il programma, sabato 8 agosto, prevede alle ore 10.30 la presentazione, da parte di don Pieluigi Di Piazza, del volume «Saarbrücken: nasce una missione. Note e ricordi 1954- 1970» di don Ascanio Micheloni. Alle ore 11 la solenne S. Messa giubilare, presieduta dall’Arcivescovo di Udine mons. Pietro Brollo e concelebrata dai vescovi emeriti mons. Gaetano Bonicelli e mons. Lino Belotti (già superiori di don Ascanio), dal delegato diocesano della Fondazione Migrantes, don Gianni Fuccaro, dal delegato nazionale per la Germania, don Pio Visentin, e da tanti confratelli di emigrazione, friulani e non, tra cui il suo vicino collaboratore degli anni Cinquanta in Germania e poi suo direttore, mons. Ridolfi. Alla celebrazione eucaristica seguirà un brindisi d’onore.

Prete grazie all’Arcivescovo Rossi - La vita di mons. Micheloni è stata davvero un’avventura vissuta lungo il filo rosso del Vangelo, a servizio dei più deboli in diverse situazioni fra le più difficili e delicate del Novecento. Caratteristiche che non sono mai mancate a mons. icheloni sono l’intraprendenza, la capacità organizzativa, il coraggio e la tenacia di conseguire i propri obiettivi. A partire dalla scelta di farsi sacerdote. Nato a Buttrio l’8 agosto 1909 da una famiglia povera, nel 1917, dopo la rotta di Caporetto, fu costretto all’esilio a Livorno e in seguito, rimasto orfano di guerra nel 1918, fu dapprima accolto in un collegio a Firenze e quindi fece parte del primo gruppo di allievi dell’Istituto degli orfani di Rubignacco. E proprio qui, nel corso di una visita pastorale, il giovanissimo Ascanio (aveva appena conseguito la licenza elementare) rispondendo ad una domanda dell’Arcivescovo di Udine, mons. Anastasio Rossi, sui suoi progetti per il futuro, gli confidò: "Voglio andare prete, ma non ho soldi". Mons. Rossi rimase di certo colpito dall’intraprendenza del giovanotto, tanto che per i seguenti 8 anni gli assicurò personalmente il pagamento della retta del Seminario. Un investimento azzeccato: il 23 luglio 1933 don Ascanio Micheloni veniva ordinato sacerdote. «Io che allora ero uno "sciuscià" – ha ricordato recentemente mons. Micheloni in una intervista a "la Vita Cattolica" – in quel gesto di mons. Rossi ho percepito il grande aiuto che mi veniva dai sacerdoti e dai religiosi, e scelsi di orientare completamente la mia vita all’assistenza, non solo religiosa, ma anche sociale, delle persone bisognose».

Con gli sloveni perseguitati - Nel suo servizio pastorale, il giovane don Ascanio è posto subito sui ripidi crinali della tragica storia del ’900. Fu mandato come cappellano a S. Leonardo, proprio nell’anno in cui il regime fascista vietava l’utilizzazione pubblica (quindi anche nelle chiese) della lingua slovena. «Ho sofferto quella situazione con i sacerdoti locali – ricorda don Micheloni – e ho avuto la fortuna di inserirmi così bene nella comunità delle Valli del Natisone da essere accolto come un amico».

Nella Germania nazista - Nel 1938 don Micheloni è inviato da mons. Rossi ad assistere i rurali friulani che andavano nella regione di Francoforte sul Meno per sostituire i manovali polacchi, espulsi in vista della guerra che sarebbe scoppiata lì a poco. «Vivevano completamente isolati, non conoscevano la lingua e i luoghi», ricorda mons. Micheloni, che per loro organizzò 16 uffici di assistenza spirituale e materiale in una zona di 300 km di diametro. Nel 1941/42 fu messo a servizio di 10 mila operai italiani nel grande impianto siderurgico di Salzgitter, in una situazione di crescente contrasto con le autorità naziste.

Dalla marina al lager tedesco - Nel 1942 mons. Micheloni torna in Italia e viene arruolato nella marina militare: fu a Zara, Sebenico, Spalato, poi Rodi e l’isola fortificata di Lero nell’Egeo. Qui, dopo l’armistizio, dovette subire l’assedio e la deportazione dei tedeschi in un campo di concentramento nei pressi di Atene.

«Finalmente» parroco - Nel 1946, mons. Nogara destina don Micheloni per un paio di mesi a Lusevera e poi, per 7 anni, come parroco a Susans. «È l’unico posto dove ho fatto veramente il parroco – ricorda mons. Micheloni – e dove ho vissuto tanti momenti di serenità e di speranza». 

Con gli emigranti in Germania - Ma la nostalgia per il servizio ai migranti in Germania è troppo forte. Nel 1954 don Micheloni è a Saarbrücken, per fondare «quella che sarebbe diventata la più bella missione italiana in Germania. Vi lavorai per 16 anni, istituendo anche una trasmissione radio regionale in italiano», ricorda con orgoglio mons. Micheloni. Un servizio insostituibile per migliaia e migliaia di migranti alle prese con mille problema tiche sociali, economiche, legali, spirituali, culturali. Una storia che andrebbe riletta attentamente oggi per capire meglio il tema dell’immigrazione, oggetto troppo spesso di polemiche inutili e pretestuose. Nel 1971 don Micheloni, lasciando il testimone al suo giovane cappellano friulano don Luigi Petris (per il quale venerdì 7 agosto, alle 19 nella chiesa di Paderno, sarà celebrata una Messa di suffragio), viene trasferito presso la missione italiana di Costanza, nel sud della Germania. Nel 1977 è rientrato in Friuli, assumendo il servizio di delegato diocesano per le migrazioni, incarico lasciato per quiescenza nel 1986.