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Mortegliano (UD), 5 Ottobre 2008


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Santa Messa per festeggiare il
60° di Sacerdozio di Mons. Vittorino Canciani




...il Coro Parrocchiale esegue "Tu es sacerdos", mentre il corteo sale la navata...


                   

...canto d'inizio, benvenuto del Parroco Mons. Faidutti e lettura messaggio dal Vaticano...



  ESTRATTO DALL'OMELIA



 CANTO


...discorso del Sindaco con consegna di una medaglia di bronzo
e di un'icona raffigurante San Demetrio...


...la conclusione della Messa e la benedizione finale è avvenuta davanti alla statua della Madonna,
che nel pomeriggio in processione sarebbe stata ricollocata nella piccola grotta in piazza...

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60° di mons. Canciani
(La Vita Cattolica del 4 Ottobre 2008)

     Mons. Vittorino Canciani, canonico vaticano, domenica 5 ottobre celebrerà a Mortegliano, suo paese natale, il 60° di ordinazione presbiterale. Alle ore 10.30 presiederà la S. Messa e, alle 16, seguirà la processione del «Perdon dal Rosari» con la quale verrà riposta la statua della Madonna di Lourdes nella piccola grotta in piazza. Il felice anniversario di mons. Canciani è stato recentemente celebrato anche a Roma, nella Basilica vaticana, con un solenne rito all’Altare della cattedra, al quale hanno partecipato il Capitolo dei canonici vaticani e il card. Angelo Comastri, arciprete della Basilica di San Pietro, insieme a due arcivescovi e diversi sacerdoti. Erano presenti varie personalità della cultura e autorità e i fedeli della parrocchia Garbatella di Roma, ex alunni e amici di mons. Canciani. Nell’occasione, il card. Comastri ha dato lettura di un telegramma con cui Benedetto XVI porgeva le sue felicitazioni a nome di tutto il Capitolo.
     Per 6 anni cappellano di San Quirino, a Udine, mons. Canciani è diventato, in seguito, pioniere dell’erigenda parrocchia di S. Cromazio al Villaggio del Sole, dove ha fatto sorgere la chiesa e la canonica. Da Udine, quindi, si è trasferito a Roma, dove ha retto la parrocchia della Garbatella. È passato, poi, all’istituto San Michele di Roma e, infine, nella Città del Vaticano come membro del Capitolo della basilica di S. Pietro e protonotario apostolico. Apprezzato oratore sacro nella capitale e in varie città italiane ha operato per l’ecumenismo tra le varie confessioni cristiane, ebrei e non cristiani. Ha, inoltre, pubblicato opere omiletiche, teologiche e narrative ed è insignito di ampi riconoscimenti ecclesiali e civili che onorano anche il Friuli, sua terra natale.
D.Z.

60° di Sacerdozio di Mons. Vittorino Canciani
(Tratto dal numero unico Ottobre 2008 della Fondazione Mons. Vittorino Canciani di Mortegliano)

Alle 10.30 di domenica 6 luglio u.s., preceduta dalla croce astile, usciva la processione dalla grande Sacrestia della Basilica, passando per il centro del massimo tempio della cristianità, gremito di migliaia di turisti e pellegrini che scattavano i loro flash in continuazione.
Dopo uno stuolo di chierichetti, venivano una ventina di canonici, con le loro insegne, ed una quarantina di concelebranti, seguiti da Mons. Vittorino Canciani che aveva ai sui lati due arcivescovi. Chiudeva il corteo il Card. Angelo Comastri, Arciprete di S. Pietro, affiancato da due vescovi, mentre, tra i fedeli, partecipavano al rito in forma privata anche due cardinali.
Contemporaneamente, la cappella musicale della Cattedrale di Udine, scesa a Roma per la circostanza e diretta dal M° Gilberto Della Negra, eseguiva 1’ “Exultate Deo” di A. Scarlatti.
Davanti all’altare della Cattedra, in posti riservati, stavano gli invitati tra i quali si contavano ambasciatori, personalità dell’O.N.U., autorità di ogni ordine e grado, il Sindaco di Mortegliano (Udine), paese natale del Festeggiato, il Dott. A. Degano, presidente del “Fogolar Furlan” della capitale, uomini di scienza, ex parrocchiani della ”Garbatella” - Roma, ex alunni ed amici di Monsignore.
Egli, dopo l’incensazione dell’altare, raggiungeva il seggio presidenziale sito nella vasta abside che accoglie la poderosa “gloria” del Bernini nella quale risalta la Cattedra che esprime il suo profondo significato universale.
All’inizio della celebrazione il Card. Angelo Comastri dava lettura d’un significativo e caldo telegramma inviato a Mons. Vittorino Canciani da Sua Santità Benedetto XVI, a firma del Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato.
Lo stesso Card. Arciprete, con appropriate parole, porgeva al Festeggiato le felicitazioni e gli auguri a nome degli Ecc.mi Canonici. Il Monsignore lo ringraziava dichiarando di sentirsi onorato di appartenere al Capitolo Vaticano.
Dopo la proclamazione del vangelo, il celebrante si recava all'ambone per tenervi l'omelia che fu pure interrotta da applausi.
Egli, prendendo lo spunto dal brano evangelico di Matteo (11, 25-26) dove Gesù loda il Dio del cielo e della terra perché ha nascosto "queste cose ai sapienti ed ai dotti" e le ha rivelate "ai piccoli", cioè alle persone semplici della Casa d'Israele, con accenti lirici colti dal libro dei Salmi, sottolineava il verso di quel poeta: "L'amore di Dio è il fiore e la misericordia è il frutto", ed aggiungeva ai presenti alcuni versi augurali della seguente benedizione tradizionale irlandese e gaelica: "Possano le strade farsi incontro a te, soffi il vento alle tue spalle, benedica la pioggia i tuoi campi (oggi si direbbe il tuo lavoro) e che Dio possa sempre tenerti nei palmo della sua mano".
Poi proseguiva: "Oggi in mezzo agli allettanti richiami d'una cultura laicista che presenta progetti di vita a prescindere da Dio, molte persone, volendo dare alla loro esistenza un senso che la sola ragione non è più in grado di offrire, si rivolgono ancora al sacerdote con le loro confuse domande.
E lui, anche a coloro che hanno messo la pietra della dimenticanza sul sepolcro glorioso di Gesù di Nazareth, cerca di far capire che la fede non è un ornamento, né tanto meno una moda, ma è la vita. Non è sufficiente, pertanto, un'interpretazione laica del Vangelo. Non basta cioè che l'uomo moderno sappia che le molecole subiscano cento miliardi di urti al minuto/secondo e che lo scienziato riesca a penetrare molti segreti della natura. Per salvare la nostra anima bisogna riconoscere il Cristo del Vangelo, colui che cambia radicalmente, con la sua grazia, il cuore dell'uomo. I predicatori debbono fare il loro dovere; è Dio però che converte. I1 sacerdote, pur nella sua fragilità, si sente, con la definizione di S. Paolo, "ministro di Cristo e dispensatore dei misteri di Dio" (1 Cor 4, 11)." Quindi aggingeva: "In tutte le cose c’è sempre una spiegazione. Se noi leggessimo nel profondo dell’anima d’un prete, scopriremmo il suo dono nascosto ed il fuoco che brucia dentro… Egli, perciò, avvicina le persone , come faceva Gesù, per le vie misteriose del cuore ch’è la lingua più capita dagli uomini d'oggi, chiusi nel loro egoismo.
Le parole del Nazareno, infatti, non erano fredde come quelle dei matematici e dei filosofi greci, dei sapienti di Babilonia, città famosa in tutto l'Oriente, o dei farisei e dei dottori della legge che ripetevano freddamente i versetti del libro di Mosé. Cristo vedeva gli uomini immersi nel mistero del Padre che lo aveva mandato sulla terra.
È vero che la Bibbia ai nostri giorni fa il suo ritorno nella grande cultura. È necessario, tuttavia, per "trovarvi dentro" i pensieri dell'Eterno, scendere nell'intimità della propria coscienza e rimanervi in silenzioso ascolto.
I1 maestro di tutto ciò è il sacerdote che, alle volte, fa balenare, quasi in filigrana, le cose segrete di Dio, nei momenti facili ed in quelli diffìcili della vita.
In un momento storico come il nostro, secondo molti pieno di future incertezze, si può osservare come vi scorra un intimo nesso tra l'interiorità del ministro di Dio, affascinato dall'irruzione del divino nella sua umile vita, e l'autenticità che vibra nella sua predicazione, preceduta da una gestazione di preghiera e segnata dal mistero arcano dell'Altissimo che passa tra le sue mani." Volgendo verso la fine, il prelato ricordava: "Qualche anno fa, trovandomi in Inghilterra, lessi sulle magliette di alcuni ragazzi queste parole: "Nessun futuro". Per noi cristiani, invece, c'è il grande futuro delle Beatitudini. Per questo, S. Pietro, nella sua prima lettera (3, 15), ci esorta: "Siate sempre pronti a rispondere con dolcezza a chiunque vi domandi la ragione della speranza che è in voi".
I seguaci del Vangelo sono gli uomini della speranza, anche nel domani della Chiesa.
Oggi si parla tanto di carenza di vocazioni: non è Dio però che è in crisi, ma la risposta dei giovani alla Sua chiamata. Bisogna, pertanto, sostenerli ed incoraggiarli, se il Signore li chiama, a dirGli di si perché "La messe è molta, ma gli operai sono pochi" (Mt 9, 37)."
All'Offertorio i coristi friulani eseguivano 1' "O sacrum Convivium" di L. Perosi ed alla Comunione il "Gustate et Videte" e 1' "Ave Verum Corpus" di W.A. Mozart.
Per rendersi conto della moltitudine di persone presenti alla solenne celebrazione, basti pensare che una decina di canonici hanno distribuito l'Eucarestia.
Il sacro Rito si è poi concluso con 1' "Hlallelujah!" di Haendel, eseguito magistralmente dal coro già citato ed accompagnato all'organo dalla prof.ssa Claudia Petrazzo.
Alla fine si è ricomposta la processione verso la Sacrestia dove moltissime persone sono corse a congratularsi con il Festeggiato.
Gl'invitati si sono poi trasferiti nel Palazzo dei Canonici ov'era stato allestito un distinto e ricco rinfresco che ha avuto inizio con l'ingresso del Card. Comastri che accompagnava Mons. Vittorino Canciani. A quel punto il M° Gilberto Della Negra ha offerto l'esecuzione d'un tipico canto friulano cui ne seguirono altri. La sentita partecipazione, l'affetto dimostrato a Monsignore ed il clima di amicizia e di festa creatosi rimarranno per tutti come il ricordo di un grande giorno.-