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Gemona del Friuli, 6 Gennaio 2005


GEMONA DEL FRIULI (Ud)
272 metri s.l.m, - 56,26 km2 - C.a.p.: 33013

Messa del Tallero 2005

  CAMPANE   

Il Coro "Egidio Fant" di San Daniele che ha animato la Messa del Tallero         

UNA TRADIZIONE SECOLARE CHE SI RINNOVA

La Messa del Tallero, celebrata nel duomo di Gemona nel giorno dell'Epifania, è così chiamata dal nome della moneta argentea dell'imperatrice Maria Teresa, coniata nel 1780, che il sindaco offre al parroco all'offertorio, dopo il canto del Vangelo.
Il Sindaco, accompagnato dal Consiglio comunale e da altre autorità cittadine, si dirige dal palazzo comunale al Duomo attraverso via Bini, su cui si affacciano gli antichi palazzi ricostruiti com'erano prima della distruzione dei terremoti del 1976.
All'ingresso della chiesa viene accolto e accompagnato insieme con le altre autorità ai piedi dell'altare maggiore. All'ingresso degli officiarti, subito dopo, il Sindaco e il Parroco si salutano.
Al Vangelo, cantato nella melodia aquileiese secondo il rito patriarchino, segue la lettura del calendario delle feste mobili dell'anno.
Dopo l'omelia, all'Offertorio, il Sindaco sale all'altare e consegna al Parroco il tallero d'argento.
Subito dopo un concelebrante scende dall'altare a incensare il Sindaco, quindi, tornato in presbiterio, incensa tutti i convenuti.
La celebrazione della Messa prosegue fino al momento dello scambio della pace, quando al Sindaco, per un bacio simbolico, viene recata la cosiddetta pace, cioè l'Incoronazione della Vergine, un'opera di oreficeria della prima metà del 1400, attribuita all'artista udinese Nicolo Lionello.
Negli ultimi anni la cerimonia s'è arricchita della presenza di gruppi in costume medievale che accompagnano il corteo delle autorità e che rimandano alle antiche radici della tradizione epifanica gemonese. Il gruppo più numeroso è quello levale, organizzato dalla Pro Loco 'Pro Glemona', che cura la regia della manifestazione.
Esso è composto di armigeri e popolani, nobili e magistrati cittadini in preziosi abbigliamenti ed è guidato dal capitano della Magnifica Comunità accompagnato dal paggio che, durante il tragitto dal Municipio al Duomo, reca su un cuscino il tallero d'argento.
A quando risale la tradizione della Messa del Tallero e qual è il suo significato?
Pare probabile che l'offerta della Comunità, rappresentata dal Sindaco, alla Chiesa locale nelle mani del Pievano, non sia altro che la riproposizione del gesto dei Magi, così presente nella tradizione aquileiese in generale e gemonese in particolare, e così magistralmente rappresentato proprio sulla facciata del nostro Duomo dalle statue scolpite dal maestro Giovanni Griglio nel 1327.
Per quanto riguarda l'inizio della tradizione ci si dovrà attenere ad un'altra... tradizione, che vuole la Messa epifanica di derivazione medievale.
Certamente in quegli anni non si sarà fatto uso di talleri di Maria Teresa, ma non mancavano monete patriarchine o veronesi, veneziane o carinziane che potessero avere analoga funzione.
Per quanto riguarda le attestazioni storiche bisogna invece far riferimento a quanto scritto da eruditi locali che parlano del tallero come della moneta utilizzata durante la dominazione austriaca, cioè dopo il trattato di Campoformido (1797) e fino al 1805 owero dopo il 1814, a vicende napoleoniche concluse, e fino al 1866. È probabile che sia così ma potrebbe anche darsi che la moneta asburgica, il cui primo conio risale all'Imperatore Massimiliano I, salito al trono nel 1493, fosse utilizzata, grazie alla rinomanza di cui godeva, anche nei territori della Serenissima fin dal 1500.
Recentemente è stata trovata testimonianza, risalente al 1760, dell'offerta che i quattro Provveditori della città facevano al reverendissimo signor arciprete portandosi poi all'altare al bacio della pace (la bella Incoronazione della Vergine).
Probabilmente questi gesti sono gli stessi che la Comunità gemonese -nella persona del suo capoha compiuto per secoli e che hanno potuto sopravvivere agli eventi della storia proprio grazie alla consapevolezza che la stessa Comunità aveva del loro significato più profondo: un dono di tutti -anche se solamente simbolico- al piccolo Bambino.
Un Bambino che, nonostante manifesti nel giorno dell'Epifania la sua regalità e la sua divinità, noi, poveri uomini, siamo ancora in grado di soccorrere affettuosamente e di proteggere, così come abbiamo sempre visto fare dai tre Re venuti da lontano per la strada segnata dalla stella.

  
 Nelle foto, le esibizione dei gruppi in costume, nella piazzetta davanti a Duomo