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  Pinzano al Tagliamento (PN), 15 Maggio 2005

CAP: 33094 - Altitudine (s.l.m.): m. 201 - Abitanti: 1.574 - Superficie: Kmq. 21,76

Il comune di Pinzano al Tagliamento comprende le frazioni COSTABEORCHIA, MANAZZONS, VALERIANO e le località BORGO AMPIANO, CAMPEIS, COLLE e MIZZERI. Già castelliere preistorico (località Castelliris di Costabeorchia) e praedium romano di un Pincius, aveva un castello (di cui restano i ruderi) a controllo del passo del Tagliamento.


 Una "finestra" su Pinzano dalla sponda sinistra del Tagliamento

 CAMPANE


 Esterno e interno della parrocchiale di San Martino

 ...passeggiando per Pinzano e dintorni...


 ...vedute dal ponte di Pinzano verso sud e verso nord...


PINZANO AL TAGLIAMENTO - Arte e Cultura
     La Chiesa parrocchiale di S. Martino, già esistente nel secolo XV ma rimodernata nel Settecento con facciata disegnata da un Pischiutti, architetto gemonese (1745), conserva numerosi affreschi di Giovanni Antonio da Pordenone: una Madonna in trono con Bambino nella navata, un Martirio di S. Sebastiano, Santi e Sante, nella cappella di San Sebastiano: lavori del 1527-28, apprezzabili per l'intensità espressiva dei volti, per il solido impianto delle immagini, costruite con mano sicura e gusto fortemente plastico.
     Di rilevante, ancora, l'altare maggiore in marmo, opera (1754-1757) dei fratelli Silvestro e Giuseppe Comiz (o Comici) di Pinzano con statue scolpite da un maestro di cognome Sabbadini; la pala d'altare porta un nome illustre, quello di Giovanni Antonio Guardi che, nel 1745 circa, dipinse un S. Antonio in gloria esemplato sugli schemi del grande quadro di Pietro Liberi nella chiesa della Salute di Venezia, alquanto "accademico" nella fattura e nel colore più costruttivo del solito ma ugualmente piacevole.
Altri dipinti conserva la chiesa: tra essi, una bella tela raffigurante la Madonna tra i Santi Antonio abate e Girolamo, di scuola bassanesca (fine XVI - inizio XVII secolo); una Pietà cinquecentesca proveniente dalla chiesa del Castello (dipinto di scuola friulana), uno Sposalizio mistico di S. Caterina, tempera su tavola di provenienza dalmata, databile al XVIII secolo (?), sgrammaticata ma poetica invenzione di un qualche "madonnaro". Inoltre, un bel Crocifisso ligneo ai piedi del quale c'è la Vergine addolorata sostenuta dalle pie donne.
     Sopra il centro abitato sono ancora visibili i resti del Castello, attestato fin dal XIII secolo, quando, insieme con quello di Ragogna, formava il sistema difensivo della Stretta di Pinzano. Merita uno sguardo anche l'elegante ponte moderno (1970, progetto dello Studio d'ingegneria Zorzi di Milano) che con un'unica arcata scavalca il letto del Tagliamento.
     A Valeriano, le due chiese costituiscono uno dei cardini per lo studio dell'arte friulana del Cinquecento. La Parrocchiale conserva infatti la prima opera certa del Pordenone, un trittico a fresco con le figure dei Santi Valeriano, Michele Arcangelo e Giovanni Battista, firmato e datato 1506, che il terremoto ha voluto risparmiare alla quasi completa distruzione della chiesa; interessanti anche il portale di Carlo da Carona (1508) ed un trittico a fresco di Marco Tiussi (1535); anche la Chiesetta dei Battuti, che sta di fronte alla parrocchiale, conserva affreschi del Pordenone.
     Nella facciata si trovano le figure dei Santi Valeriano, Battista e Stefano nel registro inferiore; una Scena biblica nel superiore; al centro la Madonna in trono con il Bambino; sotto gli spioventi del tetto sei Putti; a destra, la colossale figura di S. Cristoforo dipinta invece da Marco Tiussi (ca. 1535).
     All'interno, nella parete sinistra, una delle più alte realizzazioni del Pordenone: la Natività del 1524, ricca di particolari (le donne affacciate alla finestra, l'altra che sale le scale portando i secchi dell'acqua con il "buing", tipico oggetto friulano) che mostrano l'affettuosa attenzione ai fatti della vita quotidiana e domestica. Con quest'opera il Pordenone crea un "classico" per l'arte friulana (tanto che verrà praticamente ripetuto dai maggiori pittori contemporanei da Gaspare Negro all'Amalteo al Calderari) nel quale testimonia una raggiunta maturità ed una poetica che in parte risente del Correggio (si vedano il bel gruppo d'angeli in alto, ed il patetico Bambino).
     A lato della Natività, una poco conosciuta Fuga in Egitto dello stesso Pordenone; nella navata destra, invece, affreschi trecenteschi: Ultima Cena, della fine del XIV secolo, permeata di un notevole provincialismo che abbassa il livello qualitativo della composizione per mettere in luce una fresca e ingenua vena popolaresca; SS. Trinità, probabilmente dovuta a maestranze slave: Storie della Vergine, nel voltino, in parte distrutte dal terremoto che ha fatto crollare il tetto.

Informazioni tratte da: 
GUIDA ARTISTICA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA 
(
a cura di Giuseppe Bergamini )
dell'Associazione fra le Pro Loco del Friuli-Venezia Giulia
http://www.prolocoregionefvg.org