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Castelmonte (UD), 8 Settembre 2008

33° Pellegrinaggio Diocesano a Madone di Mont
e Santa Messa presieduta da S.E. Mons. Pietro Brollo

Santuario della Beata Vergine di Castelmonte
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Il Santuario della Beata Vergine di Castelmonte (in friulano chiamato semplicemente Madone di Mont e in Sloveno Stara Gora ossia "monte antico") si trova in comune di Prepotto (UD). Sorge a 618 m a ridosso delle Alpi Giulie, a 7 km da Cividale del Friuli. Il santuario è frequentata meta di pellegrinaggi non solo per le genti friulane, ma anche per gli sloveni al dì là del confine. Le sue origini si collocano nel Cristianesimo primitivo, secondo quanto riporta una tradizione attendibile che vuole il luogo dove oggi sorge il Santuario, avamposto della locale guarnigione romana a difesa della città di Forum Iulii (oggi Cividale del Friuli) dalle frequenti invasioni barbariche. Castelmonte divenne così rifugio dai popoli invasori (Unni, Goti Longobardi e popolazioni slave, unitamente ad un sempre maggiore culto per la Vergine Maria che proveniva dalla vicina Aquileia, chiesa quest'ultima che intesseva stretti rapporti coi culti orientali. In un primo momento piccolo sacello scavato nella roccia, il luogo sacro andò ampliandosi nei secoli, sino a divenire un vero e proprio borgo fortificato a circondare la chiesa, con muri prospettici, scalinate e vari edifici in pietra. Documenti datati 1244 e 1247 attestano che Castelmonte era già ritenuta all'epoca una delle località più importanti del Patriarcato di Aquileia, anche in termini di floridezza economica. Il flusso dei fedeli, già dai tempi dei Longobardi e dei Franchi, era cospicuo in particolare in giornate particolari per devozione mariana come il giorno dell'Annunciazione (25 marzo), dell'Assunzione (15 agosto) e dellà Natività di Maria (8 settembre). Particolare rilievo aveva assunto in età longobarda la devozione all'Arcangelo Michele. Nel 1748 il Santuario venne incorporato a tutti i privilegi concessi alla Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma. Rimaneggiato nel XVII secolo e poi, almeno per quanto riguarda la facciata della chiesa nel 1930, il Santuario conserva una statua della Madonna in calcare e alcuni altari in stile tipicamente veneziano. Numerosi sono gli ex-voto collocati nei corridoi dell'edificio che ospita il Santuario, segno di una devozione popolare sempre alta.

     Già due ore prima della Messa fissata per le 17.30, uno dei gruppi dell'Associazione "Scampanotadôrs Furlans" dall'alto del campanile diffondeva gioiosi rintocchi a festa, mentre il piazzale si stava riempiendo di pullman che scaricavano i pellegrini che non se la sentivano di fare la salita a piedi e che erano giunti a Cividale e a Carraria dalle varie località del Friuli e dalle vallate d'oltreconfine.



 SCAMPANOTTATA

     Alle 17.15, come si vede dall'orologio del campanile, il corteo inizia ad attraversare il piazzale per portarsi verso l'altare ed all'immagine della Madonna appesa alla parete rocciosa ai piedi del "Colle della Croce".
     Dopo il labari del Comune di Prepotto e Cividale, è sfilato il personale femminile e maschile dell'UNITALSI di Udine, che come negli altri anni si cura dei vari servizi e di assistenza alle persone in difficoltà. Subito dopo è sfilato il gruppo in costume di Prepotto seguito dalle alte personalità religiose compresi i due Arcivescovi di Udine mons. Alfredo Battisti e mons. Pietro Brollo.






         
 CANTO E SALUTO D'INIZIO


         
LETTURA DEL VANGELO E OMELIA



 PREGHIERE DEI FEDELI

Mons. Guido Genero del Duomo di Cividale all'armonium, il maestro Gilberto Della Negra con alcuni alcuni cantori del Coro del Duomo di Udine, coordinati da don Loris Della Pietra, hanno guidato l'Assemblea nei tradizionali canti della liturgia Eucaristica, ai quali sono stati aggiunti alcuni brani in friulano ed in sloveno (tra i quali una Lode a Maria molto diffusa ad di qua e aldilà del confine), della quale riportiamo le parole nella grafia originale con il relativo estratto audio. Da notare che i contributi audio sono stati ripresi dalla serie di altoparlanti installati sul piazzale, con tutte le conseguenze che ne derivano...


Lepa si, lepa si, roža Marija,
tebe časti vsa nebeška družina;
Angelci lepo pojejo,
tebe, Marija, hvalijo.

Kar nam je Eva nesrečna zgubila,
roža Marija nam je zadobila:
ki je rodila Jezusa,
milega nam Zveličarja.

Vodi, Marija, po pravi nas poti,
da nas nobena skušnjava ne zmoti
varuj in brani nas vse dni,
da nas sovražnik ne dobi.

Kadar pa morali bomo umreti,
daj nam, Marija, še enkrat prejeti
v Rešnjem telesu Jezusa,
milega nam Zveličarja.
 



 MAGNIFICAT



SALVE REGINA

Il Friuli a Castelmonte
(La Vita Cattolica del 6 Settembre 2008) 

SI RINNOVA LUNEDÌ 8 SETTEMBRE IL PELLEGRINAGGIO
 NATO 32 ANNI FA ALL’INDOMANI DEL TERREMOTO DEL 1976.   

UN FRIULI più accogliente verso le persone che cercano rifugio dalle persecuzioni, dalle guerre, dalla miseria. E una famiglia che ritrovi pienamente il suo ruolo educativo e formativo per i figli. Sono queste le due principali intenzioni di preghiera che l’Arcivescovo di Udine, mons. Pietro Brollo, ha espresso in vista del 33° pellegrinaggio diocesano a Castelmonte, in programma lunedì 8 settembre, nella festa della Natività di Maria.
Come accade ormai da 33 anni, vale a dire da quanto l’allora Arcivescovo di Udine mons. Alfredo Battisti, all’indomani del tragico terremoto del 1976, istituì questo pellegrinaggio votivo, i fedeli friulani si ritroveranno a pregare a Madone di Mont. Il programma prevede alle 14.30 il raduno dei pellegrini a Carraria di Cividale, alle 15 l’inizio del pellegrinaggio e la salita a piedi verso il santuario; alle 17 l’arrivo al piazzale del santuario e la concelebrazione eucaristica, presieduta dall’Arcivescovo mons. Brollo, assieme a tutti i sacerdoti e seguita dal canto del Magnificat e dalla solenne benedizione conclusiva.  

Ma il rapporto tra i friulani e la Vergine di Castelmonte è ancora forte come all’indomani del sisma? - «Qui l’afflusso dei friulani rimane intenso per tutto l’anno -riferisce padre Cristiano, della comunità dei Cappuccini di Castelmonte-. Anche gli emigranti, quando tornano per visitare parenti e familiari, non mancano di passare per il santuario. Mi pare che l’attaccamento alla Vergine è sempre molto vivo, a volte in modo molto commovente. Spesso vengono persone alle prese con le molteplici difficoltà della vita, il loro affetto verso la Madonna è fortissimo». 

Questo vale anche per i giovani friulani? - «La maggioranza dei pellegrini ha oltre 55 anni. Nelle nostre assemblee in santuario prevalgono, quindi, nettamente i capelli bianchi. Anche se, debbo dire, negli ultimi tre anni i capelli sono diventati più neri: c’è un afflusso di quarantenni abbastanza numeroso in grande ricerca interiore. Persone che, avendo sperimentato un vuoto di fede negli anni del post ’68 stanno riscoprendo oggi il gusto di credere e di approfondire i temi spirituali. A volte ci chiedono anche un accompagnamento personale e attraverso le iniziative che proponiamo». 

Negli ultimi anni, infatti, la vostra comunità francescana ha anche promosso iniziative spirituali nuove. La devozione popolare oggi ha bisogno di evolversi rispetto alla tradizione? - «Direi di sì. Con tutto il rispetto per la gente che ha vissuto e vive la fede in modo semplice, che andrà sempre seguita, dobbiamo passare da un cri-stianesimo devozionale ad una fede più cosciente. In questo senso abbia-mo proposto qualche piccola iniziativa. Non grandi cose, come ad esempio degli incontri al sabato sera in estate, o in Avvento e Quaresima. Eravamo perplessi, perché siamo in una posizione isolata, non immediatamente raggiungibile. E invece la gente viene volentieri, anche se non in numeri grandi. Poi da tre anni proponiamo anche dei ritiri per l’approfondimento della vita cristiana degli adulti, con risultati molto belli. La gente sente il bisogno di andare alle radici della fede per non essere travolta dalla massificazione e dal secolarismo. E nasce la ricerca sincera di una fede più adulta e più matura».  

Tradizionalmente Castelmonte è un punto di riferimento per le confessioni e la revisione della vita personale. Lo è ancora? - «Molti continuano a vivere il sacra-mento della Riconciliazione in modo devozionale, ma c’è una parte di fedeli che vede il sacramento come impegno di vita. E non mancano, dopo i colloqui personali, delle vere svolte dell’esistenza. Se la gente si sente accolta con affetto e simpatia coglie la presenza del Signore che accoglie, guarisce, sana e rimette in cammino. Tanti poi ci ringraziano per il rapporto che si instaura. Oggi il cristianesimo passa sempre più spesso attraverso relazioni personali vere e autentiche».

Il legame tra il Friuli e Castelmonte è espresso in modo visivo dagli «ex voto». Continua anche oggi questa tradizione? - «Forse non così numerosi come una volta, ma la gente continua a portare gli "ex voto". Abbiamo sistemato un nuovo pannello nella cripta che quest’anno si è quasi riempito. I friulani vedono ancora l’intervento della Vergine Maria nella propria vita. In genere hanno come oggetto la protezione in occasione di incidenti o la guarigione da malattia. Ma spesso le grazie più importanti non si possono descrivere con un "ex voto", e per quanto posso osservare le guarigioni spirituali sono molto più numerose delle grazie fisiche».