biel lant a Messe a Tòmbe

Tomba, 11 Novembre 2001


CAMPANE

Alcuni flash all'interno della chiesa


L'iscrizione incisa su questa targa ha attirato la mia attenzione.

Immagini e suoni "catturati" per voi, durante la Santa Messa...
 

Mereto di Tomba e dintorni...

Mereto di Tomba è un piccolo centro situato nell’Alta Pianura Friulana Centrale tra i primi rilievi dell’anfiteatro morenico a Nord e la Bassa Pianura a Sud. Il nome Mereto è la forma contratta di Melereto o Melareto, "Luogo dei Meli". Tale denominazione o semplice "Meleretum" o "Meleret" nei documenti ufficiali appare fino dagli ultimi del 1400, dopo di che prende i nomi di "Meleretum propo tumbam o apud tumulum" e ciò è evidente perché il paese è accostato all’antica tomba preistorica, attualmente esistente che prende il nome di "Tumbare" o "Mutare" dal quale traggono radice i toponimi "tombe, tomblis, tombette, tombis".

Le prime testimonianze di antropizzazione del territorio di Mereto di Tomba si hanno nell’età del bronzo, e a testimoniarlo c’è uno dei castellieri meglio conservati dell’intera pianura friulana. Questi non erano altro che delle costruzioni difensive che costituivano una linea fortificata da Est a Ovest: ampie aree recintate da alti terrapieni con siepi e fossati. Il castelliere di Mereto, era stato ubicato sulla sponda sinistra del grande fiume che fu chiamato successivamente "Corno".

Il comune di Mereto di Tomba, in epoca romana si trovava al centro di un’area fittamente popolata, visto l’attraversamento di un percorso viario importante quale la strada Concordia – Norico, il territorio che lo circondava fu subito insediato e dedicato all’agricoltura.

Le prime testimonianze scritte risalgono al 1138, anno in cui il nome Mereto compare in un documento del Patriarcato di Aquileia, mentre nel 963 si fa risalire la prima citazione di Pantianicco. Sono più tardi gli scritti relativi a Plasencis ( 1272), Savalons ( 1290), Tomba (1375) e San Marco (1375).

Nell’anno 1499, il Friuli fu letteralmente devastato dalle incursioni turche, e durante la notte del 3 – 4 ottobre 1499 delle truppe di turchi attraversarono il Tagliamento ed alcuni uomini si diressero verso Pantianicco. Lo scontro fu violento e l’intero abitato fu completamente distrutto e saccheggiato, con ben pochi superstiti.

Questo Comune entrò a far parte del Lombardo Veneto il 9 giugno 1815. Nel 1816 tutte le frazioni che avevano una amministrazione propria cessarono di funzionare come comune. Nell’ottobre 1866, dopo il plebiscito favorevole nella totalità, entrò a far parte del Regno d’Italia.

Il Comune ha come suo segno distintivo lo stemma araldico riconosciuto con R.D. 28.05.1940 che reca la seguente blasonatura: di nero all’antico tumulo tombale d’argento sulla campagna di verde, di rosso porpora la parte superiore ornato da una corona argentata, all’interno rosso porpora.

 

DA VEDERE

La Chiesa Parrocchiale di Mereto è della prima metà del 700 ( progetti di G. Maria Alberto Bertoli) del Capomastro Giacomo Roggia seguito poi da Sebastiano Lotti di Bertiolo.

L’acquasantiera (1739), in marmo nero carnico, è dell’udinese G. Battista Cucchiaro.

Nel 1747 il Presbiterio venne affrescato dal Sandanielese Giueseppe Buzzi con 2 quadroni: "San Pietro che Consegna il pastorale a S. Ermacora" e "La decollazione di S. Ermacora". Dello stesso Buzzi in sacrestia vi è "la Deposizione della Croce". Opere di pregio sono le sculture dell’altar maggiore, San Michele, S. Ermacora e San Fortunato, e sull’altare della Madonna, "Madonna con il bambino".

Prima del 1700 il maggior scultore veneto dell’epoca Giuseppe Torretti, su commissione del canonico Gian Daniele Bertoli, scolpì 3 statue che erano destinate ad Aquileia. Il canonico però le deviò al suo paese e nel 1714 gli commissionò anche una statua di San Michele, contemporaneamente a Giovanni Trognon ordina di preparare una pittura per l’altare dove dovevano essere collocate le statue.

Gli altari laterali di San Giuseppe e S. Giovanni Bosco sono opere recenti del 1942 di Fred Pittino, mentre la Via Crucis (1965) di Giovanni Patat.

La Chiesa di S.S. Daniele e Agostino (Mereto di Tomba) si trova al centro di una cortina costruita a sua volta nella sede naturale di un ex castelliere fluviale. All’interno si può vedere una serie di affreschi di varie epoche: una Trinità da attribuirsi ad artisti popolari della scuola tolmezzina, così pure il trittico con statua lignea di S. Urbano (inizio XVI secolo). L’altare maggiore in pietra è di Gio Batta Cucchiaro e Pietro Mattiussi (1740-1753).

Poco distante da non perdere la Casa Natale di Concetta Bertoli (aperta tutti i giorni) in Via SS. Daniele e Agostino a Mereto di Tomba. Concetta Bertoli (1908- 1956) per anni invalida e sofferente, cieca fu capace di illuminare la vita di chi le stava vicino e di chi, ora, si rivolge a lei visitando la sua povera camera ed il suo sepolcro nella chiesa parrocchiale. Sarà fra breve beatificata.

A sud di Mereto troviamo il Mulin di Marchet o mulino romano, sinonimo della vita contadina rappresenta oggi un vero e proprio monumento a cielo aperto, infatti riconosciuto dalle Accademia Belle Arti come uno dei tre mulini esistenti ancora in funzione dell’intero FVG. Costruito alla fine del 1800 si trova sulla sponda del torrente Ledra fra Mereto di Tomba e Pantianicco. Oggi è sede di un rinomato agriturismo e luogo di suggestive manifestazioni culturali di elevata caratura.

La Chiesa di S. Antonio Abate "In campo" (Pantianicco) è situata sulla riva sinistra del torrente Corno, fra Pantianicco e Mereto. La Struttura è tipica del XV sec. L’altare è in marmo bianco di foggia barocca, con due colonne a sostegno dell’arco spezzato e della nicchia la Statua di San Antonio ( inizio 1800), presenti anche degli affreschi, opere di G. Negro 1530, che rappresentò S.Biagio, la SS Trinità e S.Floriano.

In prossimità della Chiesa Parrocchiale di Pantianicco dedicata a "San Canciano Martire" si sono rinvenuti ritrovamenti archeologici risalenti l’epoca romana. E’ risaputo che fu distrutta più volte dai Turchi e dai terremoti. Comunque i lavori di ricostruzione iniziarono verso metà 1500, le ultime modifiche furono apportate nel 1920 su progetto di Raimondo D’Aronco. All’interno si può notare un bassorilievo degli inizi del 1500 soprannominato "Tinute" , si dice sia legato a un voto fatto da una delle uniche quattro persone salvatasi dall’invasione turca. L’origine dell’opera rimane tuttavia incerta.

A sud di Tomba si trova la Tumbare o Mutare, si tratta di un’altura a gradoni di pianta circolare, alta 7 m dal piano della campagna e attualmente ricoperta da alberi ad alto fusto. Questa struttura rappresenta una tomba monumentale ad innumazione ascrivibile tra il 1800 ed il 1150 a.C. Sarebbe sorta a poca distanza dalla strada romana per il Norico. Risalgono invece all’inizio dell’età del ferro 2 sepolture rinvenute nel 1885 in località Bas di Tomba, nelle quali si ritrovarono gli scheletri e elementi del corredo personale ora visibili ai Civici Musei di Udine. (2)

La Chiesa Parrocchiale di Tomba, dedicata a S.Michele Arcangelo, fu costruita da Sebastiano Lotti tra il 1756 e 1764. All’interno si osservano le statue lignee (1906) di Francesco Zuliani di Udine, mentre nella cappella esagonale annessa alla parrocchia si trova il resto dell’antica chiesa con gli affreschi di Giulio Urbanis di San Daniele (1572).

La Chiesa di San Rocco (Tomba) costruita dopo la peste del 1348, fu dedicata al Santo. Nel 1855, Blessano, per scongiurare un’epidemia di colera, s’appellò al Santo facendo il voto di recarsi in processione nel giorno della sua festa. E tale voto si compie tutt’oggi. All’interno vi è un altare di linea Barocca di pregevole fattura, che ospita una pala, che è copia dell’originale trafugato, realizzata da Don Edoardo Furlano. Vi è pure una statua lignea di San Rocco del 1934 commissionata a Stulfleser artista Val Gardenese.

La Chiesa Parrocchiale di San Marco è da considerarsi un gioiello d’arte contemporanea, infatti risale al 1902 e fu opera dell’architetto Girolamo D’Aronco e del celebre figlio Raimondo. Le statue sono di Luigi De Paoli, mentre i dipinti a fresco sono di Leonardo Rigo. Spicca fra tutte l’acquasantiera del 1500 e la Via Crucis di Leonardo Binchini (1825/1892).

Da non perdere sempre a San Marco il Museo della Moto (aperto tutti i giorni) presso la Carrozzeria Nigris in Via del Monumento, dove si possono rivisitare più di 150 motociclette che hanno fatto la storia del Bel Paese.

Da vedere anche tutta la Via Monumento a San Marco sede dei Murales di Gianni Di Lena nel ricordo della vita contadina della nostra terra.

Le prime testimonianze, scritte, della Chiesa Parrocchiale di Plasencis risalgono al 1462, ma la ricostruzione più recente risale al 1770 che terminò nel 1782. Il suo interno, è arricchito con una altare ligneo del 1631 e con 4 bassorilievi di Giovanni Rampogna (inizio 1900). Le pitture sono di Leonardo Rigo (fine 1800) e alcuni dipinti d’arte sacra moderna di Don Edoardo Furlano. Il campanile, alto 64 metri, è tutto in pietra viva delle Cave di Torreano di Cividale, e la sua costruzione iniziò nel 1806 e terminò 46 anni dopo.

La Chiesetta di San Martino di Savalons ospita un altare in pietra (XVIII sec.) con una discreta pala, raffigurante S. Martino (opera di F. Colusssi). La chiesa raccoglie alcuni dipinti d’arte sacra moderna di Don Edoardo Furlano, una Croce Astile del XVI secolo e un Crocifisso Ligneo del XVIII.

A nord della frazione di Savalons (terreno sabbioso), in aperta campagna, si situa l’insediamento fortificato conosciuto come Castelliere di Mereto (età del Bronzo): è di forma quadrata, con lati leggermente rigonfi, per un perimetro di 740 m; sugli angoli presenta degli accessi. L’altezza dei terrapieni varia da 2 a 5 metri, con un declivio ripido esternamente, meno scosceso all’interno. L’area interna è circa 40.000 mq, all’esterno, sul lato ovest, si conserva il fossato antico, scavato per ricavare materiale utilizzato per innalzare l’argine. Gli scavi hanno portato alla luce diverse frammenti di vasellame risalente all’epoca del bronzo e in direzione nord si trovarono resti riconducibili a contenitori di grosse dimensioni, tale da supporre una sede abitativa sia esterna che interna alla struttura.(1)

(1) (2) - Presenze Romane vol.4 (1998) – T. Cividini