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 Gemona del Friuli, 16 Febbraio 2003


GEMONA DEL FRIULI (Ud)
272 metri s.l.m, - 56,26 km2 - C.a.p.: 33013

  • Frazioni/Località: Campagnola - Campolessi - Godo - Maniaglia - Ospedaletto - Piovega - Taboga - Stalis

  • Informazioni turistiche: Ass. Pro Loco Pro Gemona, v. C. Caneva 15, tel. 0432-981441 (apre da lu. a ve. dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 18,30 e sa. dalle 9,30 alle 12) - Uff. IAT (Informazioni accoglienza turistica), v. C. Caneva 15, tel. e fax 0432-981441 (apre da lu. a ve. dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 18,30 - sa. dalle 9,30 alle 12) - CO.SE.TUR. Alto Friuli, tel. 0432-972076, fax 0432-891556

  • Biblioteche: Civica Biblioteca Glemonense Don Valentino Baldisseru, v. dei Conti 9 - Palazzo Elti, tel. 043-980495 (apre da lu. a gi. dalle 14,30 alle 18 - ve. dalle 10,30 alle 12 e dalle 14,30 alle 18 - sa. dalle 9,30 alle 12)

  • Musei e archivi: Archivio Comunale, rif. Municipio, tel. 0432-973258 - Archivio Pieve di S. Maria Assunta, rif. Parrocchia, tel. 0432- 980608 - Cineteca del Friuli, v. Bini (casa Gurisatti), tel. 0432-980468 - Museo Renato Raffaelli e Collezione ex voto, e/o Santuario di S. Antonio, v. S. Antonio, tel. 0432-981113 - Pinacoteca Comunale, Palazzo Elti, rif. Municipio, tel. 0432-973258

  • Escursioni: Rivoli Bianchi, Ledis e Torrente Venzonassa - II lago Minisini e il Monte Cumieli - II Monte Cuarnan - II Monte Glemine - 11 «Troi dai Cincent» e il Rio Petri - II Fiume Tagliamento e le risorgive del Ledra (anche ciclabile) - Sentiero Naturalistico Silans - Lago di Ospedaletto - II Monte Chiampon (per escursionisti esperti)

  • Campeggi e rifugi: Camping «Ai Pioppi», Via Bersaglio 44, tel. 0432/980358 - Malga Cuarnan (apertura: mese di maggio, seconda metà di settembre e mese di ottobre aperto solo le domeniche; da giugno a metà settembre tutti i giorni), tel. 0432/974022-970481

Chiesa di Santa Maria Assunta (Duomo) Secoli X-XI; XIII (1290); XV (1428); XIII (1742); XIX (1825-1828)
La chiesa sorge sul luogo di edifici probabilmente risalenti ai secoli X-XI. Nel 1290, su ampliamento di una precedente chiesa, iniziò la costruzione dell’edificio attuale ad opera dello scultore architetto maestro Giovanni. La consacrazione avvenne nel 1337 da parte del vescovo di Parendo, Giovanni Gottoli de Sordellis, delegato dal patriarca Bertrando. Nei secoli successivi la chiesa subì numerosi rimaneggiamenti: nel 1428 venne prolungato il presbiterio e rifatto il colonnato; nel 1742 vennero realizzate le volte a crociera delle tre navate; tra il 1825 e il 1828 fu completamente rifatta la facciata. La torre campanaria fu costruita tra il 1341 ed il 1369 da Nicolò e Domenico, figli di maestro Giovanni. La chiesa è rimasta gravemente danneggiata dal terremoto del 1976. L’edificio attuale presenta una pianta a tre navate suddivise da possenti colonne su cui si impostano gli archi a sesto acuto dalle volte a crociera costolonate. Il presbiterio, sormontato da un’ampia cupola, si conclude nell’abside poligonale. La facciata è suddivisa verticalmente da paraste. Nell’ordine inferiore, al centro, si apre il portale romanico nella cui lunetta è posto un bassorilievo raffigurante il Cristo Giudice fra la Vergine e San Giovanni Battista e Sei figurine oranti. Sopra il portale si trova la Galleria dell’Epifania, attribuita al maestro Giovanni Griglio e risalente alla prima metà del XIV secolo. Sul lato destro della facciata è posta l’imponente scultura raffigurante San Cristoforo con il Bambino realizzata con sei blocchi di pietra arenaria (1331-1332). Nell’ordine superiore si apre il bellissimo rosone opera del maestro veneziano Bucata (1334-1336). Sul fianco destro della chiesa si trova la gradinata che porta al sacello di San Michele eall’Ossario. Il sacello è decorato con affreschi (la Crocifissione, l’Arcangelo Michele, San Cristoforo, San Pietro) attribuiti al pittore Nicolò da Gemona e risalenti agli ultimi anni del XIV secolo. L’Ossario conserva una Crocifissione attribuita a Domenico da Tolmezzo e datata 1473. L’interno del Duomo conserva alcuni lacerti di affreschi dei secoli XIII-XIV venuti in luce con i lavori di ripristino eseguiti dopo il terremoto.


CAMPANE



Estratto dall'omelia, sull'argomento PACE...

La Santa Messa era animata da un coro giovanile.

Nel nostro peregrinare nelle varie chiese del Friuli, durante le Messe domenicali abbiamo avuto occasione di assistere a matrimoni, battesimi, anniversari e perfino funerali. Oggi abbiamo assistito all'Eucaristia in compagnia di una coppia che festeggiava il 50° anniversario di matrimonio, e che per  l'occasione aveva preso posto in un banco riservato di prima fila.
A Giacomina e Francesco, tanti auguri anche a nome dei visitatori del sito.

Principali monumenti e opere d'arte

Diventata tristemente nota in Italia e nel mondo come la capitale del terremoto del 1976, Gemona, rinata grazie alla solidarietà nazionale ed internazionale e al tenace attaccamento alla propria terra dei suoi abitanti, è ora il simbolo della rinascita del Friuli. La città si presenta rinnovata nel suo aspetto architettonico, singolare intreccio di linguaggi innovativi e di riproposizioni formali legate alla tradizione. L'opera di ricostruzione ha mantenuto infatti il ricordo e la memoria del preesistente attraverso la riproposizione delle relazioni tra gli spazi urbani e degli elementi architettonici significativi Un itinerario di visita della cittadina inizia dal Duomo, salvato con un'attenta opera di restauro seppur gravemente danneggiato dal sisma. Edifìcio tra i più significativi del periodo gotico in Fnuli, venne costruito sul luogo in cui precedentemente sorgeva una chiesa romanica dedicata a S. Maria della Pieve. Una epigrafe sopra il portale ci ricorda che ne fu autore, nel 1290 lo scultore architetto maestro Giovanni (Anno Domini Millesimo CCLXXXX quod Magister Johannesfecit hoc opus). I lavori di costruzione durarono, con varie interruzioni (dovute alle guerre con Venzone ed alle minacce dei Conti di Gorizia), una cinquantina d'anni finché 1'8 giugno 1337, giorno di Pentecoste, l'edificio potè essere solennemente consacrato dal vescovo di Parenzo, Giovanni, delegato dal Patriarca Bertrando. Numerosi furono i rifacimenti e gli ampliamenti nel corso dei secoli: nel Quattrocento, allorché venne rifatto il colonnato, nel Seicento e nell'Ottocento (1825-28) epoca in cui si conferì una nuova «dimensione ottica» alla facciata attraverso la tripartizione mediante paraste e lo spostamento di alcune sculture. Nonostante questo e tanti altri importanti rimaneggiamenti - comuni peraltro a tutti gli edifici gotici, ma anche a quelli romanici e più raramente a quelli rinascimentali della regione – il Duomo di Gemona rimane la migliore architettura del periodo.

E’ protetto, a monte, da un robusto muraglione che tiene lontane le frane del Glemine e che da il via all'antico sistema difensivo della città. Su di esso è fondato il campanile iniziato nel 1341 e terminato nel 1369 da Nicolo e Domenico figli di Giovanni Griglio, completamente distrutto dal terremoto del 1976 e ricostruito «pietra su pietra».

Il Duomo presenta una facciata a salienti movimentata da tré rosoni; di essi, splendido è quello centrale dovuto all'abilità dello scultore maestro Buzeta (1334-36) e formato da due ordini di colonnine a raggiera e da due giri di archi intrecciantisi, il tutto racchiuso entro un motivo decorativo vitineo. Sotto la cornice marcapiano, nel corpo centrale, si apre l'originale galleria ad archi trilobi nella quale sono collocate nove statue raffiguranti due scene dell'Epifania: l'arrivo del corteo dei rè magi con l'adorazione, l'offerta dei doni e il sonno dei rè e il loro sogno comune, con l'angelo messaggero che li invita a non ripassare da Erode.

Sono sculture che evidenziano i caratteri di un sentire popolaresco, tipico della bottega locale: robustezza plastica delle figure, espressione attonita dei volti su cui aleggia un sorriso di reminiscenza campionese, marcato piegheggiare delle vesti. Sono opere attribuite a maestro Giovanni Griglio cui si deve pure la colossale statua di S. Cristoforo, alta sette metri e composta da sei blocchi in pietra arenaria. Architettura e scultura felicemente si integrano a formare un armonico insieme.

Dell'interno a tre navate, divise fra loro da robuste colonne in pietra rossa - delle quali si è mantenuta la leggera inclinazione con gli opportuni adeguamenti antisismici a ricordo e testimonianza del terremoto e sulle quali si impostano archi a sesto acuto - con volta a crociera, sorprende oltre che l'accentuato verticalismo e la sapiente distribuzione degli effetti luministici, il carattere di omogeneità che l'informa, derivante in primo luogo dal fatto che i numerosi rifacimenti furono sempre operati nel rispetto della concezione originale.

Numerose le opere d'arte che abbelliscono l'edificio: tra esse una vasca battesimale con bassorilievi del IX-X secolo, ricavata da un'ara funeraria romana del I-II secolo d.C., un tempo battistero, ed ora altare della cappella feriale; un Crocifisso ligneo quattrocentesco, estratto dalle macerie irrimediabilmente mutilato, divenuto simbolo della distruzione del terremoto; dipinti di maestri di scuola friulana dal XVI al XVIII secolo, tra cui una bella Adorazione dei Magi degli inizi del 1500; le portelle d'organo con Visione d'Ezechiele, Ratto d'Elia e Assunzione della Vergine, 1575, di Giovanni Battista Grassi, pittore seguace del Pordenone e celebre per aver fornito al Vasari le notizie relative agli artisti friulani; le tele della cantoria dell'organo settecentesco (1774, Dacci) dipinte alla fine del Cinquecento da pittore friulano vicino alla maniera dei Secante e dei Floreani, un'Assunto ed una Natività della Vergine di Eugenio Pini (secolo XVII), pala di S. Tommaso ed altri dipinti dello svizzero Melchiorre Widmar che a lungo lavorò a Gemona (secolo XVII). Inoltre, la bella ancona lignea di Andrea Moranzone, 1391, con trentatré episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento scolpiti a bassorilievo, che si svolgono in quattro piani e sono contenuti entro scomparti accennati da arcatelle ribassate e lobate (l'originale doratura è andata quasi del tutto perduta).

Infine, una campana, addossata alla prima colonna di sinistra, fusa sul sagrato nel 1423, di notevole interesse perché riporta la prima terzina dell'ultimo canto del Paradiso di Dante Alighieri, in onore della Vergine Maria (Virgine madre figlia del tuo figliai Humile e alta più che creatura/ Termene fixo delo eterno consegl/i MCCCCXXIII).

Durante i complessi lavori di recupero statico (l'intero duomo risulta ora sorretto da una grande ossatura d'acciaio e di cemento armato, completamente nascosta) e di restauro sono emersi lacerti di affreschi romanici e gotici di qualche interesse. Già conosciuti, invece, erano quelli dell'antico Sacello di S. Michele e S. Giovanni Battista - quasi cripta del duomo – eseguiti intorno alla metà del Trecento dal gemonese Nicolò di Giacomo (Crocifissione di bell'effetto e figure di S. Cristoforo e S. Michele che pesa le anime, interessante anche per l'iconografia).

Nelle immediate vicinanze del duomo, appena fuori dal sagrato, si trovano la Casa Gurisatti (secolo XV) con trifora ed archi trilobi e l'edificio dell'ex Canonica Vecchia, restaurato e ristrutturato dopo il sisma del 1976 e trasformato in Museo del Duomo e delle Chiese di Gemona. L'edificio fu costruito nel 1360 dal pievano Giovanni de Recalcatis.

Ospita ora il Tesoro del Duomo, composto da oreficerie di grandissimo livello, come l'ostensorio dell'orafo udinese Nicolo Lionello (1434-1435) - in forma di tempietto con base e piede esagonali, adorni di smalti, arricchito da ben 102 tabernacoletti popolati da trenta statuine (di cui ora rimangono 13), è un capolavoro in assoluto dove il persistere del gusto gotico di tipo nordico viene mitigato da un'aura rinascimentale che tocca soprattutto la parte inferiore -; i reliquiari di rara bellezza, le croci, i calici e i vasi sacri. Accanto a questi sono conservati gli antifonari ed i codici miniati, acquistati a Padova dal 1343 al 1373, ricchi di numerose, splendide miniature della fine del XIII - inizio del XIV secolo di scuola bolognese-padovana, i libri battesimali - i più antichi che si conoscano - che dal 1379 registrano tutti i battezzati gemonesi, i paramenti e gli arredi più preziosi che però portano i segni indelebili del sisma.

Casa Gurisatti e l'ex canonica, unitamente agli edifici che prospettano su via Giuseppe Bini, la più caratteristica del centro storico che conduce dal Duomo al Municipio, sono stati sottoposti a interventi di restauro conservativo che hanno previsto il mantenimento delle facciate e degli elementi architettonici significativi. In questo modo la via presenta tuttora l'antica fisionomia con lo snodarsi dei portici e degli edifici rigida- mente serrati l'uno contro l'altro, ornati da portali, decorati da lacerti di affreschi raffiguranti motivi floreali e geometrici.

Questa parte costituiva l'antico nucleo cittadino sorto ai piedi del Castello, oggi in fase di ricostruzione, e che sorge sul colle che domina la cittadina, ricco di un pregevole patrimonio vegetale che ne fa uno splendido parco panoramico lietamente frequentato.

Procedendo lungo Via Bini è possibile ammira- re la Casa Antonelli dove il terremoto ha riportato alla luce elementi architettonici ed affreschi (secolo XIII e XIV) di grande valore artistico seppelliti per anni sotto spessi strati di intonaco, e il Palazzo Elti (secolo XV), sede della Pinacoteca Comunale.

Si giunge quindi in Piazza del Municipio, dove sorge il restaurato Palazzo Comunale, costruito nel 1502 da Bartolomeo de Caprileis detto Boton secondo schemi propri dell'architettura della provincia veneta con forti connotazioni lombardesche (tré grandi arcate leggiate nel pianoterra, trifora centrale con balconcino nel piano superiore). Esso ospita al primo piano la Sala Consiliare con un soffitto a cassettoni e una trifora ornata da balcone, e nella Loggia si ammira un soffitto a travature scoperte, decorato con tavolette dipinte a tempera; incastonati in parete sono iscrizioni e bassorilievi di epoca romana. Lasciando sulla destra il Palazzo Comunale, si incontrano delle scale che conducono in Via deiConti dove si trova la Civica Biblioteca Glemonense «Don Valentino Baldissera», ed alla piccola piazzetta di Possale, dove sorge la Chiesa di Santa Maria di Fossale, completamente distrutta dal sisma del 1976 e ricostruita per anastilosi (per quanto è stato possibile) e filologicamente con contributo volontario tra il 1990 ed il 1993 su iniziativa di Mons. Giuseppe Della Marina, e su progetto dell'arch. Gianpaolo Della Marina. Sulla base di quanto recuperato, dal rilievo e dalla documentazione fotografica, si è proceduto alla stesura del progetto di ricostruzione, cercando di riproporre la chiesa «com'era e dov'era», collocando gli elementi litici nella loro posizione originaria.

Durante i lavori di ricostruzione-restauro sono venute alla luce le fondazioni della chiesa preesistente a pianta poligonale, visibili ai lati dell'ingresso, che fu fatta erigere originariamente tra il 1659 ed il 1660 dal nobile gemonese Marc'Antonio Locatello, ampliata in seguito dal nipote nel 1744, per conservare un affresco, riproducente l'immagine della. Madonna allattante, ritenuto prodigioso, perché nel 1655 dagli occhi della Madonna furono viste sgorgare dalle lacrime. La sacra immagine è incastonata su un altare ligneo del Seicento attribuito a Girolamo Comuzzo, di pregevole fattura; la chiesa ospita un altro importante altare ligneo proveniente dalla Chiesa della Madonna delle Grazie.

Scendendo lungo Via Patriarca si giunge in Piazza Garibaldi, al centro della quale «troneggia» lo stemma a mosaico della Comunità di Gemona; su di essa si affaccia la moderna sede della Banca Antoniana Popolare Veneta di Gemona, opera dall'architetto Luciano Gemin su idea di Carlo Scarpa (1978-1986). Gemona ha visto trionfare nella maggior parte delle nuove costruzioni un'architettura d'avanguardia (soprattutto «postmoderna»), e conviene ricordare che la progettazione urbanistica necessaria per la ricostruzione del centro storico è stata affidata all'arch.Giovanni Pietro Nimis. Continuando lungo Via Carlo Caneva, si giunge alla distrutta cinquecentesca Chiesa di S. Maria delle Grazie, costruita alla fine del 1400 con annesso un convento. Detta anche la piccola pinacoteca di Gemona in quanto ospitava importanti opere pittoriche, alcune delle quali ora esposte nella Pinacoteca Comunale di Palazzo Elti: tra esse la Madonna con Bambino di Cima da Conegliano (1496), di grande valore e più volte restaurata nei secoli, una pala di scuola salisburghese del 1505 che raffigura S.Anna, tra i Ss. Gioacchino e Giuseppe, che tiene in braccio Maria Bambina che sorregge sulle ginocchia Gesù, al quale si rivolgono i Ss.Ruperto vescovo e Margherita regina; la scena in basso è completata dai ritratti dei donatori Ruperto e Margherita in atto di preghiera, un dipinto di Pellegrino da San Daniele (1520 ca., Madonna con Bambino tra S. Giuseppe e S. Elisahetta), dipinti di Pomponio Amalteo (Resurrezione), Vincenzo Lugaro, Secante Secanti, Melchiorre Widmar, Giuseppe Buzzi. L'aula presentava un aspetto barocco, accentuato dagli altari lignei tra i quali il bellissimo altare dorato attribuito al Comuzzo, con la pala raffigurante S. Pietro d'Alcantara attribuita al pittore Melchiorre Widmar (1655), ora ospitato nella chiesetta di S. Maria di Fossale.

Quanto rimasto dell'importante edificio, la monumentale scalinata, i resti della facciata con il prezioso portale quattrocentesco, le murature perimetrali del lato nord con le caratteristiche nicchie, è stato consolidato e restaurato. L'intervento di mantenimento di quanto superstite con l'innalzamento della nuova struttura della facciata e la copertura in ferro e cristallo della zona d'ingresso e dell'abside parzialmente violata dall'intervento dell'edificio retrostante a est, sta a significare l'anelito alla sua completa ricostruzione, ma anche ricordo del sisma del 1976 e unica testimonianza documentale dell'evento. Scendendo lungo una gradinata sita di frontealla chiesa, e percorrendo via S. Bartolomeo, si giunge alla Chiesa di S. Rocco in Piazza del Ponte, la prima chiesa ricostruita ad opera di volontari dopo il terremoto del 1976, rispettando i volumi ed i caratteri precedenti, ed ufficialmente riaperta al culto nell'agosto del 1982, a soli sei anni dal sisma; da qui proseguendo a destra lungo Via della Cella si giunge al rico-struito Convento di S. Maria degli Angeli, casa madre e sede della Provincia Veneta delle Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore, dove è visitabile la Chiesa del Convento con la Redenzione dell'umanità e vetrate recenti dell'udinese Arrigo Poz, ispirate al Cantico delle Creature.

Allontanandosi dal centro storico imboccando Via Artico di Prampero o Via S. Leonardo, e poi Via Sant'Antonio, si arriva ad uno dei più importanti edifici religiosi della cittadina: il ricostruito Santuario di S. Antonio che può essere considerato il più antico luogo di culto dedicato al Santo. Infatti dai documenti risulta che la primitiva chiesetta, fatta erigere dal Santo stesso in onore della Madonna delle Grazie (1227 circa), fu consacrata a lui nel 1248, 17 anni dopo la sua morte e alcuni decenni prima dell'inaugurazione della celebre Basilica di Padova.

Andato distrutto, a causa degli eventi sismici del 1976, il Santuario è stato ricostruito in linee architettoniche moderne, ma al suo interno conserva ancora alcuni ruderi della chiesetta duecentesca, e all'ingresso la cappella del Rosario, in cui rimangono parti delle decorazioni a fresco di Melchiorre Widmar (1682), ivi sepolto, che dipinse anche le due grandi tele della Circoncisione di Gesù e dell'Adorazione dei Magi. A colpire il visitatore sono senza dubbio le opere dell'artista udinese Arrigo Poz: l'enorme mosaico della parete di fondo raffigurante il Mondo e l'Universo attraversati da una meteora - la luce di Cristo -, la Cappella Penitenziale, la serie delle 13 finestre di un vivace e brillante cromatismo raffiguranti figure di Santi e lo splendido rosone laterale realizzato «a mosai-co» utilizzando tessere di alabastro e vetro dove si «legge» il Cantico delle Creature di San Francesco. Molteplici sono le ulteriori opere d'arte che il Santuario conserva e da scoprire con un'attenta visita che conduca anche alla preziosa collezione di ex-voto e alla suggestiva e raccolta Cella del Santo.

Già prima del terremoto presso il Santuario era stata allestita una piccola pinacoteca ricca di pezzi di buon interesse: una lignea Madonna con Bambino forse di scuola salisburghese (secolo XIV), dipinti di Giulio Urbanis (la Madonna con il Bambino in gloria e S. Leonardo, 1606), Vincenzo Lugaro (S.Francesco d'Assisi, inizio secolo XVII), Melchiorre Widmar (Apparizione dell'angelo a S. Francesco d'Assisi, fine secolo XVII), Pietro Antonio Novelli (S. Carlo Borromeo e il Pentimento di Rè David, secolo XVIII), Antonio Duroni (l'immacolata, S. Ludovico e S. Elisahetta, 1861) e di altri artisti veneti e friulani. Oggi queste opere ben conservate sono visibili nel Museo «Renato Raffaelli» assieme a molti altri interessanti lavori del Seicento veneto.

Delle altre importanti chiese gemonesi, è andata completamente distrutta quella trecentesca di S.Giovanni, che conservava uno stupendo soffitto a cassettoni dipinti nel 1533 da Pomponio Amalteo e fortunatamente in gran parte salvati ed alcuni dei quali visibili nella Pinacoteca di Palazzo Elti, quadri settecenteschi di Giovanni Battista Tiani pittore gemonese, una bella pala d'altare di Sebastiano Secante (1558), al momento conservata nel Museo Diocesano di Udine, raffigurante la Madonna con Bambino tra i Ss. Ermacora e Fortunato. Distrutta anche la Chiesa di Santa Lucia, in località Pioveva (di fronte alla stazione FF.SS. di Gemona), recentemente ricostruita in linee architettoniche moderne su progetto degli architetti Augusto Romano Burelli e Paola Gennaro. Essa sorge a poca distanza dal precedente sedime ed assolve anche alla funzione di punto liturgico feriale e centro di formazione catechistica. La facciata di questo complesso architettonico è sintesi stessa della chiesa, ospitando il portale e l'abside in un gioco di comunicazione e di sovrapposizione veramente originale, ulteriormente esaltato dalle strutture essenziali del campanile che si innesta leggermente arretrato. E istoriata com'è con incisioni riportanti passi biblici in latino, friulano e italiano diviene anche il libro da cui trarre spunti per meditazioni e preghiere.

Nella frazione di Ospedaletto, accanto alla neogotica Chiesa di S. Spirito sorgeva l'antico Ospitale di origini duecentesche, fatto costruire da Corrado Marzutto della famiglia dei Signori di Gemona e vescovo di Trieste per ospitare i pellegrini; divenne poi Priorato di Santo Spirito, nucleo primitivo della Ospedaletto antica. Gravemente lesionato dagli eventi sismici del 1976, è stato ricostruito conservando sulla facciata principale una bifora appartenente alla costruzione originaria del XIII secolo ed affreschi riproducenti alcuni stemmi settecenteschi dei Priori, con i simboli dell'ordine di S. Spirito. Oggi esso ospita la canonica e le opere parrocchiali. Situata lungo Via Nazionale si trovala Chiesetta di Ognissanti dove dopo il terremoto è emersa una bella serie di affreschi databili alla fine del XIV ed all'inizio del XV secolo: tra le scene di maggior significato, il Cristo apocalittico, la Vergine e Santi e momenti della Passione di Cristo.

Dalla borgata di Gleseute, attraverso il torrente Vegliato, si raggiunge la sella ove sorge Chiesa di Sant'Agnese, alla quale era annesso un romitorio di monache e la cui fondazione risale alla prima metà del XIII secolo. La chiesetta, andata distrutta con il terremoto del 1976, è stata interamente ricostruita. L'aula è quadrangolare con travatura a vista in pietre squadrate, ai lati la sacrestia ed un portico ad unico spiovente, di retro l'abside semicircolare; dal culmine della facciata svetta il caratteristico campaniletto a vela. Di particolare suggestione è l'ambiente naturale: dalla sella la vista si allarga a nord sul conoide dei Rivoli Bianchi e a sud su Gemona e la piana, ad ovest risalta il profilo arrotondato del monte Cumieli, mentre ad est a stagliarsi è la cresta affilata della catena Chiampon-Cuel di Lanis.

 Informazioni tratte da: 
 GUIDA ARTISTICA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA 
 
dell'Associazione fra le Pro Loco del Friuli-Venezia Giulia
http://www.prolocoregionefvg.org